La Casa Bianca guarda al Cremlino. Cerca di capire gli eventi di questo fine settimana in Russia dopo la sfida di Yevgeny Prigozhin a Vladimir Putin, esplosa e ritirata in meno di 24 ore.
“La situazione in Russia è parte della lotta all’interno del sistema russo, gli Stati Uniti hanno messo in chiaro che non sono coinvolti” ha detto il presidente Biden parlando alla Casa Bianca. “Si vedono le crepe nell’amministrazione Putin”, afferma il segretario di Stato Antony Blinken. “Un ammutinamento di breve durata le cui conseguenze avranno riflessi per molto tempo mettendo in luce la debolezza della leadership russa e la portata dell’errore strategico del Cremlino nel dichiarare guerra all’Ucraina”, ha affermato il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.
Biden ha sottolineato che gli Stati Uniti e i suoi più stretti alleati non sono stati coinvolti nella ribellione del gruppo Wagner contro il governo russo “e Putin non ha nessuna scusa per accusare l’Occidente”.
I commenti di Biden fanno eco alle dichiarazioni che la sua amministrazione ha fatto pubblicamente e dietro le quinte. La CNN ha riferito che l’amministrazione ha inviato messaggi al Governo russo che gli Stati Uniti non erano coinvolti nell’incidente.
Prima del capo della Casa Bianca, un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale aveva affermato l’estraneità al tentativo insurrezionale dopo che il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov aveva affermato che i servizi speciali russi stavano indagando sul coinvolgimento dei servizi di intelligence occidentali nella rivolta.
Da Mosca Vladimir Putin ha rispolverato la sua narrativa accusando i “neonazisti ucraini”. Il capo del Cremlino, in un discorso alla Nazione, ha ringraziato i russi per “aver salvato il Paese” dal tentativo di golpe (che ha definito “una rivolta”) di Evgenij Prighozin, che però il capo del Cremlino non ha mai nominato. Putin ha ringraziato anche “quei soldati e i comandanti” della brigata Wagner che “si sono rifiutati di sparare su altri russi” invitandoli a entrare nell’esercito regolare. La rivolta “sarebbe stata soffocata comunque”, ma “volevamo evitare lo spargimento di sangue”.
“I neonazisti ucraini volevano proprio questo, che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, soffocasse nel sangue. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione”. I miliziani della Wagner ora secondo Putin potranno arruolarsi al ministero della Difesa o riparare in Bielorussia. “Sappiamo che l’ampia maggioranza dei combattenti e dei comandanti Wagner sono patrioti, sono stati tirati dentro questa avventura”, ha detto il Putin definendoli “eroi” che hanno combattuto come tali a Bakhmut.
“Gli organizzatori della rivolta hanno tradito i loro compagni, questo volevano i nemici nazisti di Kiev, volevano che i soldati russi si uccidessero l’un l’altro e che alla fine a perdere fosse la Russia”.
Putin ha definito l’azione scatenata da Prighozin come un tradimento “tanto del paese” quanto degli stessi combattenti della Wagner. Il leader del Cremlino ha rivendicato di aver preso delle decisioni operative che hanno evitato “un bagno di sangue”.
Un discorso per cercare di riportare la normalità dopo la rivolta con i mercenari della Wagner che sono rientrati nelle loro caserme. I media statali russi nelle ultime 24 ore hanno fatto di tutto per minimizzare la vicenda e mostrare come Putin avesse avuto sempre il controllo della situazione. Domenica alcuni momenti della marcia su Mosca di Prigozhin, come la frettolosa erezione dei posti di blocco alla periferia meridionale di Mosca e la mobilitazione delle forze speciali cecene per spostarsi su Rostov, avevano messo in evidenza il nervosismo del Cremlino. E quello che, usando le parole di Putin, era “un comportamento traditore” e “una sfida criminale allo Stato che doveva essere spietatamente affrontata” alla fine si è conclusa come in una operetta con il “dittatore della porta accanto” che ha dato a Prigozhin la scialuppa di salvataggio per fuggire. Almeno per ora.
Prima che il leader del Cremlino si rivolgesse alla Nazione, Prigozhin aveva fatto un’appassionata difesa del suo ammutinamento contro i capi dell’esercito russo per evidenziare l’inefficienza dell’establishment militare di Mosca. Da un posto sconosciuto questa mattina Prigozhin aveva messo in rete un audio di 11 minuti in cui dava la sua versione di quanto avvenuto. Il leader dei mercenari ha affermato i capi militari avevano deciso di sciogliere la Wagner il primo luglio “a seguito di intrighi e gelosie” ha affermato Prigozhin. La Wagner ha dato vita alla sua marcia verso Mosca per “esprimere la protesta” e “non per rovesciare il governo del Paese”, ha aggiunto, la marcia aveva lo scopo di impedire la “distruzione” della compagnia militare privata e chiamare alle loro responsabilità “quegli individui” che “hanno commesso un enorme numero di errori nelle operazioni militari” in Ucraina.
Lui e gli altri ufficiali della Wagner avevano deciso di deporre le armi a Rostov il 30 giugno, rifiutando però di entrare a far parte delle forze armate regolari entro il primo luglio, come era stato imposto dal ministero della Difesa. Ma poiché sono stati “bombardati”, hanno intrapreso la “marcia della giustizia” verso Mosca, “non per rovesciare il potere legittimo, ma per esprimere la propria protesta”.
Un atto isolato quindi e non parte di una congiura per rovesciare Putin alla quale poi all’ultimo momento gli altri ribelli non avrebbero preso parte.
“Prigozhin per ora si è salvato la vita, ma ha perso il gruppo Wagner”, ha affermato alla CNN l’ex direttore della CIA, il generale in pensione David Petraeus. Il quale ha aggiunto: “E ora dovrebbe stare molto attento quando si trova vicino a finestre aperte, nel suo nuovo domicilio in Bielorussia”. Il riferimento è all’altro numero di personaggi di rilievo russi morti in circostanze misteriose, molti “cadendo” dalla finestra, dopo l’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022. Fra questi, il numero uno della più grande azienda petrolifera privata russa, Lukoil, che si era espresso contro la scelta bellica di Putin. Petraeus è stato direttore della CIA dal 6 settembre 2011 fino al 9 novembre 2012.