Non è nemmeno trascorsa la luna di miele: più che un matrimonio, è un orgia.
Non ho mai creduto alle famiglie allargate, dove tutti vivono appassionatamente insieme. Non mi ha mai eccitato l’idea dell’amore di gruppo e nemmeno a tre. Perché c’è sempre uno becco e contento. Abbiamo comunque dato fiducia (virtuale, non avendo votato) ai figli dei fiori, e nipotini, al governo. E ora, come volevasi dimostrare, stanno tutti litigando perché a ognuno il letto matrimoniale king size va stretto.
Facciamo un passo indietro a un anno e mezzo fa: abbiamo assistito al matrimonio di interesse tra Giggino e Matteo. Fotomontaggi e murales, dove si baciavano in un abbraccio mortifero, si sono sprecati. Infine quello che faceva l’omo duro e puro è scappato per il semplice motivo che la moglie aveva sperperato la propria dote: Giggino aveva perso una marea di voti. Matteo Salvatore ha pensato che ne avrebbe persi pure lui, se avessero fatto insieme il bilancio che non avrebbe di certo salvato il Paese. Ergo, l’unione non era più vantaggiosa, poteva salvare la patria da solo.
Ecco che tutti sono scontenti della manovra economica che hanno varato, perfino in famiglia: Di Maio accusa Conte, Matteo Resuscitato Zingaretti. Assistiamo a strilli e strappi di capelli da Eva contro Eva, mentre il Paese è a crescita zero. Tutti sono alla frutta, mentre il popolo attende che gli venga servita la manovra su un vassoio d’argento. Conte è logorato da 14 mesi di convivenza con M. Salvatore che amoreggiava con Giggino e ora si vendica cercando di mettere in riga quest’ultimo: “Si fa come dico io”. Ma Giggino ha un debole per i Matteo e fa l’occhiolino al Resuscitato. Il quale ha rancore da vendere verso gli ex compagni del Pd e si toglie un sassolino dalla scarpa al giorno.
Conte: “Dobbiamo fare squadra e chi non la pensa così è fuori dal governo”.
Zingaretti: “Noi siamo molto pazienti ma nessun cominci a mettere le bandierine sulla propria identità, perché gli italiani possono rompersi i c…” E nessuno pensa ai giovani. Per fortuna che c’è Grillo a pensarci fuori dal governo. E suggerisce di togliere il voto agli anziani; tanto stanno in parlamento o in tv o in Portogallo. Giovani che, giunti all’università, si chiedono chi fosse Bettino Maxi e non sanno ancora scrivere in corsivo. Arrivano alla laurea magistrale senza la cultura di un diplomato di terza media di 50 anni fa che conosceva l’analisi logica e il teorema di Pitagora. Giovani che vanno in discoteca per sballarsi con un cocktail di alcool e droga, di fare l’amore non se ne parla perché l’amore non esiste: meglio sballarsi che creare quell’inferno di famiglia allargata dove vivono.
M. Resuscitato ha voluto a tutti i costi questo lettone governativo piuttosto che avere una lapide sopra la testa: Giggino vuole sbatterci fuori Conte. Ma Conte fa l’occhiolino a Zingaretti che lo fa a M. Salvatore. “Siamo avversari, ma sempre leali” gli ha detto peloso cedendogli la poltrona alla trasmissione di Massimo Gilletti domenica sera. Il Salvatore deve fare il salvatore della patria e attacca: “Conte si è rivelato per quello che è: lui pensa a pettinarsi”.
C’è una crisi di identità: nessuno sa se deve fare la parte del maschio o della femmina per non finire giù dal lettone. Per forza che voglia mettere le bandierine al fine di spostare l’attenzione sul nazionalismo travestito da patriottismo.
L’indomani, temendo la crisi di governo, si pentono e promettono che faranno i buoni, che non vogliono punire nessuno con la manovra. Si sprecano in annunci di provvedimenti migliorativi su misure mai presentate, al solo fine di far propaganda. E intanto ognuno sogna di tornare all’unione classica fino a che la morte dell’altro non li separi facendogli raggiungere il potere assoluto. Dormire nel letto soli ormai non fa più paura: basta farci entrare un cane o un gatto, anche un cavallo, emulando Nerone.
Che nostalgia di Bersani quando ammoniva: “Non siamo mica qui a pettinare le bambole” e di Berlusconi che nel lettone faceva salire solo belle donne.