Franco Battiato, musicista e poeta, scrisse questi versi per una sua canzone: “Cerco un centro di gravità permanente/che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente…”. Sono parole che fotografano l’esplosione nel Movimento 5Stelle e la fuoriuscita del ministro degli esteri del governo Draghi Luigi Di Maio e di altri (per adesso) 50 tra deputati e senatori che si sono avvolti in una nuova bandiera: Insieme per il Futuro. Sono andati via perché vedevano messi in discussione dall’attuale capo dei 5Stelle europeismo e atlantismo, proprio nell’ora buia dell’aggressione armata della Russia all’Ucraina e della imminente crisi energetica.
I magnifici 51, contestando le torsioni politiche dl Giuseppe Conte, l’ex primo ministro prima di un governo con la Lega e poi di un altro con il Partito Democratico, hanno messo la prua della nuova navigazione verso il centro politico, area da tutti sognata come la tolda da cui si decidono i giochi politici, ma molto affollata di formazioni politiche che finora non hanno mai raccolto consensi a due cifre: Carlo Calenda di Azione, Matteo Renzi di Italia Viva, Giovanni Toti di Cambiamo, Maurizio Lupi di Alternativa Popolare. Tutti guardano alla primavera del 2023, quando l’attuale legislatura sarà esaurita e si voterà di nuovo per Camera e Senato.

Ovvio che Luigi Di Maio e i suoi 50 seguaci abbiano tutto il diritto di cambiare idea, anche se loro propugnavano fino a ieri che in una circostanza di quel tipo bisogna lasciare subito il seggio parlamentare. Cambio di idea normale, senza però pretendere di avere sempre ragione, sia quando si arriva in Parlamento a forza di vaffa e strizzando l’occhio a tutti i populismi, alla via della Seta lanciata da Pechino, ai gilet gialli, ai fans del Venezuela di Chavez, agli anti euro, sia adesso che scoprono le istituzioni dell’Occidente, la Nato, l’Europa.
La domanda più intrigante della nuova fase è però questa: troveranno i voti necessari per continuare la loro avventura politica? Il dubbio che Insieme per il Futuro (parola scelta, futuro, dall’ex Alleanza Nazionale Gianfranco Fini per una avventura politica finita in un fiasco e nella scomparsa dalla scena politica) possa aspirare al successo sono molti, leciti e fondati.
Intanto, l’ultima prova elettorale del Movimento 5Stelle – le amministrative del 12 giugno – hanno dato risultati a una sola cifra. E le prime analisi dei sondaggisti confermano l’ipotesi che una formazione politica con alla testa Luigi Di Maio possa valere al massimo tra il 2 e il 4 per cento. Poco per aspirare nel nuovo Parlamento a un ruolo come quello avuto in questa legislatura e a tante poltrone da ministro, vice ministro e sottosegretario.

E se Di Maio è comunque riuscito a costruirsi un bacino elettorale nella sua Pomigliano, anche un’elezione sicura non può portarlo ad aspirare a ruoli come quelli che ha avuto sinora. Poi, resta la domanda: perché un elettore che si era riconosciuto nei vaffa e nel “Parlamento da aprire come una scatola di tonno” (Beppe Grillo dixit), dovrebbe votare chi adesso è tutto grisaglia ministeriale Nato e Consiglio Europeo?
Segue a ruota la domanda successiva. Se i militanti del Movimento non dovessero riversare i loro favori al plotone di Insieme per il Futuro, da chi dovrebbero arrivare i voti? Sarà dunque battaglia dura per essere più europeisti e atlantisti dei concorrenti che affollano il centro e ogni voto andrà conquistato all’arma bianca.
Vedremo quindi se il progetto andrà in direzione di una alleanza tra tutti gli aspiranti al centro politico con la creazione di una sola formazione politica. Ma anche in questo caso non è affatto scontato che mettendo insieme tanti partitini e movimenti che valgono un risultato a una sola cifra si arrivi a un risultato a doppia cifra.
Così, in attesa di capire se Di Maio e i suoi seguaci troveranno il centro di gravità permanente, il solo dato sicuro è che nell’anno 2022 la Notte di San Lorenzo, quel 10 agosto in cui si vedono cader le stelle in cielo, è stata anticipata al 21 giugno, giorno della caduta dei 5Stelle.