Sognavo che oggi il Presidente della Repubblica potesse venire eletto subito, alla prima votazione, con un ampio consenso. Sognavo che i partiti si sarebbero presentati uniti su un nome condiviso di alto profilo, dando prova di grande senso di responsabilità. Sognavo che davanti alla pandemia e alla difficile situazione economica, chi era stato chiamato ad eleggere la più alta carica dello Stato avesse capito la lezione, dopo essersi trovato parte di un Governo di unità nazionale guidato da un tecnico, chiamato a salvare le sorti dell’Italia. Sognavo che Silvio Berlusconi ritirasse prima quella sua candidatura ingombrante, non sostenuta realmente neanche dai suoi alleati, e dimostrasse di avere quella statura da statista che lui crede di avere.

La ricerca spasmodica dei voti minimi necessari non è comportamento di chi vuole ricoprire un ruolo istituzionale super partes. Non può essere solo una questione di numeri risicati quella di conquistare la poltrona del Quirinale se si vuole guarire un Paese diviso, in un momento così delicato. Sognavo quindi che i capricci di questi ultimi mesi sarebbero finiti nei giorni precedenti il voto, e che alla fine durante il weekend sarebbe arrivato l’annuncio che gli italiani aspettavano: “Italiani non preoccupatevi, il nome giusto ce l’abbiamo. Ed è un nome che tutti noi condividiamo, perché rappresenta al meglio il nostro Paese. Non perderemo altro tempo”.
Invece siamo a lunedì, alle 15 si apriranno le votazioni, e salvo colpi di scena, il nome condiviso non c’è. Pare anzi che l’unica certezza sia quella della scheda bianca. Si, la scheda bianca. La chiamerò la scheda della vergogna. La vergogna per non avere trovato in questi sei lunghi mesi un nome che mettesse tutti d’accordo. Ancora tatticismi, ancora giochetti, ancora telefonate, ancora veti, ancora accordi da cercare. Se è vero che, voi elettori grandi e piccoli, voterete scheda bianca o che non vi presenterete o che troverete qualche altro stratagemma per non eleggere subito il capo dello Stato, perché non ne siete in grado, sarete la prova vivente del fallimento di questa classe politica, maggioranza e opposizione non fa alcuna differenza.

Già l’arrivo di Draghi era stata la prova della vostra incapacità, quando non riuscivate a mettervi d’accordo lo scorso anno sulla formazione del governo e sulla scelta di un Presidente del Consiglio e Sergio Mattarella trovò la soluzione. Quanto tempo perso in questi mesi, quante occasioni sprecate, quanti galli litigiosi nel pollaio, mentre l’Italia ritrovava un suo prestigio sulla scena internazionale e l’economia riprendeva a crescere.
Ci sono scadenze importanti davanti, c’è da rispettare l’impegno sul PNRR per evitare che siano i nostri figli e nipoti a pagare i debiti che stiamo accumulando, c’è da rinnovare il Paese, mentre voi pensate ai vostri narcisismi, c’è da dare speranza agli italiani prostrati da due anni di pandemia. C’è da rassicurare l’Europa e i mercati finanziari, perché lo spread è sempre in agguato e pronto a salire. Oggi pomeriggio evitate agli italiani di dover assistere a un nuovo scempio della democrazia.