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Ucraina, rimpatriati familiari dello staff diplomatico Usa: “alto rischio d’invasione”

Washington e Londra dispongono il rientro del personale non essenziale delle loro ambasciate a Kiev. Biden valuta l'invio di truppe in Est Europa

Gennaro MansibyGennaro Mansi
Ucraina, rimpatriati familiari dello staff diplomatico Usa: “alto rischio d’invasione”

The U.S. Embassy in Kyiv (Flickr, U.S. Embassy Kyiv Ukraine)

Time: 3 mins read

Il Dipartimento di Stato di Washington ha emanato un ordine interno che impone ai familiari del personale diplomatico-consolare statunitense a Kiev di lasciare immediatamente il Paese. Al contempo, la diplomazia Usa ha aggiornato l’allerta per i viaggiatori americani diretti in Ucraina, sconsigliandone l’arrivo “a causa di un aumentato rischio di azioni militari russe e della situazione Covid”.

Il timore di una scintilla improvvisa che possa dare inizio a una guerra tra Mosca e Kiev è altissimo nelle cancellerie occidentali. Per questo motivo, il Dipartimento di Stato ha consigliato il rientro in patria anche allo staff non essenziale dell’ambasciata. Il rimpatrio, fa sapere Washington, non è in quest’ultimo caso obbligatorio, ma chi deciderà di conformarsi verrà fatto rientrare a spese del Governo federale.

Il rimpatrio del personale d’ambasciata non essenziale è stato deciso qualche ora dopo anche dall’ambasciata britannica nella capitale ucraina, come riporta la BBC.

Al momento l’ambasciata italiana a Kiev rimane pienamente operativa, ma le autorità suggeriscono caldamente di registrare la propria presenza sul portale del ministero degli Esteri “Dove Siamo nel Mondo“, per consentire un pronto aggiornamento da parte della Farnesina.

Держдепартамент США ухвалив рішення дозволити виїзд державних службовців з дипломатичної місії в Україні, як особливу пересторогу через постійні зусилля Росії з дестабілізації країни та підриву безпеки громадян України й інших осіб, які відвідують Україну або проживають в Україні

— U.S. Embassy Kyiv (@USEmbassyKyiv) January 24, 2022

La fuga dall’Ucraina – che non è in alcun modo una “evacuazione”, ci tiene a sottolineare il Dipartimento – avviene nelle stesse ore in cui il New York Times rivela che il presidente Joe Biden sta prendendo in considerazione lo schieramento di truppe, aerei e navi da guerra ai confini orientali della NATO in Europa orientale e nei Baltici. In particolare, secondo fonti anonime, alcuni alti funzionari del Pentagono si sarebbero recati domenica a Camp David per proporre al presidente diverse opzioni, che consisterebbero nell’invio di un contingente bellico compreso tra 1.000 e 5.000 soldati nei Paesi NATO dell’Europa orientale, in funzione deterrente. Il numero potrebbe però decuplicare in caso di deterioramento della situazione e di scoppio di una guerra.

Il commander-in-chief prenderà una decisione in merito entro l’inizio di questa settimana. Non è comunque previsto alcun intervento militare diretto a fianco delle truppe ucraine, che verranno eventualmente aiutate dalle retrovie con rifornimenti e assistenza logistica.

Che alcuni Paesi occidentali ritengano imminente l’invasione russa è confermato dal ministero degli Esteri britannico, che in un comunicato rilasciato sabato scorso ha accusato la Russia di aver già identificato un possibile leader fantoccio filo-russo da instaurare a Kiev al posto dell’esecutivo legittimo. “Le informazioni rilasciate oggi fanno luce sulla portata dell’attività russa che mira a sovvertire l’Ucraina e danno un’idea del modo di pensare del Cremlino,” ha dichiarato la ministra Liz Truss.

Dura la reazione di Mosca, che ha intimato Londra di “smettere di diffondere sciocchezze.” La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zacharova, ha poi accusato Truss, “che recentemente è stata vista a bordo di un carro armato negli Stati baltici,” di fare deliberatamente disinformazione. “Quale istituto d’istruzione ha conferito un diploma alla signora Truss?,” ha proseguito Zacharova, elencando le presunte inesattezze storiche dei suoi argomenti.

L’incontro di venerdì tra il segretario di Stato statunitense Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov non ha determinato nessun passo avanti significativo nei colloqui tra Mosca e Washington. Il Cremlino sostiene che, nonostante l’ammassamento di circa 100.000 soldati al confine, non nutre nessuna intenzione di attaccare il vicino orientale. Tuttavia, chiede rassicurazioni vincolanti sul fatto che Ucraina (e Georgia) non entrino nella NATO, e che l’Alleanza si ritiri dai Paesi dell’ex Patto di Varsavia. La Casa Bianca, al contrario, si rifiuta di rinnegare il principio secondo cui ciascuno Stato sovrano (Ucraina inclusa) è libero di scegliere le proprie alleanze militari, e richiede l’indietreggiamento del contingente militare di Mosca.

Washington si è impegnata a fornire risposte scritte relativamente ai desiderata russi entro questa settimana.

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Gennaro Mansi

Gennaro Mansi

Originario di Battipaglia, nel salernitano, Gennaro scrive di politica e affari internazionali per La Voce di New York. Si è laureato in diritto comparato all'Università di Bologna e ha studiato presso la Scuola Superiore di Economia di Mosca. Scrive regolarmente di politica russa per Osservatorio Russia e Filodiritto. Attratto visceralmente da New York, è stato soprannominato 'Urban Cowboy' Born in southwestern Italy, Gennaro is an analyst of international affairs with a background in comparative constitutionalism. Since completing his legal studies at Bologna and Moscow's HSE universities, he has been writing about Russian politics for a variety of publications. He regards NYC to be his natural habitat and has been thus nicknamed 'Urban Cowboy'.

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