Nei ballottaggi delle elezioni comunali di fine maggio, il Partito Democratico di Elly Schlein aveva perso. E peggiorato la situazione rispetto al precedente turno elettorale. Ieri, allo spoglio per il voto regionale in Molise, il Partito Democratico di Elly Schlein ha segnato un’altra pesante sconfitta: il candidato governatore del centro-destra ha ottenuto oltre il 60 per cento dei voti, quello dell’alleanza Pd-5Stelle poco più del 35 per cento.
Ovvia la domanda. Dove sta portando il partito la segretaria acclamata dal voto dei gazebo (iscritti e non iscritti al Pd) e bocciata dal voto dei militanti? Fatta l’ovvia premessa che Elly Schlein guida il partito da pochi mesi e che l’attuale situazione e i risultati sono anche figli delle precedenti segreterie e linee politiche, quello che appare subito chiaro è l’inconsistenza della proposta politica del Partito democratico e la difficoltà a trovare nuovi consensi in quel grandissimo contenitore dove convivono quelli che hanno voltato le spalle al Pd non dandogli più il voto e coloro che non vanno a votare per le ragioni più diverse: disaffezione, sfiducia, protesta.
Oggi il Partito Democratico è attestato a livello nazionale intorno al 20 per cento dei consensi elettorali. Non è poco, ma non basta a governare. Dunque, il primo obiettivo della segreteria Schlein è costruire un progetto politico capace di attirare consensi di massa e suscitare interesse in un’alleanza che mettendo insieme forze politiche diverse sia capace di funzionare da aggregatore di consensi nei diversi settori della società italiana. Con una proposta chiara e lineare di stampo riformista.
Sarà capace di scalare questa montagna Elly Schlein? Ha messo sul tavolo capacità da leader in grado di unire pezzi diversi dell’Italia di oggi?

ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Elly Schlein, appena eletta, ha messo in mostra subito una forte carica movimentista: grande attenzioni per i diritti dei più deboli e interesse per le questioni ambientali con un eloquio ricco di suggestioni, incline a inseguire grandi sogni, ma spesso involuto e infarcito di slogan movimentisti che non si trasformano in proposte concrete sulle quali chiedere e ottenere consenso. Con il passare delle settimane alla guida del Partito democratico nei suoi interventi sono stati sempre più presenti anche temi legati alla condizione della vita quotidiana: il reddito, la povertà, la salute, le tasse. Le grandi questioni economiche sono rimaste sullo sfondo, anche perché sui dati concreti, ovvero il governo, il Pd è all’opposizione e non ha voce in capitolo. La vita parlamentare, poi, è ridotta al minimo anche perché il governo di destra-dentro guidato da Giorgia Meloni (seguendo l’esempio dei suoi predecessori) preferisce amministrare a colpi di decreto legge e quindi il Parlamento è attore muto e non chiamato a decidere sulla formazione delle leggi.
Elly Schlein, spostando l’attenzione dai diritti alle necessità reali e della vita giornaliera ha compiuto sicuramente uno sforzo che ha tra i suoi obiettivi quello di verificare che tipo di consensi e di alleanze si possono creare in vista dei grandi appuntamenti elettorali del futuro. Non certo quello delle elezioni europee del 2024 dove vi vota con il proporzionale e quindi ogni partito giocherà le sue carte per massimizzare il risultato. Ma con il tempo ci saranno appuntamenti elettorali per comuni e regioni per finire al traguardo delle prossime politiche.
Per quella data il Partito democratico dovrà arrivare con una chiara visione sulle alleanze e sulle cose da fare insieme ai compagni di strada. Oppure si autocondannerà a una ininfluente opposizione. Se guardiamo all’oggi, la situazione è deprimente: certo, ci sono gli alleati storici della sinistra radicale ma solo con loro non c’è alcuna possibilità di andare al governo, né in periferia né a Roma. Con i 5 Stelle è in atto una partita fatta di timidi tentativi di parlarsi e frequenti sgarbi politici in pubblico. Ma anche se si cementasse di nuovo l’alleanza giallorossa del secondo governo di Giuseppe Conte non ci sarebbero i numeri per essere una forte maggioranza.
Quindi, in un modo o nell’altro, la Schlein deve verificare se esiste una possibilità di riaprire il dialogo con Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. E se questo non fosse possibile deve costruire una proposta che attiri verso il Pd quelli che oggi guardano al fumoso centro creato dal duo Calenda-Renzi.

E allora come costruirà questa politica delle alleanze Elly Schlein? Oggi non ci sono elementi per rispondere a questa domanda, visto che la segretaria del Pd è molto concentrata sul giorno dopo giorno: ora corre alla manifestazione dei sindacati sulla Sanità, poi sfila gioiosa al Gay Pride, ma subito dopo si presenta davanti alla direzione del partito per ragionare sul deprimente ultimo risultato elettorale e si trova strangolata dal potere delle correnti, dai dibattitti in cui si pesano con il bilancino gli spostamenti interni alle correnti e dove, in attesa di prossime mosse, tutti scelgono la via del voto unanime.
Su questa strada, la vocazione maggioritaria che il Partico democratico si è autoassegnata resterà irrealizzata.