Volto popolarissimo tra le comunità italiane all’estero, Francesca Alderisi ha dedicato gran parte della sua vita ai nostri connazionali oltreconfine, incontrando le collettività italiane di svariati angoli del mondo. Per molti anni è stata curatore, autore e conduttore dello storico programma di Rai International, “Sportello Italia”, trasmesso quotidianamente nei cinque continenti. Proprio per il suo impegno a favore delle comunità italiane nel mondo, nel 2010 è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2018, in seguito al cambio della legge elettorale che ha permesso anche ai residenti in Italia di potersi candidare nella Circoscrizione Estero, si è presentata alle elezioni politiche nella lista di centrodestra, come esponente di Forza Italia. Ha ottenuto 10.994 preferenze personali che oggi le consentono di rappresentare nel Parlamento italiano, quale unico senatore del Nord e Centro America, i cittadini italiani di questa importante area del mondo. Membro della settima Commissione, quella che si occupa di istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport, è da sempre una grande appassionata di comunicazione, format televisivi e media. Porta fieramente nel cuore la data del 22 maggio 2013, quando, dopo un lunghissimo iter burocratico, è riuscita a far dedicare la prima targa toponomastica agli italiani nel mondo: il Giardino Italiani nel Mondo a Roma, sul Lungotevere Flaminio.
Quale sarà il suo voto al referendum del 20-21 settembre e quali sono le ragioni principali della sua scelta?
“Prima di ogni altra cosa, ci tengo a dire che mi fa molto piacere vedere che, a quanto sembra, questo referendum abbia allineato trasversalmente noi parlamentari eletti all’estero. Fin dall’inizio mi sono opposta alla riduzione del numero di senatori e deputati, trovando questa modifica costituzionale un vile slogan elettorale che intende solleticare il diffuso sentimento di antipolitica. Il risultato però è che con questa riforma i valori democratici, la rappresentanza vengono sviliti e, contemporaneamente, si rischia di consegnare il Parlamento nelle mani di pochi; poi, mi amareggia molto pensare a una possibile ulteriore umiliazione della già sottorappresentata Circoscrizione Estero. Credo quindi fermamente che questa sia una modifica ingiustificata e di stampo populistico, verso la quale nella votazione in Senato del 7 febbraio dello scorso anno ho espresso un voto contrario, diversamente dal mio gruppo, insieme al senatore Raffaele Fantetti (FI) eletto nella ripartizione Europa”

Un gruppo tra ex parlamentari e componenti delle istituzioni ha scritto una lettera indirizzata a Mattarella, chiedendo “rassicurazioni immediate sulla partecipazione dei residenti all’estero al referendum”. Quanto è importante questo voto per gli italiani all’estero e crede ci saranno problemi per l’esercizio del voto in questa circostanza?
“È quasi scontato sottolineare quanto sia fondamentale il voto dei nostri connazionali oltreconfine per chi come me ha visto e vede nella figura di Mirko Tremaglia, indimenticabile Ministro per gli italiani nel mondo, un punto di riferimento. Mi piacerebbe però soffermarmi su quanto sia importante che il voto, sia esso in occasione di un referendum o di elezioni politiche, venga espresso con consapevolezza e coscienza da parte degli elettori. Noto sempre più spesso molta confusione da parte di una gran fetta di cittadini, soprattutto i più anziani, da cui ricevo ogni giorno lettere e messaggi di richieste di informazioni, indicazioni; una confusione dettata anche dalla non sufficiente copertura mediatica. Parlando nello specifico da autore televisivo, mi piacerebbe un giorno poter vedere, in uno dei canali a diffusione all’estero, dei programmi, talk show politici come si faceva un tempo nella vecchia Rai International, così da poter mettere a confronto in dibattiti anche i diversi punti di vista di noi eletti all’estero. Per quanto riguarda invece le difficoltà oggettive nella gestione di questo voto referendario, non posso nascondervi che per quanto Ambasciate e Consolati si stiano adoperando virtuosamente per gestire al meglio le operazioni di voto, l’emergenza Covid-19 ha in alcuni casi generato alcuni disagi. A proposito della modalità di voto degli italiani all’estero, come già specificato in altre occasioni, il mio punto di vista non è così radicale da prendere in considerare l’abolizione del voto per corrispondenza; ritengo, anzi, che esso sia necessario per le vecchie generazioni che non sempre hanno dimestichezza con gli strumenti digitali. L’optimum sarebbe un’opzione mista, non lasciandoci abbagliare troppo dalla tecnologia, perché la soluzione più innovativa non è necessariamente la migliore. Approfondendo l’argomento con il mio gruppo di lavoro, ad esempio, ho notato come diversi Paesi (Svizzera, Finlandia e Norvegia, per citarne alcuni) abbiano abbandonato il voto elettronico dopo alcune sperimentazioni. Il tema merita comunque un serio approfondimento…”
Parlando di economia, pensa che il taglio dei parlamentari sia un buon modo per ridurre la spesa pubblica, o crede che esistano proposte migliori?
“Parlando in termini pratici, il risparmio che deriverebbe da questa riforma sarebbe pari allo 0,007 per cento della nostra spesa pubblica, ovvero l’equivalente di un euro all’anno per ciascun italiano. Vogliamo davvero danneggiare e svilire la rappresentanza per un risparmio così irrisorio? Il Parlamento è l’organo rappresentativo attraverso il quale si esprime la sovranità popolare nazionale ed è quindi un’Istituzione che va rispettata, tutelata, valorizzata”
Considerate le riduzioni che verrebbero effettuate, crede che, con la vittoria del sì, si finirebbe con l’avere un problema di rappresentatività?

