Il 20 e 21 settembre, gli italiani saranno chiamati alle urne per fare la propria scelta in merito al referendum costituzionale relativo al taglio dei parlamentari (Ma gli italiani all’estero dovranno in questi giorni inviare nei consolati già il loro voto). Di referendum, motivazioni del sì e del no e di futuro, abbiamo parlato con l’Onorevole Fucsia Nissoli, eletta con Forza Italia nella circoscrizione estera del Nord e Centro America. Nata in provincia di Bergamo, vive da circa trent’anni negli Stati Uniti, dove risiede con il marito americano e tre bellissimi figli. È impegnata nel sociale a diversi livelli e ha sempre cercato di trasmettere l’amore e l’orgoglio per il Bel Paese ai suoi i figli, mettendo passione e impegno nel suo percorso politico che la vede impegnata dal 2013 in Parlamento, eletta al suo primo mandato con Scelta Civica e ora con Forza Italia.
Onorevole Nissoli, quale sarà il suo voto al referendum del 20-21 settembre e quali sono le ragioni principali della sua scelta?
“Io voterò “no” e lo farò prima di tutto perché questa è una riforma finta. È una riforma che non risolve i problemi legati alle lungaggini dell’iter parlamentare per approvare le leggi, ma è soltanto un taglio di rappresentanza, che secondo me colpisce più di tutti la circoscrizione estera. Con la riduzione da 12 a 8 deputati e da 6 a 4 senatori si verrà davvero a creare un problema serio di rappresentatività e di pluralismo politico. Gli iscritti A.I.R.E aumentano quotidianamente e ormai siamo arrivati a quasi sei milioni, tanti quanti sono i residenti in una regione, però in una regione non ci saranno 12 parlamentari, ma ce ne saranno forse il triplo. Chi sarà eletto nel Nord e Centro America rappresenterà non solo gli italiani di quelle zone, ma forse anche dell’Australia o dell’Africa e questo creerà anche dei problemi sulla qualità dei rapporti tra eletti ed elettori. Noi all’estero siamo eletti con le preferenze, quindi ci piace andare ad incontrare la comunità. Se vincerà il “sì”, bisognerà fare una riflessione seria sull’efficacia e l’efficienza dei parlamentari che rappresenteranno più di un continente”
Quindi lei crede che ci sia un po’ di demagogia attorno al discorso riguardante il referendum?
“Sì, c’è molta demagogia. Questo referendum è proprio il frutto del populismo in azione e non della volontà di migliorare il processo legislativo e il funzionamento delle camere, tanto che il risparmio sarà veramente irrisorio e ridicolo”
Un gruppo tra ex parlamentari e componenti delle istituzioni ha scritto una lettera indirizzata al Presidente Mattarella chiedendo “rassicurazioni immediate sulla partecipazione dei residenti all’estero al referendum”. Infatti, quasi un milione e mezzo di italiani residenti all’estero rischiano di non poter prendere parte alla votazione. In Brasile, ad esempio, dove vivono oltre 500.000 connazionali, a causa degli impedimenti dovuti alla pandemia i sindacati dei servizi postali hanno indetto uno sciopero a tempo indeterminato, rendendo di fatto impossibile la trasmissione dei plichi elettorali. Quanto è importante questo voto per gli italiani all’estero e crede ci saranno problemi per l’esercizio del voto in questa circostanza?
“Allora anch’io ho presentato un’interrogazione proprio su questo. Il voto per gli italiani all’estero, per noi italiani all’estero, è importantissimo, perché ne va proprio della nostra rappresentatività. Spero tanto che con la pandemia non ci saranno dei ritardi e tutte le schede arriveranno, però un auspicio è quello che questa sia l’ultima volta che facciamo in questo modo, con le votazioni cartacce. Mi auguro che dalla prossima volta si potrà votare con altre modalità, magari anche con il voto elettronico, perché ormai il voto cartaceo è vecchio obsoleto, oltre a costare tantissimo. Inoltre, questa modalità di voto è stata oggetto più volte di critiche, a causi di presunti brogli elettorali. Ad esempio, è ancora in corso un’inchiesta della Procura di Roma proprio per presunti brogli alle ultime elezioni in Canada e spero tanto che questa indagine possa individuare presto i colpevoli”
Quindi lei è contraria al voto per corrispondenza?
“Sì, io spero che questa sia l’ultima volta che votiamo per corrispondenza. Vorrei che ci fosse davvero la riforma del voto, perché è stata tanto annunciata, però di fatto non c’è mai stata. Vorrei che dopo il referendum, sia che vinca il “sì” sia che vinca il “no”, venisse fatta una riforma seria sulle modalità di voto all’estero”
Allora per questo lei si dovrebbe trovare d’accordo con il Movimento 5 stelle. Nel 2017, quando si discuteva della legge elettorale, il Rosatellum bis, i 5 stelle proposero un emendamento con l’obiettivo di abolire il voto per corrispondenza
“Il Movimento 5 Stelle aveva proposto un emendamento per abolire il voto all’estero, non solo per corrispondenza, ma loro avrebbero voluto abolire proprio la circoscrizione estera. Io invece chiedo di cambiare le modalità di voto, vorrei che il macchinoso processo che esiste ora non ci fosse più e che potessimo votare semplicemente con un click o alla peggio facendo allestire dei seggi nei consolati, in modo da garantire così anche l’articolo 48 della Costituzione, che dice che il voto deve essere libero e segreto”
In un’intervista, Fico ha detto che “Va bene tagliare i parlamentari, non è solo risparmio di soldi, ma porta efficienza nel lavoro”. Lei crede che ridurre il numero dei parlamentari significhi aumentare l’efficienza delle Camere?
