Dopo la crisi di governo innescata la settimana scorsa dal Ministro dell’Interno Salvini, si è fatta avanti, con sempre più insistenza, l’ipotesi di una maggioranza alternativa tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle.
L’idea inizialmente lanciata dall’ex Premier Matteo Renzi, sta trovando consenso tra i banchi dei deputati pentastellati, i quali non sembrano molto entusiasti di tornare al voto con dei sondaggi in mano che danno il loro partito al 15%. Un po’ per paura, e un po’, appunto, perché, come diceva Rino Formica, “la politica è sangue e merda”, ci sarebbero le basi numeriche in Parlamento per dar vita a questa nuova maggioranza giallorossa. Ma quali sono le tematiche che andrebbero a costituire il programma di governo di questa nuova legislatura?

Renzi, nel suo annuncio, aveva proposto 3 temi ben precisi: la riduzione del numero dei parlamentari, il disinnesco dell’aumento dell’Iva, ed il contenimento di Matteo Salvini. Viene dunque naturale pensare che il Senatore toscano immaginasse un semplice governo balneare con i 5 Stelle per poi tornare subito al voto. Ma facendo una serie di conti, ci accorgiamo che se si decidesse di perseguire la riduzione del numero dei parlamentari, ci vorrebbe almeno un altro anno prima di poter tornare a votare, dato che ci sarebbe la possibilità di un referendum confermativo, il ridisegno dei collegi, e la necessità di una nuova legge elettorale. Non si tornerebbe alle urne fino ad Autunno 2020, se non Primavera 2021. In questo arco di tempo l’Italia ha bisogno di un governo forte che si possa prendere carico di una manovra finanziaria seria e di una collocazione Europea decisa. È dunque necessario trovare dei punti di convergenza tra PD e Movimento 5 Stelle che possano dare una chiara direzione politica al paese.
Questi punti si possono riassumere sotto una serie di tematiche. Si parte dall’assistenza sociale, dato che entrambi i partiti non nascondono di volere uno stato più coraggioso negli investimenti per il Welfare: scuola, sanità, assistenza ai non autosufficienti, contrasto alla povertà, assunzioni pubbliche. Tutti punti che possono mettere d’accordo i due partiti. Un altro grande tema di convergenza è quello del salario minimo, che i 5 Stelle stavano provando ad includere nella prossima finanziaria e che il PD già da tempo promette. Un salario minimo che potrà essere raggiunto con maggiore facilità e tranquillità, non dovendo più fare i conti con un blocco da 30 miliardi per finanziare la Flat Tax leghista. Quest’ultima riforma è infatti volta a morire in un ipotetico governo giallorosso, a discapito di una maggiore attenzione sul taglio del cuneo fiscale tanto voluto dal PD.
Si potrebbe poi ragionare anche sulla tanto sperata ma mai realizzata Green Economy, un concetto che negli Stati Uniti ha trovato un suo sbocco con il Green New Deal proposto dalla deputata Alexandria Ocasio Cortez. Nei programmi di origine dei 5 Stelle c’era un forte focus su una svolta verde per l’economia del paese, con tanto di investimenti per le auto elettriche e incentivi e premi alle imprese non inquinanti. Un programma che poi è stato lasciato perdere con l’esperienza di governo gialloverde, ma che può ora essere ripreso con un Partito Democratico più sensibile a queste questioni. Ricorderete infatti come nel primo discorso d’insediamento da Segretario di Zingaretti ci sia stata una menzione per Greta Thunberg e un richiamo ad un economia circolare che beneficerebbe non solo l’ambiente ma anche l’economia con nuovi posti di lavoro e opportunità.
Infine c’è il collocamento dell’Italia in Europa. Un punto che il PD ed il Movimento 5 Stelle hanno già dimostrato di condividere con il voto a favore dell’elezione di Ursula Von Der Leyen a Presidente della Commissione Europea. Nella mentalità di entrambi i partiti sembra esserci la volontà di discutere con l’Unione Europa nuove regole, specialmente per quanto riguarda la questione migranti, ma mai hanno dato cenno di potenziali rotture istituzionali con l’organo Europeo, come invece ha dato e continua a dare la Lega di Salvini. Questo approccio è particolarmente maturo da parte dei 5 Stelle che hanno capito come l’unico modo per cambiare la complessa struttura Europea è da dentro con compromessi ed alleanze e non da fuori con propaganda e insulti. Un cambio di mentalità che farà contento, e non poco, il Partito Democratico.
Su questi punti si può dunque incominciare ad immaginare un possibile governo 5 Stelle-PD che possa avere una visione legislativa. