E’ più presidente della Repubblica italiana o presidente del Consiglio? E’ più Mattarella o Draghi? E se Berlusconi va al posto di Mattarella, Draghi resta al suo posto? E se Draghi va la Quirinale chi va al suo posto? Tutti i politici ci vorrebbero andare e liberarsi di lui.
Gli italiani sono un popolo senza memoria. E non solo perché non si rammentano del comportamento di Silvio Berlusconi come premier e dello ‘sgradimento’ europeo, ma perché non si ricordano che quando recentemente Mattarella chiamò Draghi a dirigere il Paese, di fatto commissariò i politici che stavano per far sprofondare l’Italia nella loro incompetenza gestionale. Una grande umiliazione, a dimostrazione che non erano all’altezza di risolvere la grave situazione in cui versava il Paese. Ma essi, nella maggior parte un branco di ignoranti rispetto ai ruoli che ricoprono, sono andati avanti con le facce di bronzo perché, come diceva Socrate, non sanno di non sapere; un po’ come i no vax. Siamo nelle mani di una democrazia mal interpretata che permette agli ignoranti di sputare giudizi e di governare. Non è vero che uno vale uno: se uno non vuole studiare, non ha poi il diritto di governare, come un macellaio non può fare il chirurgo, perché non basta saper tagliare la carne per operare un essere umano e mantenerlo in vita.
Come Dio fece gli uomini a sua immagine e somiglianza, i politici pensano di fare l’Italia a propria immagine e somiglianza perché sono gli italiani a votarli a propria immagine e somiglianza. Se il pesce puzza dalla testa, la coda è marcia: basta aprirlo e verificare. Il problema è che il pesce non sa di puzzare e quindi ha continuato a nuotare benché moribondo, ammorbando l’Italia e in primis Draghi che ha circondato con maree di falsità. A cominciare dall’ipocrita proposta di farlo presidente della Repubblica, una sorta di dio in terra, padre della patria, per toglierselo dai piedi. Dove non potrebbe più muovere le pedine dei politici tapini, perché privo di potere di governo.

Il problema per Draghi è il Parlamento, composto da esponenti politici dei partiti che dovrebbero approvare le leggi che il governo propone, se vogliono rimanere là. Ma essi devono sottostare alle indicazioni del proprio partito che vuole Draghi in cielo, cioè morto. Solo che i parlamentari sanno che se Draghi assurge alla carica presidenziale, loro finiscono sottoterra e non ricopriranno mai più le poltrone vellutate del potere. Quindi che fanno? Danno un colpo al cerchio e uno alla botte per sopravvivere. Con il risultato che fanno il giro dell’oca e cospargono la scena di vino versandolo inutilmente. A prescindere che non si sa più chi sia l’oca e di chi sia il vino in questa sordida vignetta politica che ci molesta da settimane, è certo che spaccando la botte non ci sarà più da bere per nessuno. Benché loro pensino ancora a mangiare sine die.
A questo punto si potrebbe assistere a un patatrac: la caduta dell’impero politico romano. Magari! Ma di solito in questi casi vince il più forte e fa il dittatore. Ah no! Certo che con queste truppe cammellate mal equipaggiate non si potrà andare tanto avanti e prima o poi i nodi verranno al pettine.
Altro grosso problema: i burocrati cacasotto, che non muovono un dito per non rischiare di accollarsi alcuna responsabilità decisionale. Quindi redigono appalti, gare e concorsi in ostrogoto che non bastano tre lauree per capirlo, anzi è meglio non averle. Cosicché sarà dura portare a termine tutti i progetti di investimenti realizzabili secondo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) entro il 2026. La burocrazia è forte quando un governo è debole. La soluzione? Commissariare certi enti comunali e regionali, ancor meglio togliere a più di qualcuno la poltrona sotto il sedere, alla quale se lo era incollato. Ma ci vorrebbero delle figure di controllo, invece spesso i commissari provengo dagli stessi enti che vanno a commissariare. Anche qui il pesce è tutto marcio e nuota bellamente tra le scartoffie perché sa che i pescecani politici hanno altri appetiti.
Fatto sta che, non appena Mattarella ha detto che se ne va, tutti hanno rialzato la testa più o meno marcia. Ma ora che l’ha rialzata pure Silvio pronto ad occupare lo scranno presidenziale, Sergio cerca di ‘tamponare’ la minaccia dicendo che forse non se ne va a causa del covid. Basta cambiare il nome alla pestilenza, così non si offende nessuno. Insomma il covid la fa da padrone e ci salva da un nuovo padrone. E’ meglio tenersi il covid o prendere Berlusconi? E’ meglio non introdurre una nuova variante del virus e lasciare le cose come stanno.