Si provi a immaginare Nancy Pelosi mentre strappa il testo del discorso del presidente Donald Trump, e a fianco il vice-presidente Mike Pence che invece applaude. Proviamo a immaginarceli entrambi, con una mascherina di protezione nel volto. Proviamo anche ad immaginare il governatore dello Stato di New York Andrew M. Cuomo, che davanti alle telecamere, per “precauzione”, indossa anche lui una mascherina anti-virus. Ovviamente fotografie destinate a fare il giro di mezzo mondo: pubblicate su giornali, siti, televisioni; altrettanto ovviamente chi le vede è indotto a pensare che qualcosa di tremendo accade negli Stati Uniti, che forse è meglio rimandare quel viaggio, quella vacanza programmata; rimandare il tutto per tempi migliori, andare altrove.
Ecco: non Pelosi e Pence hanno indossato la mascherina, ma alcuni deputati italiani: Maria Teresa Baldini e Matteo Dall’Osso; hanno avuto la bella idea di indossarla in Aula, e andarsene in giro così addobbati per – hanno detto – “difendere gli altri dal Coronavirus”. Peccato che nessuno dei due ne sia stato contagiato, e dunque possa contribuire all’estendersi dell’epidemia. Peccato che se fossero contagiati più che esibirsi in Aula, avrebbero dovuto starsene a casa loro, in auto-quarantena. Pensano di aver fatto una cosa intelligente? Se lo credono, sono in errore. Di intelligente in quell’esibizione non c’è nulla; anzi…
Anche Cuomo lo si è tirato in ballo a sproposito. E’ un altro, il Governatore che si è fatto riprendere mentre tenta di infilare una mascherina (senza peraltro riuscirci): si chiama Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia. Anche per lui vale il discorso fatto per Baldini e Dall’Osso (vedere video sotto).
Vedere parlamentari, presidenti di Regione che si fanno ritrarre in questo modo, anche in zone dove il Coronavirus non è presente, sicuramente contribuisce potentemente a creare inquietudine, preoccupazione, paura, in persone che vivono a migliaia di chilometri di distanza e a malapena sanno dove sia Firenze, Milano, Torino. Non c’è di che lamentarsi se in queste ore chi è italiano, chi viene dall’Italia, viene guardato con diffidenza, sospetto, timore. Sono gli stessi italiani che alimentano questi sentimenti: accompagnano giusti provvedimenti di contenimento con comportamenti decisamente irrazionali e fuoriluogo.
Poi, bisognerà pur dirlo: si assiste alla sagra delle corbellerie.
Pensate: il senatore Lello Ciampolillo, che non risulta avere competenze per quel che riguarda virus e medicina, suggerisce di far uso del “fiore di cannabis terapeutica, che ha già dato effetti straordinariamente positivi per i problemi dell’apparato respiratorio di pazienti terminali” (vale a dire li ha accompagnati all’ultimo viaggio risparmiando sofferenze fisiche). Ignazio La Russa, forse memore del suo nostalgico passato, non si limita a suggerire, come i francesi, di evitare la stretta di mano; propone il saluto romano. Poi fa marcia indietro, ma intanto quella proposta resta agli atti. Al ministro degli Esteri Luigi Di Maio in un incontro pubblico è scappato di dire: “Coronavairus”. Quando si padroneggiano le lingue… Il vice-presidente del Consiglio Comunale di Torino Viviana Ferrero, pensosa, si chiede se non sia il caso di “attuare anche una campagna di prevenzione basata sul corpo sano, che riuscirà con più facilità a superare il contagio…”. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia pensa bene di rivolgere le sue attenzioni sui cinesi: persone di cui è bene diffidare: “La mentalità a livello di igiene, l’alimentazione, il frigorifero, le scadenze degli alimenti sono un fatto culturale da noi. La Cina ha pagato un grande conto di questa epidemia che ha avuto perché li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi…”. Sicuramente gli standard di pulizia dei cinesi non sono esattamente gli stessi degli occidentali; ma l’affermazione è a dir poco infelice; e si capisce che quell’affermazione relativa ai “topi vivi mangiati” a Pechino non sia piaciuta per nulla.
Un bel tacer non fu mai scritto, s’usa dire. Massima che andrebbe scolpita e di cui tanti dovrebbero fare tesoro; in tempi di Coronavirus (e anche quando l’epidemia sarà passata).