President: Giampaolo Pioli    |    Editor in Chief: Stefano Vaccara
English Editor: Grace Russo Bullaro 

  • Login
VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily Newspaper in the US

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Politica
April 9, 2021
in
Politica
April 9, 2021
0

Erdogan è un Dittatore: Mario Draghi e la responsabilità di una parola

Non un cafone qualsiasi o uno psicopatico complessato, ma un reggitore di uno stato che agisce nel metodico e reiterato disprezzo di libertà, verità e democrazia

Fabio CammalleribyFabio Cammalleri
Time: 4 mins read

“Dittatore”. Parola chiara, quant’altre mai. L’ha pronunciata ieri il nostro Presidente del Consiglio,  Mario Draghi, all’indirizzo di Recep Erdogan, nominalmente, Presidente della “Repubblica di Turchia”.

Noto, l’antefatto immediato della qualificazione. In occasione di un incontro diplomatico fra lo stato turco e l’Unione Europea, svoltosi un paio di giorni fa, alla Presidente Von der Leyen, cincischiando con il protocollo, è stato usato il malgarbo di una distinta e minorante disposizione fra i presenti: oltre ad Erdogan, anche il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, inerte per l’occasione. I due uomini, su una sedia, vicini; la donna, a distanza, su un sofa, a rimarcarne la pretesa “alterità” di rango e di dignità.

Il gesto è stato variamente riprovato, ma nessuno, prima di Draghi, ne aveva affermato così distintamente, e da così impegnativa qualità istituzionale, il sinistro valore politico e culturale. Le proteste, pur di estensione planetaria, sono state per lo più articolate sul registro della discriminazione di genere: indubbio, e indubbiamente rilevante, ma da solo insufficiente a definire, in tutta la sua portata, la gravità dell’episodio.

Insomma, non un cafone qualsiasi, o uno psicopatico complessato, ma un reggitore di uno stato che agisce politicamente nel metodico e reiterato disprezzo di libertà, verità, e democrazia. E Draghi, chiaramente, giustamente, l’ha detto.

Il Dittatore Erdogan, solo dal Luglio 2016 (quando, dopo un tentativo di colpo di stato militare, ha reagito secondo il principio “a brigante, brigante e mezzo”, e non si è più fermato), ha fatto arrestare decine di migliaia di persone, fra oppositori politici, giornalisti, militari, magistrati, avvocati, cittadini comuni, nel dispregio di ogni pur minima regola di dignità giuridica e umana, e con una ferocia pari solo alla sua viltà (e questa settimana, altri dieci arresti, altrettanti ammiragli, rei di aver contestato il progetto del cd “Canale Istanbul” per collegare, bypassando il Bosforo, Mar Nero e Mar di Marmara, dovuto all’egotismo espansionistico del Nostro, e ritenuto una “minaccia di colpo di stato”, nell’ineffabile linguaggio di regime).

Ursula von der Leyen “snobbata” sulla sedia gaffe durante il viaggio dell’UE in Turchia

Erdogan ha, di fatto, soppresso la libertà di stampa; si è lanciato, secondo la dottrina della “Patria Blu”, alla conquista di “spazi vitali mediterranei”, impiantandosi nella ex Libia (versante Tripolitania), in condominio rissoso ma consolidato con la Russia del suo omologo Putin (versante Cirenaica), non mancando di riattizzare antiche conflittualità con la Grecia, su Cipro e i giacimenti energetici dell’Egeo; ha messo a reddito una gestione estorsiva delle rotte migratorie balcaniche, grazie all’apertura e chiusura arbitraria dei suoi “cancelli anatolici”; soprattutto, ha preso ad agire come potenza regionale, su uno scacchiere delicatissimo, come quello compreso fra Caucaso e Medio Oriente, inserendosi prepotentemente fa Iran e Russia, e accrescendo così la pericolosità di quell’inesauribile ginepraio geopolitico, (da ultimo, schierandosi decisivamente con gli azeri, contro gli armeni, nell’ultima tappa dell’ultradecennale guerra in Nagorno Karabakh).

Insomma, “l’incidente del sofa”, è stato considerato da un Draghi che mostra di conoscere dossier complessi e delicati, e di avere sguardo lungo: proiettato ben oltre la giusta, ma tutto sommato rassicurante, dimensione della questione di genere: tanto vero che la Turchia ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Guaiani, solo dopo la “qualificazione” politica (“Dittatore”): essendosi invece mostrato finora tartufescamente indifferente a quella culturale, del resto non disturbato da Michel.

A differenza di quest’ultimo, Draghi, non si è girato dall’altra parte; né si è nascosto dietro una non meglio precisata volontà di “non provocare un incidente più grave” infelicemente invocata da Michel; ma ha posto la faccenda nel più ampio e urticante contesto politico-istituzionale, proprio di un leader democratico di rango davvero europeo.

