E così, davanti a Sergio Mattarella, Giuseppe Conte ha annunciato ufficialmente la fine del suo secondo governo. Probabilmente chiederà che gli venga assegnato l’incarico per un terzo, e questo è già strano per un uomo che il 25 marzo 2019, nel pieno del Conte I, diceva “io personalmente non ho la prospettiva per una nuova esperienza di governo. La mia esperienza di governo termina con questa”.
Da qui, da questa iniziale contraddizione, si diramano tutte le ipotesi che nelle ultime ore si sono alzate circa il futuro politico che spetta all’Italia. Raccontare la crisi di governo, così intricata e per larga parte del Paese incomprensibile, è una sfida complessa. A seconda del momento, e anche dell’umore verrebbe da dire, gli scenari possibili si moltiplicano.
Quello più accreditato, per ora, è che Conte, illustrando al Capo di Stato la situazione precaria della sua maggioranza, riceva da Mattarella un mandato esplorativo. L’obiettivo? Cercare numeri più solidi grazie ai quali procedere con l’azione di governo. Per farlo, potrebbe basarsi ad esempio su una maggioranza allargata, la cosiddetta “maggioranza Ursula”, cioè il blocco compatto formato da PD, M5S e Forza Italia che la scorsa estate hanno votato a favore della nomina di Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione europea.

Il piano di Palazzo Chigi sembra essere infatti quello di riunire attorno a sé le forze che sono disponibili a collaborare per un progetto europeista. Questa definizione, data ieri dal Segretario del PD Nicola Zingaretti, fa l’occhiolino a Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi, che vede come suo attuale portavoce l’ex Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. Berlusconi, però, ha chiuso la porta a Conte scrivendo che “nessuna trattativa è in corso, né ovviamente da parte mia, né di alcuno dei miei collaboratori, né di deputati o senatori di Forza Italia, per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica”.
L’unica certezza è che da domani pomeriggio, nei corridoi del Quirinale, inizieranno a vedersi i leader degli schieramenti presenti in Parlamento, che procederanno con le consultazioni. A differenza delle volte precedenti, però, non sarà un processo lungo. “Solo qualche giorno”, è questa la volontà del Presidente della Repubblica, convinto che, per creare un’azione politica efficace, siano necessarie velocità e chiarezza. Gli scenari possibili al termine delle consultazioni saranno poi essenzialmente due: il Conte ter oppure, se il Premier non avesse le carte per rimanere a palazzo Chigi, si potrebbe procedere con un cambio di Presidente del Consiglio sorretto dalla stessa maggioranza o con l’ingresso in scena di una nuova coalizione.
Nel salotto del Presidente, si scontreranno due visioni tra loro antitetiche. Le opposizioni chiederanno il ritorno alle urne (opzione improbabile ma non impossibile), la maggioranza, invece, il proseguimento della legislatura. È per questo che l’ipotesi di un governo di “unità nazionale”, prendendo spunto da quello che nel 1976 si formò sotto la presidenza di Andreotti coinvolgendo tutte le forze del Parlamento, appare oggi impossibile da realizzare. Come potrebbero governare insieme PD, Movimento, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia? Chi propone un’opzione del genere, spesso parla di fantapolitica.
Da adesso, tutta la responsabilità è nelle mani di Mattarella. Starà a lui decidere cosa ne sarà del nostro governo. Con un popolo sempre più diviso tra chi Conte lo adora follemente e chi lo vorrebbe immediatamente fuori dalla vita politica del Paese.
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