Lo scontro è diretto, personale e durissimo: chi vincerà avrà il partito repubblicano in mano. Un duello come nel film “Mezzogiorno di Fuoco” lungamente annunciato dal quale uno solo dei due contendenti avrà un futuro.
Il primo affondo lo ha fatto Mitch McConnell, il leader della minoranza repubblicana al Senato, che subito dopo aver votato contro l’impeachment di Trump ha detto che l’ex capo della Casa Bianca è “moralmente responsabile” dell’assalto al Congresso del 6 gennaio. Aggiungendo che la giustizia ordinaria potrà portare il conto all’ex presidente. E ieri, dopo alcuni giorni di silenzio, Donald Trump ha lanciato la sua scomunica: “Bisogna scaricarlo. Il Partito repubblicano non può essere forte e rispettato con un leader come lui, un leader di terz’ordine. Mitch – ha aggiunto – è un politico burbero, scorbutico e senza sorrisi, e se i senatori repubblicani rimarranno con lui, non vinceranno mai più”.
Parole di fuoco che hanno spaccato il partito. Per dare forza al suo anatema l’ex presidente ha detto che appoggerà alle prossime elezioni solo quei candidati repubblicani che scaricheranno Mitch McConnell.

Il leader repubblicano non ha risposto. “E’ superfluo – afferma il professor Lawrence Tribe, considerato uno dei massimi esperti in diritto costituzionale – Trump trascorrerà i prossimi anni per difendersi dalle inchieste giudiziarie. Non avrà tempo per la politica”.
E dopo la scomunica sono iniziate le manovre dietro le quinte. Il senatore della South Carolina, Lindsey Graham, trumpiano d’acciaio, è andato in difesa di Mitch McConnell. Vede l’attuale leader della minoranza al senato in difficoltà e non perde l’occasione per presentarsi come il ponte tra le due anime del partito. “Mitch è di enorme importanza, senza di lui non avremmo mai realizzato l’agenda conservatrice di questi ultimi quattro anni, non avremmo ottenuto gli sgravi fiscali per la ripresa economica. E Donald Trump è stato essenziale per dare la carica a milioni di repubblicani disincantati”.

Sorprendente, comunque, che un politico navigato attentissimo e misurato nelle parole come Mitch McConnell abbia fatto quelle dichiarazioni subito dopo l’assoluzione di Trump dall’impeachmnt. Forse si è tolto un sassolino dalla scarpa, ma ha anche evidenziato come il suo sostegno a Trump nel corso degli anni sia stato dettato dalla paura trovando il coraggio solo dopo che l’ex presidente era fuori dalla Casa Bianca.
I trumpiani non perdonano. I 7 senatori repubblicani che hanno votato con i democratici in favore dell’impeachment, ma anche i congressman che dissentono dalla direzione politica di Trump, sono bersagliati all’interno del partito. Piovono le censure. Il New York Times in un analisi politica vede queste misure come un rafforzamento del partito, un chiarimento in cui la minoranza ha mostrato tutta la sua debolezza e Trump, invece, la sua forza. Di parere opposto il Washington Post che in una analisi politica descrive Trump fuori dai giochi con Ted Cruz e Josh Hawley, i due senatori che cercarono inutilmente di allungare i tempi della certificazione elettorale della vittoria di Biden, che si propongono come i difensori del trumpismo all’interno del partito. E secondo il Washington Post – con le loro mosse hanno già gettato il cappello nell’arena delle presidenziali del 2024.
Il dibattito all’interno del partito però è anche condizionato, e sono veramente pochi i parlamentari che non vedono la minaccia, dal futuro dell’ex presidente. Lui, dalla Florida, ostenta sicurezza e determinazione a rimanere il “padrone” del Gop, ma come al solito la realtà si scontra con le sue fantasie politiche. Piovono le inchieste giudiziarie, sia penali che civili. Anche i difensori più fedeli si rendono conto che la giustizia non chiuderà gli occhi sui 5 morti e le centinaia di persone ferite nell’assalto al Congresso. Le indagini degli agenti federali vanno avanti. Le persone identificate e denunciate sono più di 200. Tra loro molti estremisti di destra come i Proud Boys e gli Oath Keepers che con il loro abbigliamento paramilitare, con le loro comunicazioni evidenziano come l’attacco non sia stato casuale. All’esame degli inquirenti gli incontri che Roger Stone, il fedele amico di Trump che il presidente ha graziato prima di lasciare la Casa Bianca, che ha avuto giorni prima dell’assalto al Congresso con i leader degli estremisti.
Ieri il congressman democratico Bennie Thompson, presidente della commissione della Camera per la sicurezza interna, ha presentato una denuncia contro Trump e il suo avvocato Rudy Giuliani accusandoli di aver cospirato con i Proud Boys e gli Oath Keepers per istigare l’assalto del 6 gennaio e chiede l’applicazione delle misure contenute in una legge varata dopo la guerra civile creata per combattere la violenza che il Klu Klux Klan usava per intimidire gli avversari.
L’ex presidente nei giorni scorsi ha scaricato Rudy Giuliani. Trump, con una delle sue classiche mosse che rifiutano le verità che non gli piacciono, lo ha accusato di non essere stato in grado di provare che le elezioni fossero truccate. Una mossa dopo che Giuliani, con l’altro avvocato Sidney Powell, leader dei QAnon, entrambi citati in giudizio delle società Dominion e Smartmatic che chiedono risarcimenti miliardari per la campagna di disinformazione lanciata dai due legali sui brogli elettorali, aveva chiesto a Trump di pagare le spese legali per la sua difesa. La risposta è arrivata con il suo allontanamento.
Ieri Trump ha perso un altro dei suoi paladini. Rush Limbaugh, giornalista radiofonico seguitissimo dalla destra, rabbioso difensore dell’ex presidente, è morto. Alcune settimane fa gli era stata data la Presidential Medal of Honour, la più alta onoreficenza presidenziale. Per caso, alla stessa ora in cui veniva comunicata la scomparsa di Limbaugh, il Trump Casino di Atlantic City è stato demolito. Le immagini del grattacielo, ex gioiello di Donald Trump, che abbattuto con le cariche esplosive si afflosciava in una nuvola di polvere sembrava un triste presagio sul futuro politico dell’ex presidente.
Mentre la destra è spaccata dalla guerra interna, il presidente Joe Biden è confrontato dalla grave situazione medica ed economica del Paese. Il Covid 19 continua a mietere vittime, quasi mezzo milione di persone sono morte per il coronavirus e il Congresso in questi ultimi giorni è stato concentrato sull’impeachment anziché sul piano dello stimolo economico. Ieri sera in un “town hall” organizzata dalla CNN a Milwaukee, in Wisconsin, ha detto che molto probabilmente la normalità tornerà entro il prossimo Natale e che entro luglio saranno disponibili 600 milioni di dosi di vaccino in modo da poter immunizzare tutti gli americani. Biden si è lamentato come ancora oggi si continui a parlare di Trump mentre gli impegni del paese e della sua Casa Bianca sono di importanza vitale. Ma con Trump l’America ha vissuto una conveniente realtà alternativa, con Biden i difficili problemi da risolvere sono davanti agli occhi di tutti. Alcune volte è meglio vivere di fantasia che non confrontarsi con la realtà.