La formazione della commissione d’indagine per l’assalto al Congresso è stata bloccata al Senato. I democratici non hanno trovato i 10 voti necessari per superare l’ostacolo del filibustering. Alla fine il voto è stato di 54 favorevoli e 35 contrari. Una vittoria questa dei repubblicani che riapre il discorso della necessità di modificare le regole del filibuster. E per cambiare queste regole si profila una battaglia epocale. Una regola questa del filibuster che non è democratica e che non permette alla maggioranza di governare. E il voto di oggi ne è la prova. Passata alla Camera ha trovato l’opposizione della minoranza repubblicana al Senato che ha bloccato l’iter parlamentare con il filibuster, in questo modo per approvare una legge non basta più la maggioranza semplice di 51 voti: ne servono 60. Così una minoranza di 41 senatori è in grado di bocciare l’agenda di lavoro della Casa Bianca e bloccare i lavori al Senato. Dall’inizio degli anni Ottanta nessun partito ha avuto una maggioranza di 60 senatori il che forza la trattativa in un Senato non polarizzato con la ricerca del “time agreement” in maniera di azionare i meccanismi procedurali della “cloture”. Ma in un Senato così diviso e in contrasto come quello attuale il filibuster si trasforma in paralisi.
Ma andiamo per ordine. La Camera, la settimana scorsa, ha approvato la creazione della commissione d’inchiesta bipartisan dopo che per tre mesi democratici e repubblicani ne hanno negoziato i termini. In favore hanno votato anche 35 congressman repubblicani. Per diventare legge doveva passare anche al Senato. Ma i democratici che hanno la maggioranza non hanno i 60 voti per superare il filibuster. Il regolamento del Senato (modificato nel 1975) vuole che anche un solo senatore possa obiettare al passaggio di una legge chiedendo in aula un’azione di filibustering e a questo punto la maggioranza deve trovare 60 voti per arrivare al voto. E oggi questi voti non si sono trovati. Donald Trump non vuole la Commissione perchè emergerebbero le sue responsabilità. Il leader della minoranza repubblicana alla Camera, Kevin McCarthy non è riuscito a bloccare 35 congressman che hanno votato insieme ai democratici per crearla. Il leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell tremava per timore che i lavori della commissione potessero protrarsi fino all’autunno del 2022 quando ci saranno le elezioni di Mid Term e temeva che le responsabilità della Casa Bianca nell’assalto al Congresso potessero venire usate a scopi elettorali. Così ha fatto di tutto, chiamando uno ad uno tutti i senatori del suo partito, chiedendogli da fare “un piacere personale” e di votare per bloccare la formazione della Commissione.
In 35 lo hanno seguito mentre a Susan Collins, Mitt Romney e Lisa Murkowski, che avevano già detto di essere favorevoli alla formazione della commissione si sono aggiunti Robert Portman, Bill Cassidy, Ben Sasse. Tutti, meno Robert Portman, hanno votato a gennaio per l’impeachment di Donald Trump. Nove senatori repubblicani e due democratici non hanno votato.
Durissima la senatrice repubblicana Lisa Murkowski dopo il voto con il suo leader di partito Mitch McConnell. Durissimo il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer che ha accusato i repubblicani di essere asserviti a Donald Trump e non al bene del Paese.
Così, neanche l’attacco al Campidoglio, alla Costituzione, alle istituzioni più sacre della democrazia, neanche i cinque morti degli scontri, sono riusciti a mettere d’accordo un parlamento in cui tutti, democratici e repubblicani, sono stati minacciati in un tentativo di insurrezione lanciato per bloccare la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden. Gli agenti del Congresso si sono appellati al buonsenso dei senatori, la madre dell’agente Brian Sicknik, ucciso nell’assalto ha incontrato ieri pomeriggio i senatori repubblicani per convinvincerli a votare a favore della commissione. Anche quattro ex segretari alla Homeland Security hanno chiesto di fare piena luce sull’assalto. Ma tutto è stato inutile.
Il presidente ha detto di9 non essere sorpreso dal voto. Joe Biden oggi è andato in Virginia per rendere omaggio alla salma del senatore John Warner, scomparso a 94 anni nei giorni scorsi.
Ad Alexandria, in una palestra, Sportrock Climbing Centers, ha parlato dei successi nella lotta al coronavirus.
Il presidente nonostante l’opposizione repubblicana marcia imperterrito per la sua strada per rilanciare ripresa economica e occupazione. Ieri a Cleveland per presentare il piano di bilancio da 6.000 miliardi di dollari per il 2022, ha parlato dei salari minimi e di tasse per le corporation che hanno forti utili. “La produttività è triplicata, i profitti societari sono aumentati, i compensi per i manager sono triplicati mentre quelli dei lavoratori sono rimasti sempre gli stessi”.
La sua manovra di spesa federale è la più impegnativa dalla Seconda Guerra Mondiale. Nei prossimi dieci anni porterà il deficit oltre 1.300 miliardi di dollari. Nel piano di bilancio il presidente ha messo, mimetizzandoli, i piani dell’American Jobs e dell’America Family Plan, osteggiati dai repubblicani. Una mossa per far capire all’opposizione che se le sue proposte contenute nel Build Back Better dovessero essere bocciate con il filibustering, il piano per portarle avanti è già pronto einserito nella manovra di bilancio per l’approvazione della quale non è necessario anche l’appoggio di 10 senatori dell’opposizione. Questo è possibile usando la “reconciliation”, una tattica applicabbile solo per tasse, spesa federale e debito pubblico dopo che il disegno di legge viene approvato alla Camera dei Rappresentanti.
La controfferta dei repubblicani al piano della Casa Bianca da 2.3 mila miliardi di dollari per finanziare la ripresa dell’economia è stata presentata oggi dalla senatrice Shelley Moore Capito che da 568 miliardi di dollari originari lo ha quasi raddoppiato portandolo a 928 mila miliardi, eliminando i finaziamenti e le agevolazioni all’industria automobilistica per la costruzione delle auto elettriche. Un piccolo passo in avanti dopo che Biden ne aveva fatto uno indietro tagliando 600 miliardi dal suo piano originale.