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October 15, 2019
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Le primarie dei Democratici: cosa aspettarsi dal dibattito più affollato di sempre

I candidati Democratici alla presidenza USA si incontrano per la quarta volta in quello che sarà il dibattito più affollato della storia delle primarie presidenziali

Andrea ArlettibyAndrea Arletti
Le primarie dei Democratici: cosa aspettarsi dal dibattito più affollato di sempre

Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Joe Biden (Illustrazione di Antonella Martino)

Time: 5 mins read

Mentre Joe Biden si preoccupa di rispondere alle critiche provenienti da Donald Trump per la questione dell’impeachment, e mentre Bernie Sanders prova a tranquillizzare i suoi supporter dopo il mini infarto avuto settimana scorsa, Elizabeth Warren tenta la fuga in solitaria battendo a tappeto tutti gli “swing state” Americani. Ma questa sera, i tre candidati frontrunner del partito Democratico, si ritroveranno sullo stesso stage in Ohio con altri 9 pretendenti per il quarto dibattito Democratico della stagione. Ciascuno dei tre dovrà difendersi dagli attacchi provenienti dai candidati minori che tenteranno di tutto per rimanere attaccati al treno presidenziale. Ma vediamo nel dettaglio cosa ci si può aspettare dal tanto atteso dibattito di questa sera. 

Partiamo con una premessa: il dibattito di questa sera si appresta ad essere il più affollato della storia delle primarie presidenziali Americane. Ci saranno infatti un totale di 12 candidati sul palco, alcuni dei quali hanno totalizzato meno del 1% di preferenze negli ultimi sondaggi usciti questa settimana. C’è dunque da chiedersi se non sarebbe l’ora di riformare alcune regole del partito Democratico per qualificarsi ai dibattiti. Con 12 candidati sul palco si rischia solo tanta confusione e pochi temi trattati. Ma visto che non si possono cambiare le regole in corsa, concentriamoci sui candidati che ci sono oggi. 

Sia Biden che Sanders arrivano al dibattito con una serie di problemini alquanto fastidiosi. L’ex Vice Presidente sta combattendo una battaglia giornaliera contro Donald Trump per quanto riguarda i suoi presunti rapporti illeciti con il governo Ucraino dell’era Poroshenko. Secondo la media dei sondaggi stilata da Realclearpolitics, Biden ha subito negativamente le accuse provenienti da Donald e sarebbe sceso in seconda posizione dietro la Warren in alcuni stati chiave come l’Iowa e il New Hampshire. L’ex vp continua però a guidare la classifica a livello nazionale con il 29.6% delle preferenze, seguito a stretto giro dalla Warren con il 23.4%. D’altro canto, Sanders sembra aver perso terreno dopo l’infarto avuto qualche settimana fa. La sua media nei sondaggi nazionali lo da terzo al 15.6%, una caduta di ben 2 punti percentuali dopo il tragico evento che lo ha colpito. Questa sera Sanders dovrà dimostrare ai suoi supporter, e agli elettori del partito democratico, di essersi ripreso completamente dall’infarto per togliere ogni dubbio sulla sua età avanzata – 78 anni compiuti lo scorso 8 Settembre, il candidato più anziano del gruppo –  e sul suo stato di salute precario. Ideologicamente, è facile prevedere che se Sanders perderà ancora più consenso ne gioverà la Warren, la quale ricopre pressoché le stesse posizioni radicali del Senatore del Vermont. I flussi elettorali sono interessanti anche nel campo del Vice Presidente Joe Biden, che se dovesse perdere ulteriori consensi a causa della vicenda Ucrainagate, non è chiaro dove questi elettori andranno a finire. Proprio per questo nelle ultime ore si sono intensificate alcune voci che vedrebbero nuovi candidati “centristi” subentrare nella corsa alla presidenza. Si parla di Mike Bloomberg, il quale ha più volte strizzato l’occhiolino a una corsa per la Casa Bianca, ma non si può escludere a priori neanche il ritorno di Hillary Clinton, la quale non ha mai digerito la sconfitta del 2016 e potrebbe rifarsi sotto per una rivincita. Fatto sta che molte di queste potenziali candidature dipendono molto dalla prestazione di Biden questa sera e dalle nuove notizie che potrebbero uscire dalla vicenda Ucrainagate nel corso di questa settimana piena di testimonianze e incontri a Washington. 

