Mattarella ha parlato.
Al termine dell’incontro con Roberto Fico, che gli ha espresso la situazione ricavata dopo i quattro giorni vissuti da “esploratore”, ha dichiarato l’intenzione di nominare un governo tecnico. Composto da chi? Da “alte personalità”, così ha fatto sapere il capo dello Stato. Nessun accordo tra le forze che hanno composto la maggioranza nel Conte bis e dunque nessun Conte ter. L’esperienza dell’avvocato del popolo a Palazzo Chigi si conclude oggi.
Mattarella ha escluso l’ipotesi di elezioni anticipate, motivando la scelta con il fatto che, se si iniziasse una campagna elettorale in vista di un ritorno alle urne nel giro di 60 giorni, l’Italia non riuscirebbe a lavorare in modo adeguato per affrontare la programmazione del Recovery Fund.
Per la giornata di domani, alle 12, il Quirinale ha convocato Mario Draghi con l’obiettivo di assegnargli l’incarico. 73 anni, romano e figura di altissimo spessore, è senza dubbio l’italiano più importante e rispettato in Europa. Un curriculum da fare invidia a qualsiasi politico attuale, che vede la dirigenza generale del Tesoro, il ruolo di governatore della Banca d’Italia e, per ultimo, della Banca Centrale Europea. Un passato legato a doppio nodo anche con gli States, dove consegue un Phd al Massachusetts Institute of Technology, dove insegna ad Harvard, prima di entrare a piedi pari nel mondo professionale dell’economia e diventare Managing Director di Goldman Sachs International, una delle più grandi banche d’affari del mondo, con sede legale al 200 di West Street. Avrà il compito di organizzare i lavori per consegnare all’Unione il documento con il quale l’Italia dichiarerà le sue intenzioni di utilizzo dei fondi europei.
Sembra così essersi compiuto il piano pensato da Matteo Renzi. Nonostante da settimane cercasse di depistare l’opinione pubblica parlando di “temi, contenuti e futuro”, una fonte molto vicina all’ex Premier ci aveva confessato tempo fa l’accordo raggiunto tra Renzi e Draghi per la Presidenza del Consiglio. Il leader di Italia Viva, dopo la comunicazione del Quirinale, ha scritto sui social “Abbiamo ascoltato le sagge parole del Presidente della Repubblica Mattarella: ancora una volta ci riconosciamo nella Sua guida. E agiremo di conseguenza.”. Missione compiuta, è il testo sottinteso.
Appare evidente che, da domani, i partiti inizieranno un nuovo dialogo e Draghi dovrà poi sottoporsi alla fiducia delle Camere. Lì, troverà ad accoglierlo a braccia aperte i membri che fino ad ora hanno composto la maggioranza del Conte bis (esclusi i 5 Stelle) e, in più, parte dell’opposizione. Forza Italia sarà probabilmente dalla sua parte. Sarebbe stata favorevole a un governo di unità nazionale e quindi appare logico che, con quegli ideali europei, non possa far altro che esprimere la propria fiducia al più europeista degli italiani.
Con i voti del partito di Silvio Berlusconi, il governo Draghi potrebbe fare a meno, sia alla Camera che al Senato, dell’approvazione di Lega e Fratelli d’Italia, che anche questa sera, dopo il discorso del Presidente, hanno espresso il loro dissenso e il desiderio di tornare alle urne. Matteo Salvini ha pubblicato l’articolo 1 della Costituzione, sottolineando “la sovranità appartiene al popolo”, mentre Giorgia Meloni ha ricordato che, a suo modo di vedere, “la soluzione ai gravi problemi sanitari, economici e sociali della Nazione non sia l’ennesimo governo nato nei laboratori del Palazzo e in mano al PD e a Renzi”.
Grande punto interrogativo è dato dalla posizione del Movimento 5 Stelle. Danilo Toninrlli, Ministro delle Infrastrutture nel governo Conte I e membro di spicco del Movimento, ha scritto “Non ci vengano a chiedere di votare Mario Draghi. Abbiamo fatto di tutto. Perfino annientarci negli uffici a lavorare pur di dare una mano a chi ne aveva bisogno. Questo per noi è stato governare l’Italia”, concludendo poi con un emblematico “Meglio andare al voto o stare all’opposizione per bloccare ogni porcheria eventuale a danno della gente. Per me è così e penso lo sarà per tutta la famiglia del Movimento. Ci riuniremo e decideremo. Tutti assieme”. A confermare le sue parole è poi arrivato Vito Crimi, leader dei 5 Stelle, rivendicando il fatto che “il Movimento, già durante le consultazioni, aveva rappresentato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi”.
A questo punto, solo una cosa è certa. Senza il voto dei pentastellati, Draghi rischia di non ottenere la fiducia in Parlamento.