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February 5, 2020
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Il discorso della disunione di Donald Trump stracciato in diretta da Nancy Pelosi

Il presidente Trump pronuncia lo "State of the Union Speech" prendendosi tutti i meriti per l'economia ma l'attenzione è tutta sul gesto di sfida della Speaker

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 3 mins read

Altro che “Speech on the State of the Union”, quello di martedì sera pronunciato da Donald Trump passerà alla storia come il discorso della totale “disunione”, con i momenti culminanti che accadono all’inizio e alla fine: quando il presidente consegna il testo del discorso a Nancy Pelosi e la speaker del Congresso tende la mano ma Trump platealmente la ignora e si volta sorridendo dalla parte dei repubblicani. Subito dopo la prima replica della Speaker che dando la parola a Trump non pronuncia la frase di rito sul come “siamo onorati di avere…”, ma sbrigativamente dice un semplice ecco “il presidente degli Stati Uniti”.  Quindi la “vendetta” di Nancy sempre  in diretta tv, la più plateale, quando la Speaker alla fine di un discorso durato un’ora e 18 minuti, quando ancora il presidente è sul podio – Pelosi sa benissimo di essere inquadrata dalla telecamere – ecco che la si vede afferrare con decisione i fogli del discorso di Trump per strapparli. Gesto di cui magari poi si pentirà? Macchè, subito dopo la speaker rilascerà una dichiarazione pubblica in cui accuserà Trump di aver pronunciato un discorso pieno di falsità.

Ovvio che i due si detestano, soprattutto dopo lo scontro che si è avuto sull’impeachment, che proprio mercoledì avrà il suo epilogo con un voto partitico che appare scontato a favore dell’assoluzione di Trump, perché sembra impossible poter sperare che dei senatori repubblicani possano essere colpiti stanotte da una crisi di coscienza, nonostante lunedì mattina l’ultimo accalorato discorso di chiusura pronunciato al Senato dal manager capo dell’accusa, il Congressman della California Adam Schiff, sui pericoli per la democrazia americana e sul giudizio della storia che resterà eterno per chi l’avrà fatta passare liscia a Trump.

Nel suo discorso di martedì sera invece Trump ha evitato di accennare all’impeachment. Si è vantato del boom economico degli USA, dipingendosi addosso tutti i meriti e ignorando il dato di fatto che il periodo d’espansione dell’economia USA dura da dieci anni e che fu avviato dall’amministrazione Obama dopo i disastri di Bush. Infatti i dati di cui Trump si vanta spesso sono equivalenti o persino vengono superati da quelli di Obama.

Ma un altro momento molto divisivo quando invece per tradizione la Casa Bianca cerca di riunione il paese, è stato quando Trump ha annunciato la Presidential Medal of Freedom a Rush Limbough, il polemista radiofonico che ha annunciato recentemente di essere malato di cancro ai polmoni in stato avanzato, ma che i democratici accusano di essere un razzista e che comunque per milioni di americani rappresenta il peggio del linguaggio estremista e divisivi della destra. 

Unico momento dove si sono visti gli applausi dei democratici, inclusa Pelosi, quando Trump ha elogiato i militari impegnati in Iraq o Afghanistan, facendo anche riunire nella sala del Congresso una moglie e i figli con il marito militare fatto arrivare “a sorpresa” dall’Afghanistan. Applausi anche da Pelosi e i democratici quando Trump ha ricordato come gli USA eliminano chi mette in pericolo la vita degli americani, come è stato nel caso del generale iraniano Suleimani.

Non poteva certo mancare, nel discorso di Trump, quando ha parlato della sanità, l’attacco a Bernie Sanders e indirettamente ai democratici che potrebbero nominare il senatore del Vermont come suo avversario a novembre, dicendo che “l’America non sarà mai un paese socialista”. 

Era scontato che Trump avrebbe approfittato del discorso dell’Unione per dipingere un quadro di un’America che va a gonfie vele, più forte che mai, e che quindi dovrebbe confermarlo alla Casa Bianca senza pensarci più. Tutto questo nonostante le accuse dell’impeachment, per aver cercato di forzare un governo straniero a indagare un suo rivale (Biden) per le elezioni di novembre, accuse gravi tutte provate con l’aggiunta dell’ostruzionismo al Congresso…

A far comunque spuntare in chiusura di serata la vergogna dell’impeachment, ci ha pensato la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, alla quale è stata affidata la replica dei democratici,  che ha terminato il suo discorso ricordando agli americani che gli Stati Uniti devono restate un paese basato sui fatti e la verità e che nessuno, nemmeno il presidente, può essere considerato al di sopra della legge.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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