Una Vita in Musica: Claudio Simonetti, compositore e musicista internazionale, figlio di Enrico Simonetti, è conosciuto al grande pubblico soprattutto per aver composto molte colonne sonore di pellicole italiane e americane, tra cui gli indimenticabili successi per i film di Dario Argento (il regista italiano probabilmente più conosciuto all’estero).
Ha scritto colonne sonore anche per George A. Romero, Ruggero Deodato, Sergio Martino, Lucio Fulci, Lamberto Bava, Castellano & Pipolo e Salvatore Samperi. In una villa alle porte di Roma, circondato dai suoi tre meravigliosi cani e da uno studio pieno di tastiere e tecnologia all’avanguardia, l’ho raggiunto per una intervista che spero possa riassumere la sua lunga carriera almeno nei traguardi musicali principali, alla vigilia del suo compleanno che è proprio il 19 febbraio.
Claudio, impossibile pensare di iniziare a descrivere la tua vita straordinaria nella musica se non partendo dal gruppo progressive rock dei Goblin: un’avventura indimenticabile. Nonostante lo scioglimento, il tuo nome è infatti inseparabile da quello dei Goblin, o meglio: il nome dei Goblin è inseparabile dal tuo. Quali gli ingredienti di questo successo pazzesco, e quanto è durato? Ripercorriamo la vicenda.
“Era il 1973. Insieme al chitarrista Massimo Morante ho fondato il gruppo dei Goblin, che inizialmente si chiamava Oliver, e dopo essere stati per un anno (1974) in Inghilterra, siamo tornati in Italia con un bel po’ di demo di brani inediti registrati a Londra. La formazione comprendeva anche il bassista Fabio Pignatelli ed il batterista Carlo Bordini, sostituito poi da Walter Martino per la registrazione di Profondo Rosso. Grazie a mio padre, che allora stava con la Cinevox Record, fummo presentati a Carlo Bixio, che ne era il direttore artistico. Bixio ascoltò il nostro materiale e decise di farci registrare un intero album. Iniziammo a lavorarci su, e in quell’occasione, per suo interessamento in qualità di nostro discografico, ci fu presentato Dario Argento; dopo averci ascoltati in studio, Dario ci chiese di arrangiare e suonare le musiche di Profondo Rosso, che originariamente dovevano essere affidate alla creatività di Giorgio Gaslini. A un certo punto Gaslini ebbe però uno screzio con Argento, e decise di abbandonare la scena; noi ci siamo ritrovati a dover completare quel film e quindi a comporre, per la prima volta in vita nostra, le musiche di un film che sarebbe stato un successo internazionale pazzesco.
Eravamo poco più che ventenni, e per gli appuntamenti inspiegabili che il destino ogni tanto riserva, ci siamo trovati davanti ad una occasione irripetibile: un grande regista e ad una grande avventura da vivere; allora Dario era all’apice della carriera, anche se abbiamo subito legato perché è sempre stato un uomo alla mano e molto generoso; anche con Daria Nicolodi, allora sua compagna, abbiamo stabilito immediatamente un bel feeling. L’ amicizia e la stima artistica che ho per Dario durano ancora oggi; abbiamo superato oramai i 45 anni di conoscenza; ho musicato 11 film con la sua regia, e in generale ne ho fatti ben 3 come produttore (Zombi, Martin e Dèmoni)”.
É sufficiente qualche titolo per illustrare il successo internazionale della tua produzione: ricordiamo che con Dario Argento hai musicato film come Profondo Rosso, Suspiria, Tenebre, Phenomena, Opera, Non ho sonno, Il cartaio, La terza madre, Dracula 3D; oppure Zombi e Wampyr diretti da George A. Romero. Sono colonne sonore che tutti conoscono, e che ad ogni concerto o quasi so che sei costretto a suonare, anche a rotazione nella versione bis.
“É vero. Grazie a queste colonne sonore che hai rammentato, famose ovunque, faccio moltissimi concerti e tour in giro per l’Europa, Stati Uniti e Giappone, dove tutti i brani più conosciuti li eseguo con la mia band Claudio Simonetti’s Goblin; molto spesso suoniamo anche le musiche originali dal vivo durante la proiezione di spezzoni dei film. E’ davvero bello vedere ai miei concerti un pubblico composto da generazioni di tutte le età: incontro dai ventenni ai settantenni, e questo mi meraviglia sempre”.