Ha poi svolto una considerazione ulteriore. Ricordando che, nel complesso campo delle relazioni internazionali, una democrazia (per quanto, qui notiamo, malridotta come la nostra, dopo un trentennio di “trattamento” questurino), può aver “bisogno di “collaborare” con uno di “questi dittatori” (“anzi, cooperare”, ha voluto precisare, in un puntiglioso tentativo di definire il più possibile una “necessità minima”).  Potrebbe sembrare una sorta di mezza marcia indietro, rispetto alla stentorea parola prima scandita. Ma, a ben vedere, ne accresce la forza. Qualificare qualcuno, in carne ed ossa, come “male necessario”, mentre nulla toglie alla nettezza del giudizio, richiama tutti al confronto incalzante con l’arbitrio, con la prepotenza, con la violenza: non confinati in un qualche empireo di purezza senza responsabilità, senza rischio di contatto e, perciò, “giusto a costo zero”; ma ricondotti sotto i nostri occhi. Per non dimenticare che l’autoinganno di non volere “incidenti più gravi” è nelle nostre corde europee; è nei vari “Signor”, “Mr”, “Herr” con cui abbiamo in passato scelto di non vedere, di non porre ed esigere un freno all’arroganza, preferendo lasciarle spazio, incuranti e complici. Bravo Draghi.

Share on FacebookShare on Twitter
Fabio Cammalleri

Fabio Cammalleri

Il potere di giudicare e condannare una persona è, semplicemente, il potere. Niente può eguagliare la forza ambigua di un uomo che chiude in galera un altro uomo. E niente come questa forza tende ad esorbitare. Così, il potere sulla pena, nata parte di un tutto, si fa tutto. Per tutti. Da avvocato, negli anni, temo di aver capito che, per fronteggiare un simile disordine, in Italia non basti più la buona volontà: i penalisti, i garantisti, cioè, una parte. Forse bisognerebbe spogliarsi di ogni parzialità, rendendosi semplicemente uomini. Memore del fatto che Gesù e Socrate, imputati e giudicati rei, si compirono senza scrivere una riga, mi rivolgo alla pagina con cautela. Con me c’è Silvia e, con noi, Francesco e Armida, i nostri gemelli.

DELLO STESSO AUTORE

Ilda Boccassini: va bene il libro, ma ora occorre la verità oltre la memoria

Ilda Boccassini: va bene il libro, ma ora occorre la verità oltre la memoria

byFabio Cammalleri
La cosiddetta trattativa tra Stato e Mafia: un tentativo totalitario

La cosiddetta trattativa tra Stato e Mafia: un tentativo totalitario

byFabio Cammalleri

A PROPOSITO DI...

Tags: autoritarismoCharles MichelDemocraziadittaturaErdoganItalia TurchiaMario DraghiRecep Tayyip ErdoganTurchiaTurchia UEUrsula von der Leyen
Previous Post

Il giardino botanico di NY spalanca le porte a Yayoi Kusama, che lo ricopre d’arte

Next Post

Gli immobili da uffici possono rimanere vuoti, danneggiando le città

Discussion about this post

DELLO STESSO AUTORE

Gioie e dolori al Pride 2021: dopo i festeggiamenti, gli scontri con la NYPD

Il reato-padagogo e il DDL Zan: difendere valori giusti senza il tic della galera

byFabio Cammalleri
I “libricini” scritti sui siciliani per preparare le truppe Alleate allo sbarco in Italia

I “libricini” scritti sui siciliani per preparare le truppe Alleate allo sbarco in Italia

byFabio Cammalleri

Latest News

La cultura Made in Italy: imprenditoria, turismo, lingua e tradizioni

La cultura Made in Italy: imprenditoria, turismo, lingua e tradizioni

byVincenzo Odoguardi
Two “Last Generation” Climate Activists Glue Themselves to Vatican Statue

Two “Last Generation” Climate Activists Glue Themselves to Vatican Statue

byLa Voce di New York

New York

Rifiuti e ratti per sempre divisi: arrivano a New York i bidoni con il lucchetto

Rifiuti e ratti per sempre divisi: arrivano a New York i bidoni con il lucchetto

byMaria Sole Angeletti
È arrivato a New York il primo bus di migranti mandati dal Texas

New York, arrivato un altro bus di migranti dal Texas: rifugi in crisi

byPaolo Cordova

Italiany

Torna in Sardegna il festival “MusaMadre”: richiamo della cultura e delle radici

Torna in Sardegna il festival “MusaMadre”: richiamo della cultura e delle radici

byManuela Caracciolo
“Senato&Cultura”: premiati gli imprenditori che rendono grande l’Italia nel mondo

“Senato&Cultura”: premiati gli imprenditori che rendono grande l’Italia nel mondo

byNicola Corradi
Next Post
Gli immobili da uffici possono rimanere vuoti, danneggiando le città

Gli immobili da uffici possono rimanere vuoti, danneggiando le città

La Voce di New York

President: Giampaolo Pioli   |   Editor in Chief: Stefano Vaccara   |   English Editor: Grace Russo Bullaro

  • New York
    • Eventi
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Expat
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 - 2022
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017

No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • English

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In