Martedì scorso si è votato per le primarie Democratiche e Repubblicane in vista del rinnovo del Congresso il prossimo Novembre. Nonostante non si abbiano ancora conferme sui risultati di alcuni distretti per via del voto per posta che ha causato parecchi ritardi nello scrutinio delle schede, possiamo già cogliere qualche segnale significativo in vista di Novembre.
Innanzitutto, Alexandria Ocasio Cortez – la giovane deputata ispanica del Bronx – si è riconfermata alla Camera dei deputati per altri due anni vincendo il quattordicesimo distretto di New York con oltre il 70% dei voti. Quello che due anni fa sembrava un exploit progressista reso possibile dall’ambiente ultra-liberale di New York City, si è invece trasformato in un vero e proprio movimento nazionale. Infatti, oltre ad Ocasio Cortez, le primarie Democratiche di Martedì scorso hanno visto trionfare tre candidati neri ultra-progressisti: Jamaal Bowman, che proprio come AOC ha dovuto battere un deputato con un’esperienza politica ventennale, Mondaire Jones, e Cameron Webb. Inoltre, con solo il 14% delle schede scrutinate, è atteso l’esito della corsa per la nomination del Senatore democratico del Kentucky, che a Novembre dovrà sfidare il leader Repubblicano del Senato, Mitch McConnell. Anche in questo caso, una senatrice dell’ala moderata del partito Democratico – Amy McGrath – si trova a dover respingere l’incursione di un candidato progressista nero – Charles Booker – entrato in politica per la prima volta solamente un anno fa. Al momento Booker conduce con poco più di 600 voti.

Se nel 2018 abbiamo assistito al desiderio di nominare giovani donne progressiste – la famosa “Squad” composta da AOC, Rashida Tlaib, Ilhan Omar, e Ayanna Prassley – nel 2020 stiamo assistendo al desiderio di nominare giovani neri progressisti. Complici anche i fatti riguardanti l’uccisione di George Floyd, questi giovani deputati neri hanno dimostrato che il cambiamento si può ottenere attraverso mezzi democratici, con buona pace dei gruppi anarchici che preferiscono spaccare le vetrine. Se dovessero venire confermati questo Novembre, questi candidati porteranno al Congresso una ventata di novità, sia sul fronte dei classici temi progressisti quali l’aiuto attraverso sussidi per i più deboli e la protezione dell’ambiente, ma anche sopratutto sul fronte della discriminazione razziale, dalla riforma del sistema delle forze dell’ordine, al rapporto tra cittadino nero e poliziotto nelle rispettive comunità.
A livello nazionale, queste primarie democratiche avranno certamente il loro peso. Oltre a rafforzare la causa progressista, assieme a quella dei futuri candidati progressisti per la Casa Bianca; il successo di Bowman, Jones, e Cameron, costringerà Joe Biden a riflettere su quale base di elettori dovrà provare a portare ai seggi questo Novembre. Si è parlato tanto degli elettori Trump-Biden, quelli che una volta venivano chiamati elettori Obama-Trump – i famosi “swing voters”. Esperti in materia hanno suggerito a Biden di presentarsi con un’agenda moderata, centrista, classica di un democratico conservatore, così da non spaventare questi famosi “swing voters” con proposte troppo radicali. Questa mentalità ha anche portato molti, io incluso, a consigliare a Biden un vice presidente alla Amy Klobuchar o alla Gretchen Whitmer, così da potersi assicurare qualche voto nel Midwest e portare via a Trump la fascia moderata della popolazione. Ma la realtà dei fatti è che in seguito alle proteste per la morte di George Floyd le carte in tavola sono cambiate, e sarebbe da stolti ed irresponsabili non prenderne atto. Se c’è una cosa che queste primarie democratiche ci devono insegnare è che l’entusiasmo al momento risiede nell’elettorato che ha votato per questi candidati neri progressisti. Ignorare questo entusiasmo per favorire un fantomatico elettorato centrista-moderato è un rischio che Biden non può e non deve correre.

Anche dal fronte Repubblicano si rilevano alcuni spunti interessanti. Nell’undicesimo distretto della North Carolina si è votato per riempire il posto lasciato libero da Mark Meadows, il nuovo Chief of Staff dell’amministrazione Trump. Lynda Bennett, la candidata supportata da Donald Trump, è stata sconfitta da Madison Cawthorn, un ragazzo di ventiquattro anni in sedia a rotelle per via di un incidente stradale. Dal punto di vista ideologico, Cawthorn non è troppo distante dalle posizioni del Presidente degli Stati Uniti: duro sull’immigrazione, anti-aborto, e pro-armi. Ha inoltre già utilizzato lo spauracchio del socialismo per portare acqua al suo mulino, proprio come sta facendo il Presidente. Se da una parte la vittoria di Cawthorn non apre un discorso ideologico su come sarà il partito Repubblicano post-Trump, dall’altra segnala comunque un’indifferenza non indifferente da parte dell’elettorato Repubblicano verso gli endorsement del Presidente. Se a questo ci aggiungiamo che Thomas Massie, il deputato Repubblicano aspramente criticato da Trump e persino minacciato dal Presidente di essere cacciato dal partito, ha stravinto con oltre l’87% delle preferenze, allora abbiamo più che una conferma sulla sterilità delle parole pronunciate dal Presidente. Certo, potrebbe anche solo essere un fattore locale, ma per sperare di vincere a Novembre, Trump ha bisogno di un consenso superiore al 95% nell’elettorato Repubblicano, e se pure questo consenso inizia a calare….