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Tra colpi di scena e geniali trabocchetti, il giorno del giudizio dell’America è vicino

Mentre Trump, sempre più in difficoltà, si agita come un dittatorello di una repubblica delle banane, la Speaker Nancy Pelosi crea un capolavoro politico

Massimo JausbyMassimo Jaus
La Camera passa l’impeachment, per Trump inizia la discesa all’inferno della storia

Il Presidente Donald Trump e la Speaker del Congresso Nancy Pelosi nell'illustrazione di Antonella Martino.

Time: 5 mins read

Tredici giorni ad Election Day e i colpi di scena, le rivelazioni clamorose, le smentite, gli atteggiamenti teatrali, l’uso delle nuove tecnologie, il trabocchetto politico teso da Nancy Pelosi,  fanno da corollario a questo stressante finale in cui già 35 milioni di americani hanno votato.

Una spirale di avvenimenti che con il passare dei giorni dà un ritmo sempre più convulso alla campagna elettorale.

Il New York Times scrive che Donald Trump ha conti correnti bancari in tre paesi stranieri: oltre alla Gran Bretagna e all’Irlanda, c’è anche la Cina. Il conto che il presidente ha a Pechino è controllato dalla Trump International Hotels Management Llc, che fra il 2013 e il 2015 ha pagato 188.561 dollari in tasse mentre per quello stesso periodo il presidente ha sborsato al fisco americano solo 750 dollari perché le esenzioni fiscali usate nel 2013 e 14 hanno azzerato l’imponibile del suo “impero”societario.

Uno scoop del Times che mette il presidente sulla difensiva proprio mentre cercava in tutti i modi di girare i riflettori sulle presunte irregolarità commesse dal figlio di Joe Biden, Hunter, con la società ucraina Burisma. Ma questa è una storia che ha troppi lati oscuri su cui l’Fbi sta indagando, e sulla quale già John Ratcliffe, ex congressman repubblicano e ora direttore della National Intelligence, ha già detto che non c’é nessun indizio per sostenere le presunte irregolarità che Hunter Biden avrebbe commesso.

La prima pagina del tabloid New York Post con la notizia “scoop” su Hunter Biden

Nei giorni scorsi il New York Post aveva pubblicato un articolo in cui si raccontava dei presunti illeciti di Hunter Biden. Il materiale per l’articolo era stato consegnato al giornale da Rudy Giuliani, che lo aveva raccolto con Steve Bannon. Nessun giornale, dati i tanti lati oscuri della vicenda, ha preso sul serio la narrativa del New York Post ad eccezione di Fox News. Le frustrazioni della Casa Bianca per la mancanza di attenzione da parte dei media sono esplose martedì quando il presidente ha chiesto al ministro della Giustizia, William Barr, di nominare uno special prosecutor per indagare su Hunter Biden anche se le accuse non sono state provate e di nominarlo prima del dibattito di giovedì sera. “Un atto di disperazione” commenta Wolf Blitzer su Cnn “come se un presidente potesse far mettere sotto inchiesta giudiziaria senza prove il figlio di un avversario politico. Queste sono cose che avvengono nei paesi che hanno le dittature non negli Stati Uniti”.

I difficili rapporti che Donald Trump ha con i media sono stati evidenziati martedì durante un intervista con Lesley Stahl che preparava un servizio per il seguitissimo programma della CBS News “60 Minutes”. Quarantacinque minuti di domande difficili soprattutto sul modo in cui ha affrontato il coronavirus e poi sulle tasse, sulla sua infuocata retorica, sui Qanon che lo sostengono. In evidente difficoltà, approfittando di un pausa prima di tornare davanti alle telecamere insieme al vicepresidente Mike Pence, Trump non è più tornato per continuare l’intervista. “Lesley Stahl non aveva la mascherina” ha detto più tardi in uno dei suoi tweet.

Le difficoltà del presidente sono evidenti. Il coronavirus e il modo in cui ha affrontato la pandemia, lo stanno condannando. Urla, grida, twitta che il coronavirus è in fase decrescente, che il peggio è alle spalle, ma i dati lo inchiodano. Solo ieri ci sono stati 60 mila contagi.