No, secondo me sarebbe ancora più difficile lavorare in Parlamento rappresentando gli italiani che vivono in un territorio così grande. Inoltre, i meccanismi di produzione dei testi normativi rimarrebbero sempre gli stessi, quindi si lavorerebbe di più e a rilento nelle Commissioni, perché ci sarebbero meno parlamentari impegnati sulle questioni in esame”
Parlando di economia, pensa che il taglio dei parlamentari sia un buon modo per ridurre la spesa pubblica, o crede che esistano proposte migliori?
“Sono vicina a quello che dice Cottarelli, anche perché penso che il risparmio sia quasi inesistente. Infatti, rispetto al bilancio dello Stato, ho letto ovunque che sarebbe dello 0,007%. Se si volesse ridurre la spesa pubblica si potrebbe agire su altri fronti, per esempio tagliando alcune indennità parlamentari che noi abbiamo, ma di certo non tagliando così la democrazia”
Considerate le riduzioni che verrebbero effettuate, crede che, con la vittoria del “sì”, si finirebbe con l’avere un problema di rappresentatività? Questo è un argomento ricorrente tra i sostenitori del “no”. Attualmente, l’Italia è il terzo Paese al mondo per numero di parlamentari, dietro soltanto a Cina e Regno Unito. Con l’approvazione della riforma passerebbe al settimo posto, finendo dietro a Francia, India, Germania, Giappone e Spagna. Crede sia un problema?
“Io mi riferisco in particolare alla mia circoscrizione, cioè al parlamentare eletto all’estero. Nel nostro caso questa riforma penalizza più noi, perché andremo poi a rappresentare un territorio ancora più vasto. Come dicevo, può essere che vogliano accorpare al Nord e Centro America anche un altro continente, magari l’Africa o l’Australia. Diventerà ancora più difficile lavorare bene per gli italiani all’estero. Comunque, volevo farvi presente che stiamo lavorando in Parlamento all’istituzione di una commissione bicamerale, per la quale sono anche una delle prime firmatarie. Sono stati presentati cinque progetti di legge e io spero che questa istruzione della bicamerale arrivi prestissimo e che ci sia un luogo istituzionale dove avremo la possibilità di parlare esclusivamente delle nostre istanze delle istanze degli italiani all’estero”
Secondo un sondaggio di Alessandra Ghisleri, quattro italiani su dieci sono convintamente a favore del taglio dei parlamentari. Considerando l’ampia astensione prevista, ci si aspetta una vittoria netta. Se vince il sì lei si ricandiderà?
Guardi, veramente questa è una domanda che arriva troppo presto. Non ci ho pensato, dovrò valutare la situazione. Non perché posso vincere o perdere, ma semplicemente anche io ho una famiglia con tre figli. Dovrò vedere se alla fine della seconda legislatura potrò dirmi soddisfatta del lavoro che ho fatto e del mio impegno. Non lo so sinceramente, è un problema che non mi sono ancora posta.
Allora le faccio un’altra domanda, le ho detto che si suppone possa vincere il “sì”. È d’accordo con me?
“Guardi anche io adesso mi trovo in Italia e quindi anch’io sento la televisione e i sondaggi. Però devo dire che c’è sempre qualcuno che mi chiama, dall’estero ma anche dall’Italia, dicendomi ‘sai mi sono informato meglio e penso che voterò no’. Mancano ancora dieci giorni e secondo me dobbiamo vedere cosa succede, non sono in grado di fare una previsione così netta”
I sostenitori del “no”, tra le varie motivazioni, ribadiscono che con la riduzione del numero dei parlamentari si finisca con l’indebolire il Parlamento, crede sia così?
“Io direi di sì, condivido. Più il numero è stretto e più le segreterie dei partiti potranno controllare direttamente gli eletti, candidando solamente quelli più vicini alla loro linea di politica di partito”
Se avesse la possibilità di modificare il quesito referendario, lo farebbe? E se sì cosa cambierebbe per riuscire a migliorarlo?
“No, non so se lo farei, però se avessi avuto la possibilità di modificarlo, avrei tolto dal quesito la circoscrizione estera. Non sono in assoluto contro il taglio dei parlamentari, devo dire la sincera verità, anche perchè quando sono in aula guardo sempre il tabellone che comunica il numero dei votanti e dei 630 deputati ne ho sempre visti presenti alle votazioni tra i 400 e i 500. Non dico sia sbagliato includere i rappresentanti degli italiani all’estero perché io sono deputata eletta all’estero e cerco di salvare la poltrona, assolutamente, ma perché noi, rispetto alle regioni italiane, rappresentiamo in proporzioni un numero molto più grande di cittadini”
Quindi, se nel quesito avessero lasciato fuori i parlamentari all’estero, avrebbe votato sì?
“Non lo so in realtà. Però sarebbe stato giusto estrapolare la circoscrizione estera. Noi dovremmo essere davvero di più per rappresentare quasi sei milioni di italiani. Lei vada a vedere quanti parlamentari ci sono nel Lazio o in Lombardia, non ce ne sono di certo dodici. Con il “sì” andremmo a rappresentare quasi quattro volte maggiore rispetto a quella dei rappresentanti delle regioni”
Siccome abbiamo citato le regioni, le faccio una domanda che non ha a che fare con la sua circoscrizione all’estero. Dal voto delle regionali, che si avrà in contemporanea al referendum costituzionale, cosa si aspetta?
“Mi aspetto una vittoria del centrodestra. Magari non in tutte e sette le regioni in cui si vota, però forse quattro o cinque. Non sono brava a fare previsioni e non mi piace nemmeno farle. Bisogna sempre aspettare i risultati”
E invece ha notizie del Presidente Berlusconi? Come sta?
“È stabile e gli faccio tantissimi auguri, lui è davvero un leone e ce la farà, uscirà indenne e forse ancora più forte di prima”