A partire dall’aprile di quest’anno, il movimento Liberi Fino alla Fine ha iniziato una campagna volta a promuovere il Referendum Eutanasia Legale. Marco Cappato, famoso attivista dell’Associazione Luca Coscioni ed esponente del partito Radicale, ha partecipato alla conferenza zoom del 13 luglio organizzata dal Circolo di New York del Partito Democratico, accompagnato dall’attivista di EUMANS Virginia Fiume.
Gli esperti hanno discusso il termine eutanasia che, derivato dal greco “morire bene”, ed è un principio filosofico volto alla libertà individuale, alla morte priva di sofferenza. Gli attivisti non vogliono quindi istituire un diritto alla morte, ma un diritto a scegliere come morire.
“Al momento, in Italia, il suicidio assistito dovrebbe essere permesso grazie alla sentenza del 2019 su DJ Fabo. Ma non essendo mai diventata legge, il sistema sanitario nazionale non è mai stato in grado di metterlo in atto,” ha dichiarato Cappato
Questa pratica permetterebbe al medico di fornire la sostanza eutanasica al malato, che dovrebbe poi somministrarsela nel caso di sofferenza insopportabile. Cappato considera questa pratica discriminatoria nei confronti dei pazienti paralizzati che sarebbero impossibilitati a muoversi in questo modo.
Il referendum sosterrebbe quindi l’eutanasia attiva, che permette al medico di somministrare la sostanza in prima persona e riconoscere a pieno quello che gli organizzatori considerano essere il diritto del cittadino di scegliere come morire in casi di sofferenza estrema.
La legge italiana, attualmente, non tratta l’eutanasia. Esistono però due articoli del Codice penale, approvati durante la dittatura fascista nel 1930, che vietano l’aiuto al suicidio. Il referendum andrebbe a modificare la legge italiana in questo senso, mantenendo il principio solo per soggetti minorenni, in condizioni di malattia mentale, o il cui consenso è stato estorto. Dopo l’abrogazione dei due articoli il parlamento dovrebbe comunque firmare una legge per istituire il diritto all’eutanasia attiva.
A detta di Cappato, quindi, il referendum non toccherebbe cittadini fisicamente sani con temporanei istinti suicidi ma persone che, sotto diagnosi di medici e psichiatri, sono considerate capaci di intendere e di volere ma vogliono porre fine a sofferenze eccessive. In particolare, i soggetti che potrebbero diventare idonei sono malati terminali con una qualità della vita insufficiente, che morirebbero comunque ma con tempistiche e metodi altamente più dolorosi.
Cappato ha sottolineato che un referendum abrogativo sull’eutanasia non dovrebbe essere sostenuto solo da coloro che desiderano che la pratica diventi legale, ma da chiunque supporti il sistema democratico che dà la possibilità ai cittadini di scegliere.
“È indispensabile che le firme vengano raccolte prima del 30 settembre, o questo parlamento non avrà tempo di passare la legge e dovremo aspettare altri cinque anni almeno,” ha dichiarato Cappato. “Come quello del Ddl Zan, questo tema è pericoloso per il negoziato politico ordinario tra i vertici. È un problema di scarsa qualità della nostra democrazia. Con un tema come questo, non è importante che ci sia una linea di partito, quanto un movimento dal basso.”
La campagna arriva dopo anni in cui la giurisprudenza europea ha fatto diversi passi nella direzione dell’autodeterminazione o del suicidio assistito. Paesi come Belgio, Olanda, Spagna e Germania, per esempio, hanno già firmato leggi in questo senso, come anche il Canada e diversi stati degli Stati Uniti.
Il segretario della sede newyorkese del PD, Enrico Zanon, si è detto disponibile ad aiutare nella diffusione dei moduli per la raccolta firma in favore del referendum qui a New York dove, nelle prossime settimane, i cittadini italiani potranno recarsi al consolato per firmare.
Parte della breve conferenza si è focalizzata proprio sulle modalità disponibili agli elettori italiani, quasi 6 milioni, per partecipare prima ad una raccolta firma e poi ad un referendum come questo.
“Proprio in queste ore, il parlamento sta votando su una riforma dello strumento referendario che permetterebbe la sottoscrizione con firma digitale. Sarebbe una svolta per noi italiani all’estero,” ha detto Virginia Fiume. “Per ora, gli iscritti all’AIRE possono firmare il modulo in vari consolati, presto anche quello di New York, o, se tornano per l’estate, firmare in uno dei vari banchetti in giro per l’Italia. Anche l’azione di informazione è importante.”