L’11 settembre non ferma la campagna elettorale. Lo sfrenato ritmo delle presidenziali non lo permette. Sui calendari dei candidati c’è un numero: 52, i giorni che mancano alle elezioni del 3 novembre. Fino ad allora nessuna tregua, nessuna sosta. C’è una distinzione però: Joe Biden va ora un po’ d’appertutto, specie negli “stati in bilico”, Donald Trump glissa gli Stati che lui considera “nemici”o quelli in cui sa che è mal accolto o quelli che sa che non potrà conquistare.
La California e l’Oregon bruciano. Ventitrè persone sono morte tra le fiamme che si stanno propagando su una superficie di quasi 8 mila miglia quadrate, quanto tutto lo Stato del New Jersey. Migliaia di abitazioni, interi villaggi, sono andati in fumo. Da Trump neanche una parola. New York mestamente ricorda e piange le vittime dell’11 settembre 2001. Minneapolis e Portland sono ancora scosse dalle tensioni razziali. In Louisiana nugoli di zanzare, come una delle piaghe bibliche, si avventano sulle mandrie di bovini sterminandole. Sciagure nazionali con un denominatore comune: tutti i governatori di questi Stati sono democratici e Donald Trump non solo non ha messo a disposizione i militari che ha generosamente prestato per difendere le statue di Portland, ma non ha neanche promesso un sostegno finanziario alle ingenti spese che questi Stati stanno affrontando. Anzi, non ne ha proprio parlato. Ha continuato a mandare raffiche di tweet contro i dimostranti che continuano a protestare per le ingiustizie razziali, continua ad invocare legge e ordine quando legge e ordine sono delle opzioni invece di certezze, continua a raccontare menzogne sui brogli elettorali mai denunciate o scoperti per le elezioni presidenziali. Ma del mezzo milione di persone costrette a lasciare le proprie abitazioni nel nord della California e nel sud dell’Oregon, neanche un “cinguettio”. Niente. Anzi, uno solo e di qualche giorno fa, sulla cattiva gestione delle foreste da parte del governatore della California, il democratico Gavin Newsom.
Nelle settimane scorse è andato in Texas, a visitare i villaggi devastati dall’uragano Laura con accanto il “fedelissimo” governatore Gregg Abbot, repubblicano d’acciaio, promettendo aiuti federali e ordinando alla Federal Emergency Management Agency di contribuire generosamente alla ricostruzione nelle zone devastate. Nel confinante stato della Louisiana solo una foto op con il governatore democratico John Bel Edwards. Oggi 11 settembre, nella New York che non dimentica le sue 2606 vittime, una cerimonia in tono minore per via del coronavirus, nessun assembramento, tutti con la mascherina, i governatori di New York e New Jersey, Andrew Cuomo e Phil Murphy, il sindaco di New York, Bill de Blasio, il candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden, e… il vicepresidente Mike Pence. Trump ha scelto di andare nelle campagne della Pennsylvania, a Shanksville, dove il volo 93 della United Airlines si è schiantato per la reazione dei passeggeri dopo che 4 terroristi cercarono di dirottare il volo.

“L’America – ha detto Trump – non si fermerà mai nel perseguire i terroristi che minacciano l’America. Non possiamo cancellare il dolore dei familiari ma possiamo contribuire a farcene carico perché è il dolore di tutta l’America”. A tutt’oggi resta ancora il mistero dell’obiettivo che volevano colpire. Morirono tutti: 40 passeggeri e i 4 terroristi. Le vittime sono vittime, ma i numeri hanno la loro importanza. Perché ignorare 2606 morti e ricordarne 40? La spiegazione è semplice, New York non voterà mai per Trump, è uno stato “sicuro” per i democratici, mentre la Pennsylvania è uno di quelli “incerti”. E qui, nel primo pomeriggio, è volato anche Joe Biden anche se i sondaggi di RealClear Politics lo vedono in vantaggio di circa 5 punti su Trump.

Giovedì sera il presidente è andato in Michigan, un altro stato “incerto” e anche qui Biden ha 5 punti di vantaggio su Trump. Circondato dai suoi simpatizzanti che lo venerano come una divinità, è sceso dall’Air Force One tra applausi scroscianti come una star di Hollywood. Un po’ come Za Za Gabor quando scendeva dal Ile De France dopo la traversata atlantica. Ovviamente pochissimi avevano la mascherina e quasi tutti il cappellino “Make America Great Again”.