Le persone colpite dal virus negli Stati Uniti sono più di 8 milioni, i morti più di 221 mila. Il dottor Fauci e tutti gli altri esperti di virologia tracciano panorami foschi sul futuro del virus. Si parla di 300/400 mila morti per metà dell’anno prossimo senza che ancora sia stata varata una politica nazionale per affrontare questa pandemia e senza gli stanziamenti dei fondi federali a tutti gli Stati, che sono stati inclusi nel pacchetto dello stimolo economico per concedere i sussidi alle famiglie che hanno perso il lavoro, sia stato approvato.

Nancy Pelosi, la leader della maggioranza democratica alla Camera dei Rappresentanti, ha creato un capolavoro politico: un trabocchetto che mette in rotta di collisione Casa Bianca e repubblicani. Trump, in disperata ricerca di consensi prima delle elezioni, vuole approvare il compromesso raggiunto tra Nancy Pelosi e il ministro del Tesoro Steve Mnuchin. Un piano che varia tra i mille e 800 miliardi di dollari ai 2 mila e 100 miliardi di dollari. A questo piano si oppone Mitch McConnell, il leader della maggioranza repubblicana al Senato. “Se Trump accetterà la proposta della Pelosi – ha detto McConnell – moltissimi senatori non lo seguiranno”. I repubblicani conservatori, infatti, sono fortemente contrari a ingigantire in questo modo il bilancio dello stato e probabilmente lo bocceranno, rimettendo anche in discussione il voto per la conferma di Amy Comey Barrett alla Corte Suprema. Se Trump non approverà il pacchetto di aiuti finanziari rischia di perdere ulteriori consensi elettorali. E così  i suoi comizi sono pieni di rancore, la sua retorica è più spinta.

Nel  comizio di mercoledì sera a Erie in Pennsylvania, uno degli stati chiave nella corsa alla Casa Bianca, Donald Trump ha attaccato Joe Biden e Kamala Harris. Davanti ai suoi simpatizzanti ha mostrato un video in cui il candidato democratico e la sua vice bocciano il fracking, la frantumazione idraulica delle rocce per “spremere” il petrolio. I democratici sono contrari perché in questa tecnica estrattiva si usano enormi quantità di sostanze chimiche che vengono iniettate nel sottosuolo. Un eventuale divieto peserebbe molto sull’economia della Pennsylvania, che vedrebbe svanire migliaia di posti di lavoro.

“Questa è un’elezione fra la mia super ripresa economica o la depressione scelta da Biden” gridava il presidente tra gli applausi dei suoi sostenitori.  Per lui Biden non è un avversario politico, ma un nemico. Tanti applausi e urla di incitamento, ma solo tra i suoi sostenitori. Non riesce a comunicare al di fuori della sua sfera di seguaci. Non riesce ad allargare la sua cerchia elettorale polarizzando ulteriormente il voto. Un con me o contro di me che aliena il dialogo politico. 

Martedì in una intervista a Fox News ha attaccato la moderatrice del dibattito di giovedì sera con Joe Biden. “Keisten Welker è terribile, faziosa, schierata con i democratici e con Biden”. Se l’è presa pure con la commissione sui dibattiti presidenziali che ha deciso di spegnere il microfono del candidato al quale non viene posta la domanda dalla moderatrice. Questo per evitare la rissa verbale avvenuta nel primo dibattito.

Oggi è la volta di Barack Obama che scende in campo questa sera per Biden (lo potete vedere in diretta o registrato nel video sopra) facendo un incontro con gli elettori di Philadelphia. La Pennsylvania resta lo Stato più combattuto tra i due candidati.

Rep. Alexandria Ocasio-Cortez (Illustration by Antonella Martino)

I tempi cambiano e così anche la campagna elettorale. Martedì la giovane congresswoman Alexandria Ocasio Cortez, conosciuta come AOC, “stella” della sinistra del partito democratico, ha usato Twich, una piattaforma in videostream utilizzata soprattutto tra gli appassionati dei videogiochi, per mandare il suo messaggio elettorale. Un “Votate e fate votare” al quale si sono agganciate 400 mila persone e preso in visione da 700 mila americani.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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