Voleva essere notato più degli altri il 6 gennaio scorso quando prese parte all’assalto al Campidoglio. Ed è stato accontentato. Tre anni e 5 mesi di prigione per Jacob Chansley, lo sciamano cospirazionista di QAnon tra i primi ad attaccare Capitol Hill indossando sul petto nudo tatuato una pelle d’orso e un copricapo vichingo. Diventato famoso in tutto il mondo per il suo bizzarro costume è stata proprio la sua fama conquistata a spingere i procuratori a chiedere una sentenza esemplare. I suoi 41 mesi di prigione sono la pena più alta finora imposta per il tentativo insurrezionale per impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden nelle elezioni presidenziali. Un altro degli insurrezionalisti, Scott Fairlamn, un ex lottatore Mma che ha ammesso di aver aggredito un poliziotto, è stato condannato giorni fa a 41 mesi di carcere sempre da parte del giudice Lamberth. Chansley però non era accusato di aggressione agli agenti o di distruzione di proprietà governativa. Prima di aderire alla setta complottista ha tentato una carriera d’attore con lo pseudonimo Jake Angeli. Era nel gruppo dei primi 30 rivoltosi che sono entrati nel Congresso, pattugliandone i corridoi, aizzando gli altri rivoltosi gridando oscenità su deputati e senatori e parlando di “opportunità” di liberarsi del governo dei traditori.

Per lui la pubblica accusa aveva richiesto di 51 mesi di detenzione. “Gli atti dell’imputato Chansely, ora diventato un criminale famoso, lo hanno reso il volto pubblico dell’assalto al Campidoglio” afferma il giudice Royce Lamberth rimbrottando l’avvocato difensore di Chansley scontento dalla severità della condanna.
La pubblica accusa ha giustificato la maggiore severità nei confronti di Chansley con il fatto che l’uomo nei mesi precedenti al tentativo insurrezionale è stato attivo nel disseminare disinformazione sulla vittoria elettorale di Joe Biden e sull’integrità delle elezioni. E durante l’assalto si è ripetutamente rifiutato di rispondere alle richieste dei poliziotti di ritirarsi.
“Nei giorni successivi non ha mostrato nessun pentimento – hanno detto ancora i procuratori – vantandosi con i media delle azioni dei rivoltosi che quel giorno hanno costretto i deputati a rifugiarsi nei bunker che le maschere anti gas”.
Chansley non era l’unico alla ricerca della visibilità attaccando o insultando le istituzioni. Alla Camera dei Rappresentanti il Congressman Paul Gosar è stato censurato per le sue vignette messe in rete e poi cancellate che mostravano due meme in cui veniva tagliata la testa alla congresswoman democratica Alexandria Ocasio Cortez mentre due spade fiammeggianti volano verso il volto di Biden. Il voto di censura era osteggiato dal leader della minoranza repubblicana, Kevin McCarthy, che ha ordinato ai suoi compagni di partito di respingere la misura punitiva. Difeso a spada tratta dal suo compagno di partito Matt Gaetz, che è sotto indagine per aver avuto rapporti sessuali con una minorenne, e da Marjorie Taylor Greene. Solo due congressmen repubblicani, Liz Cheney e Adam Kinzinger hanno votato con i democratici. La mozione di censura è passata con 223 voti favorevoli e 207 contrari. Paul Gozar ora dovrà lasciare il suo posto alla Commissione Energia e risorse naturali. Minacce e violenze in un Congresso che le conseguenze delle minacce e delle violenze le ha provate direttamente nel tentativo di insurrezione del 6 gennaio e che invece di ammorbidire i toni, diventa sempre più polarizzato gestito dalla rabbia dall’ex presidente che usando i suoi fedelissimi intimidisce chi gli contesta la guida del partito. Donald Trump mercoledì mattina ha coperto di insulti il leader della minoranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, che per due volte lo ha salvato dall’impeachment, perché sta mediando con i democratici l’alzamento del tetto di spesa federale.

Martedì il Partito Repubblicano del Wyoming ha disconosciuto Liz Cheney, la Congresswoman repubblicana che non si presta alle bugie di Trump. La commissione centrale del Grand Old Party ha votato il suo secondo rimprovero formale alla figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney. Nel febbraio scorso la commissione aveva già votato a stragrande maggioranza una mozione di censura nei suoi confronti per aver votato in favore dell’impeachment dell’ex presidente Donald Trump dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio. Il portavoce della deputata, Jeremy Adler, ha detto che è “ridicolo” per chiunque pensare che lei non sia una “repubblicana conservatrice”. “E’ vincolata dal suo giuramento alla Costituzione. Purtroppo una parte della leadership Gop del Wyoming ha abbandonato quel principio fondamentale ed è diventata ostaggio delle bugie di un uomo pericoloso e irrazionale”, ha precisato. Ad ora sono già quattro gli avversari repubblicani che hanno intenzione di sfidare Cheney alle primarie per il seggio del Wyoming alla Camera.

In questa atmosfera avvelenata all’interno del partito repubblicano e di eterno confronto con l’opposizione Joe Biden è andato a Woodstock, New Hampshire, per promuovere il suo portentoso piano per le infrastrutture e continuare a promuovere quello del Welfare e dell’Ambiente che dovrebbe essere votato domani dalla Camera, in attesa del rapporto del Congressional Budget Office che sta controllando se ci siano i fondi per il pacchetto da 3 mila e 500 miliardi di dollari voluto dalla Casa Bianca. Nonostante l’importante successo per l’approvazione del piano sulle infrastrutture, che nessuno dei suoi recenti predecessori era riuscito a varare, la popolarità di Biden resta in ribasso. In un sondaggio effettuato da Politico/Morning Consult Poll viene messo in evidenza come il 50% degli americani ritenga che il presidente non sia in buona salute. Il 46% ritiene che non abbia le capacità mentali per fare il presidente, mentre il 48% lo ritiene capace di compiere il suo lavoro alla Casa Bianca. E in politica la percezione è più importante dell’essere. Un calo di fiducia un po’ per le sue decisioni, un po’ per l’inflazione, un po’ perché costantemente attaccato e ridicolizzato dai media legati a Trump, che nonostante i suoi insuccessi, continua con la sua martellante propaganda divisiva. E il partito Repubblicano non riesce a liberarsi da questa carica rabbiosa che non colpisce solo il partito democratico, ma gli Stati Uniti che ancora non sono usciti dalla crisi causata dalla pandemia.