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Tocca ai russi liberare il mondo dal boss di Cosa Russia iniziato dall’Occidente

Putin "impazzito" perché bombarda i civili in Ucraina? E cosa fece in Cecenia nel secolo scorso? Ma per anni, avere a che fare con Mosca, era "strictly business"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Federico Varese: “Putin terrorizzato dalla democrazia ucraina, modello per la Russia”

Vladimir Putin and Silvio Berlusconi in Rome in 2005. (Photo/Wikimedia/ The Presidential Press and Information Office)

Time: 4 mins read

Sabato, al Palazzo di Vetro dell’ONU, ho chiesto ai miei colleghi russi cosa ne pensassero della crisi. La risposta è stata immediata e convinta: “L’Europa aveva messo la Russia nell’angolo, dovevate aspettarvi che vi sferrasse un pugno”.

L’episodio appena citato non è avvenuto di recente, ma esattamente 8 anni fa, ai tempi della crisi russo-ucraina per la Crimea. In questi giorni ho avuto diversi deja vù, perché anche allora gli ambasciatori all’ONU parlarono del pericolo di guerra mondiale e anche definirono Putin come “fuori dalla realtà, in un altro mondo”.

Anche nel 2014, nello scrivere un pezzo su questo giornale, pensai: ma i leader del cosiddetto Occidente, nel ritenere che Putin sia di colpo impazzito, ci sono o ci fanno? Mi convinsi che ci facevano, perché sarebbe stato veramente da idioti pensare che Putin, di colpo, fosse diventato un mostro. Già, per accorgersi di un Mr. Hyde, ci deve essere anche un Dr. Jekyll. Ma qualcuno lo aveva forse visto al Cremlino nell’ultimo quarto di secolo?

Oggi, nel vedere i palazzi abitati da civili in Ucraina distrutti dall’artiglieria russa, vengono in mente quelli di Grozny. Non ricordate dove si trovi questa città? È la capitale della Cecenia, repubblica della federazione russa. Io ricordo bene un paginone del New York Times magazine con una foto di Grozny, credo fosse il 1999, completamente distrutta, ridotta in cenere. Grozny, prima di quella guerra combattuta per la sua indipendenza da Mosca, aveva circa 400 mila abitanti. Dopo il “trattamento” voluto dall’allora sconosciuto Vladimir Putin, messo “in charge” dall’allora presidente ubriacone Yeltsin, ne conterà meno della metà.

Grozny nel 1999 (da youtube)

Era forse sano di mente l’ex colonnello del KGB di colpo diventato primo ministro nel 1999 e infine, grazie alla popolarità conquistata con quella “operazione militare speciale”, presidente nel 2002?

Doveva esserlo anche quando avvelenava gli oppositori al suo regime nonostante fossero fuggiti all’estero, o usava le stesse tattiche criminali contro i civili utilizzate in Cecenia anche in Siria, andando in soccorso del suo protetto Bashar Assad.

Quindi perché i leader occidentali, inclusi i presidenti americani da Bush a Biden, avrebbero incontrato un pazzo criminale così? Poi non parliamo di noi italiani, da Prodi a Berlusconi, tanti baci e abbracci con Putin…

Cherchez l’argent, si potrebbe dire. Già, come direbbe Don Michael Corleone ne “Il Padrino”, che proprio in questi giorni compie mezzo secolo, con Putin finora è stata una faccenda “not personal”, ma “strictly business”. Fare buoni affari con i russi legati a Putin, fosse nel vendergli una squadra di calcio o riuscire ad entrare nei consigli di amministrazione delle loro grandi imprese statali di gas e petrolio, non faceva accorgere quanto “pazzo” fosse l’ex ufficiale del KGB ritrovatosi padrone del Cremlino.

Ora che l’Ucraina viene invasa e bombardata dalla “grande matrigna russa” sembra che l’Occidente si sia svegliato di colpo: sanzioni vere, Russia isolata anche all’Assemblea Generale dell’ONU, persino Visa e Mastercard cessano le operazioni nei lussuosi negozi di Mosca, anche perché le marche occidentali fuggono, così come i giganti Apple e Ikea che chiudono tutti i negozi in Russia.

Il presidente russo Vladimir Putin con quello francese Emmanuel Macron al Cremlino due settimane fa (YouTube)

Biden, Draghi, Macron, Johnson e Scholz, dopo circa un quarto di secolo di ritardo, ci informano che al Cremlino ora c’è solo Mr. Hyde. Please, non tirate più fuori questa storiella che Putin sarebbe di colpo “impazzito”. Noi siamo stati fuori di testa per tutti questi anni, nel pensare che gli affari potessero farci dimenticare questo vero e proprio incubo: grazie soprattutto ai nostri “businesses”, per la prima volta nella storia dell’umanità, c’è un individuo “solo al comando” di una grande potenza nucleare, un uomo che ha mostrato da tempo tutta la sua estrema pericolosità, un uomo amorale e senza scrupoli nell’uso della violenza, che usa da tempo metodi di ricatto e intimidazione di un vero e proprio boss di Cosa Nostra.

Che fare? Già, se lo chiedeva pure Lenin prima della rivoluzione; poi, una volta al potere, le cose diventarono difficili da gestire e stava già per arrivare Stalin a mettere la faccenda a posto… Ma almeno Baffone per fortuna crepò nel ’53, quando lo stato di potenza atomica l’URSS lo aveva raggiunto da pochissimo. Da allora, fino a Putin, nessun leader a Mosca è stato “un uomo solo al comando” con tale potere distruttivo.

Vladimir il terribile, invece, ha tutto il tempo per farci saltare in aria. Allora, che fare? La guerra con la NATO (che una no fly zone chiesta dagli ucraini sicuramente provocherebbe) sarebbe come dargli sul piatto d’argento la soluzione, col grande botto, alle contraddizioni della sua Russia sempre più liberticida e già in grande crisi anche prima delle sanzioni.

Una protesta anti invasione russa dell’Ucraina a Times Square, New York (Foto di Terry W. Sanders)

Coloro che ci possono salvare dal mostro che abbiamo saziato per così tanto tempo perché non era una cosa personale, ma ”strictly business”, adesso sono solo i russi. Già, quel popolo che non è più, soprattutto nelle giovani generazioni, quello cresciuto a vodka e mito della Grande Madre Russia da difendere dall’accerchiamento dell’Occidente. I russi, del resto, una rivoluzione l’hanno fatta già, e l’idea bolscevica più popolare nel 1917 che li fece scendere in piazza, più che il comunismo, fu la fine di una guerra che non volevano più combattere.

Sono solo i russi, con le carte di credito in tasca inutilizzabili e i figli mandati a combattere in Ucraina una guerra che non possono neanche chiamare così (altrimenti per legge putiniana rischiano 15 anni di galera), gli unici che possono liberarci dal “matto” che noi abbiamo elevato, per quasi un quarto di secolo, a qualcosa peggiore di uno zar: un vero e proprio  boss di Cosa Russia.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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