A New York, i sindaci wannabe sono ormai più di trenta, fra i soli depositari delle firme e coloro che già calcano le strade in cerca di voti. Accade a cinque mesi dalle elezioni vere e proprie, sebbene il vincitore delle primarie del Partito democratico sarà con buona certezza il designato sindaco già da prima. Nella città più liberal d’America non c’è posto per un repubblicano a rivestire quella che viene definita la seconda carica più importante della nazione. Le elezioni presidenziali dello scorso 3 novembre lo hanno dimostrato in modo più che eclatante, regalando nella città di New York una maggioranza schiacciante al Presidente Biden.

Ma l’importanza delle primarie democratiche nella città non è l’unico motivo dietro alla grande affluenza di candidati. Sicuramente, il sistema di finanziamento pubblico in vigore a New York, che assicura 8$ per ogni dollaro ricevuto in donazione per i candidati che riescono a rispettare i requisiti richiesti, rappresenta un motore per spingere persone che godono di grande stima pubblica ma di pochi fondi a concorrere nell’arena politica. Il terzo e ultimo fattore dietro alla vasta mobilitazione è quello più inedito di tutti, la vera incognita che cambia le carte in tavola: il nuovo sistema di ranked choice vote o, per i meno anglofoni, il voto alternativo. La modalità differisce dalla scelta singola fra candidati diversi e opposti e si caratterizza da una lista di candidati fra i quali l’elettore deve decidere quali siano le sue cinque preferenze ed ordinarle in modo decrescente, stilando di fatto una classifica. Chi ottiene il maggior numero di prime posizioni, vince. Se nessuno supera la maggioranza assoluta, viene eliminato il candidato con meno voti e si procede alla ripartizione delle preferenze finché non si trova un vincitore.

Il sistema ha ricevuto critiche e plausi da parte dell’opinione pubblica. I detrattori (fra cui il candidato Eric Adams), sostengono che un meccanismo così nuovo e diverso possa scoraggiare gli elettori aumentando l’astensione soprattutto all’interno delle comunità composte da minoranze. Inoltre, aggiungono, a meno di non utilizzare software di conteggio, la fase di spoglio potrebbe essere soggetta ad un maggior numero di errori. Coloro che lodano il ranked choice vote lo fanno principalmente per una questione legata alla campagna elettorale e alla dispersione del voto. Così, gli aspiranti sindaci sono spinti verso una gestione della campagna elettorale maggiormente concentrata sui temi, dovendosi accaparrare un più ampio spettro di elettori e, possibilmente, strizzare un occhio anche agli avversari. La violenza verbale e la polarizzazione ne escono penalizzate ed ogni elettore può stilare liberamente una classifica dei suoi candidati più amati, anziché dover scegliere “il meno peggio”.

Dopo alcuni ingressi illustri, la corsa per il ruolo di sindaco è contesa principalmente fra Andrew Yang, Eric Adams, Maya Wiley, Scott Stringer, stando ad alcune prime proiezioni. Ma la lista è lunga ed i tempi non sono ancora maturi per capire fino in fondo chi riuscirà a spuntarla. Intanto, seguire la scia del denaro può offrire un buon punto di partenza per capire chi può beneficiare di maggiori fondi per una campagna elettorale che si annuncia agguerrita. Adams e Stringer sono quelli che hanno raggiunto maggiori donazioni, qualificandosi assieme a Wiley per il finanziamento pubblico messo a disposizione dalla città. Dietro, Raymond McGuire, ricco finanziere di Citigroup, che ha ricevuto grosse donazioni ed ha affidato il suo video promozionale al regista Spike Lee. A seguire Shaun Donovan, già Secretary of Housing and Urban development nei due mandati Obama.