Come descriveresti tuo padre, Claudio, e quanto ha significato per te – in bene e in male – essere figlio di un genitore conosciuto ed affermato? E’ stato difficile portare un cognome così impegnativo?
“Mio padre è stato una figura fondamentale nella mia vita, anche se, a causa del suo lavoro, ci siamo sempre visti molto poco. Tuttavia, ne conservo un bellissimo ricordo: quello di un uomo perbene, uno showman di talento ed un grande musicista; mi ha insegnato a fare questo mestiere, e a viverlo in modo onesto. Sono nato ascoltando le sue note e sono cresciuto dietro le quinte dei teatri e della televisione; gli devo davvero molto, anche se essere figlio d’arte non è certo stato facile per via dell’inevitabile paragone che la gente tende sempre a fare in questi casi. Da mio padre penso di aver imparato soprattutto a vivere sia i successi che gli insuccessi con grande umiltà, rimanendo con i piedi per terra. Purtroppo, mi ha lasciato troppo presto, nel 1978; aveva solo 54 anni quando è scomparso, ma sono felice abbia fatto in tempo a vedere suo figlio inaugurare una splendida carriera musicale grazie all’inizio della collaborazione con Argento”.
Sei nato a San Paolo del Brasile ed hai vissuto lì per parecchi anni: quante volte ci sei tornato?
“Sono nato in Brasile perché mio padre, nel 1950, andò lì con uno spettacolo teatrale insieme ad Adolfo Celi e Luciano Salce. Naturalmente il Brasile, nell’immediato dopoguerra, rappresentava un paese meraviglioso dove potersi trasferire e dove poter realizzare tantissime iniziative, soprattutto in ambito artistico. Quindi i tre decisero di trasferirsi a San Paolo; mia madre raggiunse successivamente mio padre, e in quella città sono nato nel 1952. Ci ho vissuto fino agli 11/12 anni, tornando in Italia solo nel 1964. Celi vi rimase per 3 anni, Salce per 5 (mio padre, invece, per ben 13 anni). In Brasile sono tornato solo due volte: una nel 1986 con mia madre, e una nel 2013 con il regista Ruggero Deodato per due festival, a Rio de Janeiro e a Porto Alegre. Ho tuttora la doppia cittadinanza, sai: italiana e brasiliana”.
Con questa intervista amplifichiamo una notizia che, paradossalmente, non è diffusa al grande pubblico come dovrebbe: nel 1981 hai composto tu la musica di un brano di Claudio Cecchetto diventato hit di successo, Gioca jouer. Tante le soddisfazioni, anche economiche, che hai ricevuto da questo brano. Che tipo di diffusione ha avuto quel pezzo?
“Ho conosciuto Claudio Cecchetto quando presentava Discoring nel 1980, e ci siamo frequentati per un certo periodo anche con il produttore Giancarlo Meo. Fu proprio allora che Cecchetto mi disse che avrebbe voluto fare un brano con dei comandi che la gente avrebbe dovuto eseguire, come fossimo in un villaggio turistico. Trovai l’idea buona, e andai a casa dove mi venne in mente una musica in stile tarantella che ben poteva adattarsi a quello che aveva in mente lui. Andammo in studio e registrammo il brano, ma il vero colpo di fortuna fu che gli fu chiesto di presentare il Festival di Sanremo (che aveva presentato anche l’anno prima), e Cecchetto scelse il brano ed il video di Gioca Jouer come sigla iniziale della kermesse; alcuni ballerini mimarono i comandi ballando tra le strade di Sanremo fino ad arrivare al Teatro Ariston. Il successo fu clamoroso: addirittura, fu la vera rivelazione discografica di quell’anno; il 45 giri vendette 500.000 copie nei primi tre mesi, ed è tutt’ora un brano evergreen nelle discoteche, nei villaggi turistici e, soprattutto, nelle feste per bambini. Cecchetto ha detto raramente, sono sincero, che la musica di questo brano è a mia firma, ma i diritti musicali ti assicuro che vengono pagati al sottoscritto (n.d.r.: un simpatico sorriso accompagna la fine della frase). Da allora, non ho più collaborato con lui”.