Alcuni candidati democratici del secondo gruppo nel dibattito di Miami lo scorso 27 giugno (Immagine youtube)

Se proviamo a guardare oltre i 3 frontrunner, troviamo un campo molto frastagliato. Kamala Harris, la senatrice Californiana che mise in grave difficolta Biden nel primo dibattito, sembra aver perso tutto il suo smalto e infatti si posiziona quarta, a pari merito con il sindaco gay Pete Buttigieg, con il 5.2% delle preferenze. Dietro di loro troviamo nel giro di un punto percentuale il deputato Texano Beto O’Rourke, il businessman senza cravatta Andrew Yang, e il Senatore del New Jersey Cory Booker. Per questi tre si profila un dibattito da dentro o fuori, è ora di fare il salto definitivo o cadere nell’abisso per sempre. Questo è particolarmente vero per Beto che, assieme a Gabbard, Castro, e Klobuchar, non è ancora riuscito a qualificarsi per il quinto dibattito previsto per fine Novembre. Questi candidati avranno fino al 13 di Novembre per qualificarsi, ma per farlo devono avere almeno 165’000 donatori e registrare il  3% di preferenze in almeno 4 sondaggi nazionali. La performance di questi 4 candidati nel dibattito di questa sera la dirà lunga sulle loro possibilità di raggiungere questi obbiettivi. 

Rimane infine il candidato miliardario Tom Steyer, che è stato l’ultimo tra i candidati sul palco questa sera ad annunciare la sua corsa per la Presidenza lo scorso 9 Luglio. Questo sarà il suo primo dibattito democratico e, come ammesso da lui stesso, il primo dai tempi delle scuole superiori. Sarà dunque interessante vedere come si comporterà l’unico miliardario sul palco di un partito che, attraverso le accuse di Sanders e Warren, ha recentemente preso di mira i “super ricchi” e “l’1% della popolazione”. Secondo un tracker del sito FiveThirtyEight, Steyer ha già speso $20 milioni in pubblicità televisiva e $5.7 milioni in pubblicità su Facebook negli ultimi 90 giorni. Cifre mostruose se consideriamo che nessuno dei candidati democratici in corsa oggi ha speso più di $1 milione in pubblicità televisiva e il Presidente Trump – famoso per le sue campagne elettorali attraverso i social media – ha speso $2 milioni in meno di Steyer su Facebook. 

Abbiamo parlato dei candidati, ma per quanto riguarda le tematiche cosa ci si può aspettare da stasera? Sicuramente uno degli argomenti discussi sarà l’impeachment del partito Democratico verso il Presidente Donald Trump. È possibile aspettarsi una domanda ad alzata di mano su chi sia favorevole o contrario all’impeachment messo in moto dai democratici. Dato che con ogni probabilità tutti risponderanno favorevole, sarà interessante vedere se qualcuno attaccherà Biden sui suoi presunti contatti Ucraini. Difficile prevedere che lo faccia uno dei 3 frontrunner, dato che rimane un argomento molto rischioso visto che non si sa come reagirebbe l’elettorato, e comunque sarebbe da considerare un vero e proprio colpo basso verso l’ex Vice Presidente degli Stati Uniti. Rimane però possibile che uno dei candidati minori in maggiore difficolta tenti questo attacco imprevedibile ma spregiudicato per provare a ribaltare la situazione. Quindi occhio a questo argomento scottante. 

Un’altro argomento che quasi sicuramente verrà toccato sarà il recente ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria, che ha causato l’avanzata Turca contro i Curdi. Ci sarà dunque l’opportunità per i democratici di criticare la politica estera di Donald Trump, ma anche di differenziarsi l’uno dagli altri sul come gestire meglio la situazione drammatica e complessa del Medio Oriente. 

Ci sarà poi, come sempre, uno spezzone dedicato alla sanità, che secondo l’89% dell’elettorato democratico è un argomento “molto importante” o addirittura “estremamente importante”. Sanders e Warren vorranno sicuramente ricalcare le loro differenze da Biden, esprimendo la necessità di trasformare l’attuale sistema di sanità privata in un sistema pubblico, il cosiddetto “Medicare for all”. 

Infine, si toccheranno sicuramente gli argomenti del maggiore controllo per la vendita delle armi – tanto richiesto dai democratici e tanto odiato dalla grande lobby della National Rifle Association – e quello dell’immigrazione clandestina al confine con il Messico. Mentre Trump continua la costruzione del suo muro, i democratici si scannano sulla depenalizzazione del reato di clandestinità. Forse, per una volta, sarebbe bello che qualcuno del partito Democratico offra una soluzione concreta su come affrontare il problema dell’immigrazione clandestina al confine, che magari non sarà un’emergenza nazionale come la definisce Donald, ma che pur sempre un’emergenza è. 

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Andrea Arletti

Andrea Arletti

Andrea si è laureato alla New York University, sede di Abu Dhabi, con un B.A. in Scienze Politiche e Studi Legali. Ha un forte interesse per tutto ciò che concerne la politica statunitense e la comunicazione politica del ventunesimo secolo. Andrea is an Italian student pursuing a Bachelor degree in Political Science and Legal Studies at New York University Abu Dhabi. His interests revolve around U.S. politics and political communication in the 21st century.

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