Quali sono i motivi alla base dell’attacco russo all’Ucraina? Sono tanti, a partire dall’ambizione di ricostituire il vecchio impero sovietico-zarista.
Ma ciò su cui, in questa seconda puntata della nostra inchiesta sulla sovranità europea, vogliamo richiamare l’attenzione, è la nuova narrazione che Putin da anni ha costruito per rinvigorire l’immaginario russo di fronte alle ‘deboli’, se non ‘corrotte’ o addirittura ‘naziste’, democrazie occidentali: la Civiltà del Russkj Mir, il mondo russo. Dove civiltà vuol dire storia, lingua e cultura utilizzati però in funzione oppositiva e non di confronto delle idee. E dove la religione, in questo caso la Chiesa ortodossa, gioca un ruolo decisivo nel plasmare le masse, in un ruolo decisamente ancillare all’autocrate.
È opportuno ricordare che lo stesso meccanismo fu utilizzato dagli ideologi di George W.Bush per giustificare l’attacco all’Iraq di Saddam Hussein; in questo caso si ‘esportava la democrazia’.
Il primo a riesumare l’importanza degli Stati-civiltà è stato Samuel Huntington nel fortunato Lo scontro delle civiltà (1996).
Ha ripreso il tema Christopher Coker, docente alla Lse, l’anno scorso con Lo scontro degli Stati-civiltà. In esso leggiamo, ad esempio, che già nel 2013 Putin dichiara che la Russia è uno “stato-civiltà” con una precisa identità, con una precisa religione e che si definisce in opposizione all’Occidente decadente. Non a caso anche Andriivna Vereshukh, vicepremier ucraina, ha dichiarato a La Stampa: “Nella nostra patria è in atto uno scontro di civiltà. Da una parte la democrazia, i valori, la libertà. Dall’altra la tirannide”.
Già nel 2014 la frase “la Russia non è l’Europa” viene inserita e poi tolta da un documento del Ministero della Cultura russo intitolato “Le basi della politica culturale russa”.
Solzenicyn, perseguitato dai sovietici ma ammiratore di Putin, rinnova il mito fondante della Grande Russia e Putin rilancia il concetto del Russkj Mir, definito dal sangue versato per tenere il mondo russo unito. Come quello versato dai miliziani islamici dell’Isis per creare il Califfato e rilanciare il mito della Umma, la comunità islamica senza confini.
E ancora. Il presidente russo Medvedev parla di “sfera di civiltà” per inglobare le comunità russofone. La Duma gli dà seguito approvando una legge che permette a Mosca di proteggere, e intervenire, le comunità russe fuori dai confini. Come è puntualmente avvenuto in Ucraina con il Donbass e non solo.

E come avvenne quando Hitler occupò i Sudeti per porre fine alle presunte “privazioni” dei tedeschi che vi risiedevano.
Huntington scriveva che molte civiltà, non solo la russa ma anche la sinica e la indica, si sono modernizzate ma non occidentalizzate intendendo che Russia, Cina e India e anche le potenze regionali del Medio Oriente (Iran, Emirati e non solo) hanno sì accettato il mercato capitalistico ma non la cultura liberale e democratica che ne è alla base. Anzi, i vantaggi economici dell’ingresso nel Wto “hanno fatto gonfiare loro i muscoli” (Panebianco) al punto che oggi Putin si finanzia l’invasione dell’Ucraina con i proventi europei del gas.
Una riprova, questa del risorgere degli Stati-civiltà, della fine della globalizzazione come l’abbiamo finora conosciuta. “Il mondo sta diventando più moderno e meno occidentale”(Huntington).
A cui aggiungiamo il giudizio dello studioso indiano Parag Khanna: “Il mondo di domani, in realtà già di oggi, non sarà bipolare: sarà tripolare. Un polo, quello di Stati Uniti ed Europa, uno quello della Cina, uno quello dell’Asia non cinese. In Asia nessuno vuole vivere nel sistema cinese o in quello americano”. Uno schema, come si vede, dove non è previsto un polo russo. Svista o premonizione?
(2, continua)