La trattativa va avanti. Ieri sera uscendo dalla Casa Bianca la senatrice repubblicana Shelly Moore Capito, che guida la delegazione, ha detto che venerdì ci sarà un nuovo incontro con il presidente Joe Biden per cercare di trovare un accordo sull’American Job Act, il piano della Casa Bianca per la modernizzazione delle infrastrutture che originariamente era di 2 mila miliardi di dollari, poi “ritoccato” nel corso della trattativa a 1.700 miliardi, lasciando spazio ad altri possibili tagli. Un piano che secondo le previsioni della Casa Bianca nel corso degli anni creerà milioni di posti di lavoro.
Il nodo da sciogliere resta sul modo in cui reperire i fondi per finanziare questa iniziativa. Biden aveva proposto di rimuovere tutti gli sgravi fiscali sui capital gaines approvati dalla precedente amministrazione. I repubblicani sono contrari. Ieri, secondo quanto scrive Politico, Biden come alternativa avrebbe proposto di ritoccare le corporate tax e non i capital gaines. Un cambio sostanziale perché in questo modo l’aliquota fiscale sarebbe aumenta alle società e non più agli investitori. Inoltre verrebbero tolte le agevolazioni fiscali a quelle società che ottengono enormi profitti e che usando scappatoie legali, pagano proporzionalmente poche tasse.

La delegazione repubblicana formata oltre che da Shelly Moore Capito, da John Barrasso, Roy Blunt, Mike Crapo, Pat Toomey e Roger Wicker, darà una risposta domani.
“La trattativa prosegue – ha detto questa mattina la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki – ma la pazienza non è infinita”.
Al Senato i democratici stanno cambiando strategia.
Dopo la bocciatura della commissione d’inchiesta sull’assalto al Congresso da parte dei repubblicani che, grazie alla regola del filibuster con 35 voti sono riusciti a bloccare ciò che 54 senatori avevano approvato, Chuck Schumer, il leader della maggioranza democratica, sta preparando la lista delle proposte che godono dell’appoggio popolare e che sicuramente saranno ostacolate dai repubblicani: Equal Pay, Voting Rights, controllo sulla vendita delle armi, diritti della comunità LGBTQ. L’idea è quella di portare tutti questi disegni di legge in aula già sapendo che verranno bloccati con il filibuster e quindi mettere ai voti il cambiamento delle regole per il filibuster per il quale non serve la maggioranza qualificata, ma quella semplice. Questo per convincere i due senatori democratici Joe Manchin e Kyrsten Sinema contrari al cambiamento delle regole. E per mostrare loro con il dialogo per un approccio bipartisan ai cambiamenti che il Paese chiede è impossibile. Sia Manchin che Sinema sono contrari ad abolire, o modificare il filibuster. Il loro voto però, con un senato equamente diviso, è fondamentale.

L’ala progressita della Camera dei rappresentanti si è schierata in favore del cambiamento delle regole per il filibuster al Senato. “Non è più un’arma eccezionale della minoranza per equilibrare il potere legislativo. In questo Congresso così polarizzato è diventata un’arma per bloccare qualsiasi riforma” afferma la congresswoman del Bronx Alexandria Ocasio Cortez. Su di lei i fulmini dei repubblicani e, in special modo, da parte della congresswoman dei QAnon, Marjorie Taylor Greene. Per la stampa reazionaria sempre a caccia di “mostri” democratici da incolpare per mettere in cattiva luce il partito avversario però Alexandria Ocasio Cortez rappresenta un problema, scrive The Atlantic “sarebbe perfetta per le sue idee socialiste – afferma un editore – ma sfortunatamente è troppo fotogenica”.

Il Washington Post ieri, Dana Bash della Cnn e Business Insider oggi hanno sottolineato come alcuni ex consiglieri di Donald Trump siano frustrati dal fatto che l’ex presidente segua i suggerimenti dei personaggi pù improbabili e meno affidabili (the bottom of the bottom of the crazies) e nessuno della sua corte sia più in grado di calmarlo. “Ossessionato dalla sconfitta è convinto che tornerà alla Casa Bianca ad agosto” afferma Maggie Habermann del New York Times. Segue con ossessione il riconteggio dei voti nella contea di Maricopa in Arizona, spera che vengano trovate irregolarità non scoperte fino ad ora. In Arizona il palazzetto dello sport in cui i seguaci di Trump stanno svolgendo il quarto spoglio dei voti delle passate elezioni presidenziali è diventato una meta turistica. Gli autobus che vanno all’Arizona Fair, la fiera che si svolge accanto al Veterans Memorial Coliseum teatro dell’interminabile riconteggio, rallentano passando davanti all’arena dove fino a pochi anni fa giocavano i Phoenix Sun per permettere ai turisti di scattare le fotografie.

Sabato Trump interverrà alla North Carolina Republican State Convention che si tiene a Greenville. Nella lettera di invito c’è anche un volantino-sondaggio. Una delle domande rivolte agli invitati è: “Sei convinto che Donald Trump deve salvare l’America da Joe Biden?”. In fondo al foglietto c’è scritto: “Prima del mio discorso presidenziale del 5 di Giugno ho bisogno dei tuoi suggerimenti”.
“Se Donald Trump non si candiderà alle presidenziali del 2024 mi candiderò io” afferma il congressman Matt Gaetz a Steve Bannon che lo intervista sulla compiacente Fox News. Lo riporta l’Huffington Post che nel lungo articolo riassume le vicende giudiziarie in cui Gaetz è coinvolto e alla testimonianza che il suo ex compagno di festini, Joel Greenberg, ha patteggiato con gli inquirenti federali. Ora su Matt Gaetz pende anche l’accusa di “aver tentato di ostruire il percorso della giustizia” facendo pressioni su un’altra testimone.