La comunità internazionale aspettava dai talebani un segnale di cambiamento rispetto al passato e il segnale è arrivato. Il governo annunciato dai talebani indica chiaramente che non c’è alcuna possibilità per gli studenti coranici di essere moderati.
Anzi, proprio perchè si tratta di un governo provvisorio, le scelte fatte appaiono ancora più radicali. L’inclusività tanto annunciata dagli studenti coranici è stata tradotta in un insieme di vecchi e nuovi leader, tutti uomini, ai quali si sono uniti i terroristi, quelli che appaiono tra i ricercati sulla lista delle Nazioni Unite e con una taglia sulla testa posta da Cia e FBI.

È stupefacente che il ministro dell’interno sia proprio quel Sirajuddin Haqqani a capo della rete terroristica responsabile dei più sanguinosi attacchi in Afghanistan, ricercato da anni dagli americani che sono pronti a pagare 10 milioni di dollari pur di catturarlo.
Cosa faranno a Washington, ora che sanno dove possono trovarlo? Continueranno a tessere accordi con la leadership talebana come hanno fatto in questi anni, scegliendo di sedersi faccia a faccia a Doha in Qatar persino con quel Mullah Baradar che avevano fatto liberare di prigione come pre condizione talebana per trattare una via di uscita dall’Afghanistan? È con Baradar che l’amministrazione Trump ha siglato quel tragico accordo che ha portato al miserabile ritiro degli Stati Uniti di Biden dall’Afghanistan che abbiamo visto in queste settimane.
Baradar ora è vice leader nel nuovo governo talebano che sarà guidato da un’autorità religiosa il Mullah Akhundzada e dal primo ministro il Mullah Akhund, uno dei fondatori del movimento integralista, benedetto da sempre dal Pakistan.

Nessuna donna, nessun ministero sui diritti delle donne, ma il ritorno di quello dei vizi e delle virtù come ai vecchi tempi, quando si lapidavano le adultere negli stadi. Inclusività nella visione talebana significa includere tutti gli amici, vecchi e nuovi, che la pensano allo stesso modo. Nessun riferimento alla Costituzione, ma solo alla Sharia.
Sono muti nelle loro case i due politici che coraggiosamente avevano scelto di restare per trattare con i talebani, Abdullah Abdullah a capo del comitato per la riconciliazione sino alla presa del potere dei talebani, e l’ex presidente Hamid Karzai, al quale è stata tolta la residenza che aveva all’interno del complesso del palazzo presidenziale ed è stato ospitato per alcuni giorni a casa di Abdullah Abdullah con la sua famiglia.
Come andrà a finire è difficile da prevedere. Intanto, chi prova a manifestare viene disperso con metodi ogni giorno più violenti, come dimostrano gli spari per ora in aria che abbiamo visto ieri a Kabul, dove coraggiosamente alcune donne ancora scendono per le strade per chiedere diritti.