In Manas, il primo lungometraggio di Mariane Brennand, che ha vinto il premio per la migliore regia alla 21esima edizione della Giornata degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia, la sorellanza si manifesta non come un’ideale astratto, ma come un filo sottilissimo che unisce le donne attraverso il dolore e la resilienza. Girato all’Isola di Marajo, nella foresta pluviale amazzonica, Manas, ovvero “Sorelle”, propone al grande pubblico il dramma dei e delle minori abusate in casa dai padri. Abusi che, nel senso comune, sono considerati quasi usi, tradizioni, difficili da estirpare. Il film è stato realizzato a partire da una lunga ricerca documentaristica svolta in Amazzonia dalla regista. Nei titoli di coda si ringrazia il coraggio delle manas di Marajò per i loro racconti e si dedica il film “a tutte le donne che hanno subito abusi o violenze”.
Marcielle, soprannominata Tielle, è una ragazzina di 13 anni che vive con la sua famiglia in una casa su palafitte lungo il fiume amazzonico. In un mondo di stenti e sogni semplici, Tielle coltiva l’aspirazione di seguire le orme della sorella maggiore Claudia e trovare una via d’uscita, immaginando un futuro lontano. Tuttavia, la realtà le riserva un destino ben più oscuro. Il rapporto affettuoso con il padre Marcilio si trasforma in un incubo quando lui abusa della sua innocenza, mentre la madre, vittima a sua volta di abusi, osserva impotente, sussurrando che “certi usi non si possono cambiare.”
La disperazione porta Tielle a cercare scampo in relazioni malsane, ma il suo tentativo di sfuggire al ciclo di violenza sembra condannato a fallire, nonostante l’aiuto di una poliziotta compassionevole. Tuttavia, la determinazione di Tielle non si spegne. Alla fine, è la sua volontà di proteggere la sorella minore che la spinge a spezzare le catene di questo strazio familiare, sfidando un destino che sembrava ineluttabile.
Spiega la regista che durante un progetto di ricerca documentaria nei remoti villaggi della foresta pluviale amazzonica ha incontrato “donne che avevano subito traumi immensi fin dalla tenera età, subendo abusi sessuali all’interno delle loro case e sfruttate sessualmente su chiatte commerciali, con pochissime possibilità di fuga”. Riporta l’Osservatorio Diritti che secondo il Forum Brasiliano di Sicurezza pubblica nel 2022 risultavano 100 minori stuprati al giorno, maggior parte dei quali bambine. Ricorda la regista che il #MeToo e altri movimenti per i diritti delle donne hanno permesso di rompere il silenzio e denunciare gli abusatori in tutto il mondo. “Ma che dire di queste donne invisibili di cui non sappiamo nemmeno l’esistenza? Attraverso Manas, voglio dare voce a queste donne e ragazze che altrimenti non sarebbero mai state ascoltate, onorando le storie che hanno condiviso con me. Vedo il cinema come un veicolo convincente per la trasformazione sociale e politica e spero che Manas sia in grado di mobilitare l’empatia degli spettatori e rompere l’enorme tabù che circonda questa difficile realtà che colpisce tutte noi donne”.