Andrew Yang, unitosi da poco alla corsa, è subito diventato l’avversario più temuto. Il giovane astro della politica, sorpresa delle primarie democratiche per la presidenza, è riuscito a costruirsi una reputazione ed una base molto agguerrita. Prima di essere costretto ad una quarantena per contatto stretto, Yang ha portato avanti una campagna mista fra il web e le strade di New York, mostrandosi affidabile e votato alle nuove tecnologie. Passato alle cronache per il reddito universale proposto durante le primarie del 2019, Yang propone un basic income program per coloro che soffrono una condizione di estrema povertà. Benché non sia favorevole allo slogan defund the police, vorrebbe un civile come commissario, così che possa rifuggire dalle logiche interne al NYPD. Come già dimostrato durante nella sua corsa alla nomination, è attento alle nuove tecnologie, vorrebbe che tutte le scuole possedessero una connessione internet degna di questo secolo e non si è risparmiato alcune uscite strampalate, fra le quali le Tiktok houses e la costruzione di un casinò pubblico a Governor Island. Nella sua corsa è centrale anche la sua conoscenza dei vecchi candidati alle primarie democratiche, come il Presidente Joe Biden e la Vice Kamala Harris, ma anche il segretario ai trasporti Buttigieg. Dichiarando rapporti stretti con l’amministrazione, Yang punta a mostrarsi governativo, capace di dialogare con Washington (al contrario di de Blasio con Trump), moderato ma attento alle tematiche progressiste, come dimostra una sua apparizione con Ritchie Torres, primo afro-latino apertamente omosessuale al Congresso.

I rapporti con l’amministrazione (o i presunti tali), non sono un’arma utilizzata dal solo Yang. La pagina internet della campagna di Donovan è tappezzata di immagini di Obama ed il candidato ha dichiarato più volte di essere sempre in contatto con Joe Biden. Il suo nome – come lui suggerisce – sarebbe il più spendibile per via del suo lavoro come segretario all’edilizia negli anni della crisi finanziaria, del crollo del mercato immobiliare e dei pignoramenti di massa. McGuire, a sua volta, è un amico stretto di Kamala Harris e grande donatore del partito. Ammiratrice della Vicepresidente è Maya Wiley, anche lei donna afroamericana, campionessa nelle piccole donazioni e fautrice di una campagna concentrata molto su una “identity politics” di lotta al razzismo sistemico, alle disuguaglianze raziali e di classe, contro il possesso di armi ed il finanziamento alla polizia. Assieme ad Eric Adam si contende il voto delle comunità nere, con Dianne Morales lotta per la creazione di forze dell’ordine di “comunità”, non violente e radicate nei quartieri.
Per adesso, Yang è il favorito per i sondaggi ed il suo ingresso nella corsa ha scombinato i piani di Adams e Stringer, i due capofila della folta schiera di candidati. Il primo, afroamericano, poliziotto e senatore dello stato di New York, ha combattuto per i diritti civili e contro la violenza della polizia da dentro il dipartimento. Si batte per le minoranze, piani abitativi per i più bisognosi e detassazione per le piccole aziende. Stringer, invece, è un uomo bianco di mezz’età, progressista moderato, revisore di conti per la città di New York, ha lavorato ai fondi durante la crisi edilizia e si batte per il controllo delle armi e per i diritti della comunità LGBTQ+.

Con Yang in testa, gli altri candidati dovranno ingegnarsi per stargli al passo. Un aiuto, in questo frangente, può giungere proprio dal nuovo sistema elettorale a preferenze decrescenti, pensato per premiare le idee e non le forti personalità. Yang basa molta della sua fortuna sul suo carisma e sulla sua esposizione mediatica negli scorsi anni, ma i temi in campo sono vari e non sempre nelle sue corde. È possibile pensare che dietro alle maggiori issues si possano formare leghe di candidati a favore o contrari. Succederà probabilmente con la polizia, fra chi come Adams e Yang vuole riformarla da dentro e altri come Morales e Wiley vogliono totalmente rivoluzionarla. Lo stesso si può dire delle proposte di salario minimo o reddito universale, sul trattamento da riservare ai veterani, sui piani per l’edilizia o sui rapporti da intavolare col governo federale sul piano vaccinale. Ma, un’opzione non prevista inizialmente, potrebbe essere la creazione di una coalizione per arginare Yang ed escluderlo dalle preferenze successive alla prima nelle schede elettorali. Questo potrebbe essere possibile tramite endorsement fra candidati, utilizzando per l’appunto issues comuni. Per adesso, in una campagna elettorale altrimenti mite, alcune delle maggiori stoccate sono state indirizzate proprio contro Yang, come l’accusa di essersi trasferito uptown nei mesi più bui della pandemia, critiche verso la sua proposta sulle TikTok houses e sul casinò a Governor Island. Un primo della classe che potrebbe subire l’invidia, e le angherie, di tutta la scolaresca.