Buone notizie per il presidente Joe Biden: il 71% degli americani che ha assistito al suo discorso sullo Stato dell’Unione ha avuto una reazione positiva. Lo afferma un sondaggio della CNN condotto dalla SSRS. Un segnale incoraggiante per la Casa Bianca.
Nel sondaggio si evince che quanti hanno assistito al discorso ritengono che le proposte di Biden porterebbero il Paese nella giusta direzione (67%) piuttosto che nella direzione sbagliata (33%). Il 55% degli intervistati afferma che Biden ha avuto le giuste priorità facendo presa su una larga fascia di indipendenti.
Mentre per ora i repubblicani si sono generalmente rifiutati di commentare l’intervento del presidente sullo Stato dell’Unione i democratici progressisti hanno riservato un’accoglienza calorosa agli elementi di politica interna dettati da Biden, rifiutandosi di commentare questioni chiave come l’immigrazione, ma facendo capire che sperano che il piano Build Back Better, silurato dal senatore democratico Joe Manchin, possa tornare nel dibattito. La congresswoman Alexandria Ocasio-Cortez ha affermato che ci sono stati alcuni temi affrontati dal presidente che lasciano un po’ a desiderare per l’area progressista del partito “ma l’obiettivo era molto chiaro nel proiettare davvero un tema di unità e penso che su questo il presidente abbia avuto successo”.

La congresswoman repubblicana Lauren Boebert è stata protagonista con la sua amica e compagna di partito Marjorie Taylor Greene, di una contestazione. Mentre il presidente parlava di approvare una legislazione per aiutare i veterani della guerra in Iraq e Afghanistan colpiti da malattie dopo essere stati esposti ai fumi tossici degli inceneritori di rifiuti generalmente usati dai militari, ricordando suo figlio Beau, morto nel 2015 di cancro al cervello all’età di 46 anni, dopo aver prestato servizio in Iraq, le due deputate hanno cominciato a gridare “Li hai messi lì, 13 di loro” in riferimento ai 13 militari americani morti l’anno scorso in un attentato a Kabul. Oggi la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki ha osservato che le loro grida al presidente “dicono molto di più su di loro” che non sulla sostanza della loro dimostrazione.
Dalla politica parlata, alla politica votata. Duello elettorale in Texas alle primarie per la selezione dei candidati che si sfideranno l’8 novembre alle elezioni di Mid Term.
Il Texas è stato il primo Stato dell’Unione ad affrontare le primarie, primo blando test per interpretare l’umore dell’elettorato che nelle prossime elezioni dell’8 Novembre voterà per eleggere 435 parlamentari della Camera, 34 dei 100 senatori e in 36 Stati si sceglieranno i governatori. Un processo un po’ lungo e con scarsa partecipazione popolare questo delle primarie e, soprattutto, non uniforme perché ogni Stato ha le sue regole anche se le elezioni sono per cariche federali. Ma questa è l’eterna lotta tra convenienza politica dei legislatori locali, che difendono i loro orticelli politici, e logica della democrazia che vorrebbe una uniformità almeno sui modi per votare. Al Congresso tutti si rendono conto dell’iniquità del sistema attuale ma quando la riforma elettorale è stata portata al Senato, dopo che era stata approvata dalla Camera, non è passata per le crisi di coscienza di due senatori della maggioranza che non hanno voluto modificare le regole di voto per approvarla.

Ad Austin, in Texas, il governatore repubblicano Greg Abbott a Novembre affronterà il democratico Beto O’Rourke. Non è stato proprio un duello all’ultimo voto, visto che in questa tornata delle primarie hanno preso parte meno del 12 % degli elettori registrati per votare.
Abbott ha ottenuto un milione e 265 mila voti, superando con più di un milione di preferenze Allen West, lo sfidante del suo stesso partito. Beto O’Rourke anche se aveva altri 4 democratici che lo sfidavano, ha ottenuto quasi il 92% delle preferenze ottenendo poco meno di un milione di voti.
Abbott, che è già stato governatore per 2 mandati, è ora in una posizione di forza, iniziando la sua corsa elettorale con più di 50 milioni di dollari e facendo una campagna su un’agenda fortemente conservatrice nel più grande stato repubblicano d’America. Ciò lascia O’Rourke un percorso tutto in salita per riconquistare la magìa della sua campagna al Senato del 2018, quando per poco non riuscì a battere Ted Cruz.

Per la scelta repubblicana per la carica di Attorney General dello stato le cose sono state più complicate. La “benedizione” dell’ex presidente Donald Trump non è stata sufficiente ad evitare che il “suo” candidato, Ken Paxton, dovesse andare al ballottaggio. Affronterà George Prescot Bush, il cui nonno, George e lo zio George W sono stati presidenti degli Stati Uniti, mentre il padre Jebb è stato governatore della Florida. Nessuno dei due candidati ha superato la soglia del 50% delle preferenze. Paxton ha ottenuto più voti di Bush martedì, ma la sua incapacità di conquistare in prima battuta l’investitura del partito solleva dubbi sulla forza della “benedizione” di Trump sui candidati da lui scelti nel tentativo di rimodellare il partito imponendo una schiera di suoi fedelissimi per le elezioni di novembre.
In casa democratica il congressman Henry Cuellar, che è sotto indagine dell’FBI per presunte tangenti ”dall’estero” è stato costretto al ballottaggio dalla progressista Jessica Cisneros.
Il GOP è alle prese con il suo futuro poiché molti candidati che cercano di emergere, incluso un numero considerevole in Texas, si legano a Trump e alle sue bugie per la sua sconfitta alle elezioni del 2020, un tema che non fa più molta presa neanche tra i repubblicani.
Ieri ci sono state le prime elezione dopo che il Texas ha varato una lunga serie di misure restrittive sul voto che, tra le altre modifiche richiedono che le schede elettorali per posta includano ora l’identificazione del mittente. Più di 10.000 schede elettorali per corrispondenza nella sola Houston sono state. Problemi tecnici hanno causato interruzioni ai seggi con le macchine elettorali che non avevano sufficienti schede da inserire o che erano rimaste bloccate per malfunzionamenti tecnici. Anche molti seggi elettorali intorno a Houston erano a corto di personale. “Democratici e repubblicani litigano tra loro, nascondono le macchine elettorali a vicenda, fanno scomparire i moduli di voto”, ha detto una responsabile di un seggio di Houston.
Le primarie hanno anche messo alla prova gli sforzi repubblicani per corteggiare in modo più aggressivo gli elettori ispanici: lungo le contee al confine dello stato con il Messico, una roccaforte per i democratici, sono stati eliminati gran parte dei seggi in modo da ridurre drasticamente l’affluenza alle urne.