Tutta colpa della stanchezza. Joe Biden ha ammesso che la sua performance al dibattito presidenziale di giovedì scorso contro Donald Trump non è stata delle migliori, attribuendo la colpa al jet lag e alla stanchezza dopo ben due viaggi all’estero all’inizio di giugno.
Il presidente USA è stato oggetto di crescenti speculazioni riguardo all’opportunità di fare un passo indietro prima delle cruciali elezioni di novembre – con molti dei suoi colleghi di partito preoccupati dai sondaggi sfavorevoli e dalle considerazioni degli elettori sui suoi 81 anni.
Parlando a un evento elettorale a McLean, Virginia, martedì sera, Biden si è detto consapevole che il dibattito contro l’ex presidente Trump non sia andato come sperava.
“Non è stata la mia serata migliore, ma il fatto è che, sapete, non sono stato molto intelligente,” ha detto Biden, parlando al raccolta fondi della campagna (senza l’ausilio di un gobbo, come solitamente fa). “Ho deciso di viaggiare per il mondo un paio di volte, attraversando circa 100 fusi orari… prima… del dibattito. Non ho ascoltato il mio staff e sono tornato quasi addormentandomi sul palco,” ha detto. “Non è una scusa, ma è una spiegazione.”
I viaggi a cui si riferisce Biden sono quelli in Francia – in occasione dell’80° anniversario dello Sbarco in Normandia – e in Italia – dove si è tenuto il vertice del G-7 – subito dopo i quali Biden è volato a Los Angeles per partecipare a una raccolta fondi con l’ex presidente Barack Obama il 15 giugno.
I funzionari della Casa Bianca hanno attribuito il fiasco di Biden a un raffreddore, mentre la famiglia del presidente sembra essersela piuttosto presa con il suo team, “reo” di averlo sfiancato con troppe simulazioni.
Martedì, intanto, un sondaggio Reuters/Ipsos ha rivelato che almeno un democratico su tre crede che Biden dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla rielezione dopo il dibattito – sebbene nessun possibile sostituto di rilievo farebbe meglio di Biden in una ipotetica sfida contro Trump. La rilevazione illustra che sia Trump, 78 anni, sia Biden, 81, mantengono il supporto del 40% degli elettori registrati, suggerendo che la debacle di giovedì non abbia influito troppo sull’elettorato progressista.