“Come parlamentare ritengo che la mia missione sia anche quella di costruire un rapporto forte, stretto, fisico con i cittadini, cosa che nella Circoscrizione Estero già oggi appare difficile a causa dell’estensione delle ripartizioni e che domani sarà quasi un’utopia con l’eventuale vittoria del Sì al prossimo referendum. E’ davvero impensabile che i dodici parlamentari che la riforma prevede possano rappresentare e rispondere alle richieste degli oltre sei milioni di italiani dislocati in cinque continenti e in continuo e costante aumento. In questo caso i numeri fotografano ancor meglio la situazione in cui potremmo ritrovarci: un deputato della Circoscrizione Estero andrebbe a rappresentare oltre 700 mila cittadini residenti fuori dai confini nazionali e un senatore circa 1.4 milioni di elettori italiani all’estero. Sarebbe vergognoso!”
Secondo un sondaggio di Alessandra Ghisleri, quattro italiani su dieci sono convintamente a favore del taglio dei parlamentari. Considerando l’ampia astensione prevista, ci si aspetta una vittoria netta. Se vince il sì, lei si ricandiderà?
“L’eventualità di una mia ricandidatura non dipende da calcoli matematici basati sull’esito dell’imminente referendum. Sarebbe veramente molto triste se fosse così e non rientra assolutamente nel mio modo di ragionare. In caso di vittoria del Sì e della conseguente riduzione dei senatori eletti all’estero, da sei a quattro, gira sempre più insistentemente la notizia che la ripartizione Nord e Centro America, che oggi rappresento, potrebbe essere accorpata con quella dell’Asia e Oceania (includendo pertanto Paesi come Australia, Nuova Zelanda, Giappone). Se dovessi quindi pensare al mio tornaconto personale, questo accorpamento mi porterebbe un grande vantaggio avendo io una conoscenza di lunga data delle comunità italiane nel mondo, in particolare di quella dell’Australia: Paese con il quale ho costruito nel tempo un forte legame, dove moltissime volte ho incontrato la collettività italiana delle cinque grandi città downunder e dal quale ho ricevuto sempre un enorme riscontro televisivo nei miei programmi di Rai International. Tornando alla domanda, la mia risposta è ovviamente sì; tuttavia torno comunque a ribadire quanto sia folle anche solo immaginare di assegnare a un solo senatore aree così ampie, anche perché sarebbe improbabile avere riscontro concreto in termini di voti in territori lontani da quelli in cui si vive. Il mio si riconfermerebbe ancora di più un caso del tutto eccezionale”
In un’intervista, Fico ha detto che “Va bene tagliare i parlamentari, non è solo risparmio di soldi ma porta efficienza nel lavoro”. Lei crede che ridurre il numero dei parlamentari significhi aumentare l’efficienza delle Camere?

“È noto a tutti che il nostro Parlamento non funzioni come dovrebbe, ma la causa non risiede di certo nel numero dei suoi membri, quanto piuttosto nel suo funzionamento. Ridurre i parlamentari non porterà maggiore efficienza e tantomeno maggiore qualità, che è quella di cui si ha bisogno e che senza dubbio non verrà garantita da questo taglio. Anzi, il rischio è forse l’opposto, cioè che meno parlamentari non riusciranno a fare tutto il lavoro e l’approfondimento sulle tante tematiche come accade oggi, con inevitabili ripercussioni sulla qualità del loro operato. Di questo ne risentirebbe sicuramente l’attività nelle Commissioni parlamentari. E’ dunque soltanto un’illusione che una riduzione lineare di deputati e senatori risolva il problema dell’inefficienza”
I sostenitori del “no”, tra le varie motivazioni a favore della loro scelta, ribadiscono che con la riduzione del numero dei parlamentari si finisca con l’indebolire il Parlamento, crede sia così?
“Credo che anziché rispondere all’attuale crisi di fiducia dei cittadini nelle istituzioni, una diminuzione della rappresentanza rischi soltanto di allargare, indirettamente, la frattura che c’è tra eletti ed elettori. Questa riforma non aiuta a ricostruire e rafforzare il legame tra cittadini e parlamentari, bensì alimenta false speranze presentandosi come la soluzione a tutti i mali”
Se avesse la possibilità di modificare il quesito referendario, lo farebbe? E se sì, cosa cambierebbe per riuscire a migliorarlo?
“Più che il quesito referendario occorrerebbe cambiare la riforma, ma questa ora è soltanto fantapolitica: affrontiamo la realtà, piuttosto”

Con questa intervista alla senatrice Francesca Alderisi, abbiamo terminato la nostra indagine sul referendum del 20 settembre e il voto delle parlamentari elette nel Nord Centro America. In precedenza avevamo intervistato l’On. Francesca La Marca e l’On. Fucsia Nissoli.