Giuliani è un nome che va a braccetto con la politica. Dopo Rudy, sindaco di New York dal 1994 al 2001, ora è il turno del figlio Andrew, che ieri ha fatto sapere al Washington Examiner la sua intenzione di candidarsi per la carica di governatore alle elezioni previste nel 2022.
Nel caso in cui il progetto di Giuliani dovesse concretizzarsi, la sua sarebbe una sfida complessa. Dal 1975 a oggi, solo un repubblicano è riuscito a sedersi alla scrivania più potente dello Stato di New York: George Pataki, in carica per tre mandati dal 1995 al 2006.

Pataki riuscì a concentrare su di sé il supporto del partito e così a superare addirittura Mario Cuomo, l’uomo che all’epoca sembrava imbattibile. Tutto ciò perché, nonostante la città di New York sia storicamente in mano ai democratici, lo Stato è maggiormente schierato dalla parte dei repubblicani.
Per questo la volontà di Andrew Giuliani di partecipare alla corsa ha fatto rizzare le antenne a chi delle vicende politiche americane ha buona memoria. Se i repubblicani si compattano, sfruttando le attuali debolezze e il momento di difficoltà di Cuomo, possono imporsi alle elezioni. Giuliani è un fedelissimo di Donald Trump e, da qui, l’equazione risulta semplice. Una vittoria di Giuliani è anche, o forse soprattutto, una vittoria di Trump.
Per dirlo, basta guardare la sua biografia. Classe ’86, è figlio dell’ex sindaco di New York, Rudy, che di “The Donald” è persino l’avvocato personale. È stato il suo “assistente speciale” e il Direttore associato dell’Ufficio di Collegamento Pubblico durante la sua amministrazione. Quasi 100.000 dollari di stipendio annuale e gli incontri diretti con Trump fino a quattro volte a settimana. In più, i due condividono una passione viscerale per il golf, sport in cui Giuliani è stato un agonista e che nella vita di Trump ha sempre avuto uno spazio irrinunciabile.

Non è un caso che l’Irish Times lo abbia definito “Trump’s most regular playing partner”, il suo partner più affiatato. Probabilmente quello che, anche a livello politico, si farebbe più condizionare dalle sue indicazioni.
Dai campi da golf al governo di New York? Sembrerebbe un’utopia, eppure sappiamo che in politica tutto è possibile. Trump potrebbe usarlo per continuare a comandare senza scendere in campo in prima persona e Giuliani, probabilmente, accetterebbe di buon grado l’idea di farsi indicare la strada, se la posta in gioco dovesse essere il ruolo per cui si è detto pronto a candidarsi.

Certo, tutto dipenderà dall’appoggio che il partito deciderà di concedergli, ma mai come stavolta, con un avversario investito da scandali sanitari e accuse di molestie sessuali, l’occasione per prendere le redini dello Stato appare ghiotta agli occhi dei repubblicani.
E con Cuomo ormai accasciato sulle ginocchia dopo dieci anni di governo a luci e ombre, faranno di tutto per non lasciarsela scappare.