Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, meglio conosciuto col nome di Montesquieu così si esprimeva: “Non c’è tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge e con i colori della giustizia!” e si sarebbe di molto addolorato di scoprire che in Italia sia scoppiato, insieme al Covid anche un altro virus: “MAGISTROPOLI”.
Ebbene sì! Mario Draghi si troverà, purtroppo, ad attraversare questo oceano impazzito in cui, oltre alle antiche e mai risolte questioni relative alla giustizia in Italia e già segnalate in un precedente articolo come uno dei tre principali pilastri su cui intervenire, ora si trova di fronte al fatto che il T.A.R. (tribunale amministrativo) ha destituito il procuratore capo di Roma, Michele Prestipino.
Le motivazioni sono gravissime e riguardano due giudici ricorrenti Francesco Lo Voi e Marcello Viola che, attraverso i propri legali, hanno dimostrato di avere maggiori titoli di Prestipino. In particolare, il Tar ha rilevato come dalla documentazione relativa all’indagine giudiziaria di Perugia fosse emersa la qualità di parte offesa, di Marcello Viola, rispetto alle “macchinazioni o aspirazioni di altri”. Il Tar ha, inoltre, rilevato come la decisione del Csm – di non confermare la proposta volta al conferimento a Viola dell’incarico di procuratore di Roma – sia immotivata “in assenza di elementi oggettivamente riscontrabili a suo carico“. Ora il C.S.M. si dovrà riunire per nominare il nuovo Procuratore della Repubblica di Roma.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg in quanto il libro di Palamara e Sallusti denunciano gli abusi e le violazioni condotte da anni laddove il merito dei candidati era l’ultima delle cose che contavano, invece, l’appartenenza a questa o quella corrente all’interno della magistratura. Hanno fatto nomi e cognomi e di questo andazzo che affonda le radici a decenni fa.
Ma, come se non bastasse, si è giunti al punto che i magistrati si arrestano tra di loro. Prendiamo il caso del magistrato Carlo Maria Capristo, un magistrato di altissimo grado, un Procuratore, con una lunga carriera alle spalle. È stato accusato di un reato molto grave, cioè di avere fatto pressioni su un Pm perché accusasse degli innocenti. Cioè di avere abusato dolosamente del suo potere per vessare persone innocenti. Questo è l’unico caso (la presenza del dolo) nel quale anche un magistrato può essere processato.
E mentre hanno imperversato su giornali, tv, radio e social le trascrizioni fatte delle intercettazioni a Palamara, di tutto il resto stampa e tv non ne parlano per niente: solo silenzi.
Purtroppo, a stare in silenzio c’è il Consiglio superiore della Magistratura, il suo Vicepresidente ed il Presidente ma, soprattutto, il Parlamento italiano per arginare e fermare questa guerra per bande e riformare totalmente l’intera impalcatura della giustizia. L’unico deputato che ha dato un segno di vita è stato Vittorio Sgarbi che ha infatti depositato la richiesta di insediare una Commissione d’Inchiesta.