Nel 1999 hai fondato i Daemonia, band con la quale ti sei esibito per tanto tempo dal vivo, riproponendo i classici del tuo repertorio insieme ad altri brani tratti da colonne sonore di film, prevalentemente horror; rispetto alle versioni originali, gran parte dei brani sono riarrangiati in chiave prog metal. Oggi nei concerti per il mondo non suoni più con questa band, ma ancora oggi suoni i tuoi successi con una nuova formazione.
“Sì, dopo il grande successo di tre album, Simonetti Horror Project (1990), Simonetti Horror Project II (1991) e X-Terror Files (1996), che vendettero più di 500.000 copie, decisi nel 1999 di formare una nuova band, i Daemonia; questa volta con sonorità rock/heavy metal, tornando a fare concerti live. Il primo album Dario Argento Tribute fu distribuito dalla Sony/RTI Music, il secondo Daemonia-Live…or dead invece fu il primo disco fatto con la mia etichetta discografica, la Deep Red. Scelsi due musicisti della scena underground rock romana, Titta Tani alla batteria e Federico Amorosi al basso, mentre alla chitarra chiamai il mio vecchio amico Nicola Di Staso, famoso session man (chitarrista che aveva infatti suonato con i maggiori cantanti italiani).
Con loro arrangiai di nuovo tutti i brani più famosi delle colonne sonore di Argento, con un sound molto diverso dagli originali; intendo molto più prog metal. Questo progetto fu accolto davvero bene dagli amanti del genere, e la band è durata fino al 2012. Oggi ho la mia nuova band (anche se suoniamo insieme dal 2013), che ho già nominato in questa nostra chiacchierata: i Claudio Simonetti’s Goblin, con la quale giro il mondo, in Italia e all’estero (USA, Giappone, Australia, Europa) riproponendo tutti i miei brani più famosi, sia quelli con i Goblin che quelli poi composti da solo”.
Alla fine del 2019 i Claudio Simonetti’s Goblin pubblicano l’album The very best of-Volume I con alcune grandi hits dei film suonate dalla nuova line up della band ed il nuovo album (contenente inediti) The Devil is Back, con l’etichetta discografica Deep Red mentre, ad agosto del 2020, in occasione del 45º anniversario di Profondo Rosso, pubblichi un album con le nuove versioni, tutte risuonate con la nuova line up, della colonna sonora del film di Dario Argento e con uno special box per collezionisti, sia in vinile che in CD. I collezionisti musicali ti hanno sempre amato tanto, Claudio! Mi sbaglio?
“Hai perfettamente colto nel segno. E’ incredibile, sai, come grazie ad una tecnologia vintage la discografia stia riprendendo vita grazie al ritorno del disco in vinile, tanto caro ai collezionisti, vecchi e nuovi. Durante i tour con la mia band ho realizzato che il pubblico è più orientato proprio all’acquisto degli album in vinile; il CD ormai ha compiuto la sua epoca e sta andando verso la sua naturale fine. Nel 2020 ho pubblicato gli album The Very Best Of – Volume I, Profondo Rosso – 45° anniversario (risuonato appunto con la mia attuale formazione) sia in versione LP normale che in uno speciale box; per il 35° anniversario, ho pubblicato anche la colonna sonora originale di Dèmoni sempre in LP normale e in uno special box. Naturalmente in catalogo ho anche Zombi/Dawn of the dead, Opera e altre colonne sonore inedite quali Conquest (film di Lucio Fulci), e di prossima uscita anche Vendetta dal futuro (film di Sergio Martino) e The Very Best Of – Volume 2. Tutti questi dischi sono pubblicati dalla mia etichetta discografica Deep Red”.
Un saluto per gli italiani all’estero: cosa diresti?
“Un abbraccio caloroso per tutti gli italiani all’estero, con i quali mi intrattengo spesso alla fine dei miei concerti; non vedo l’ora di tornare a suonare dal vivo per tutti loro, credimi. Auguriamoci una rinascita veloce dopo questa tragica pandemia che ci ha bloccati da ormai troppo tempo”.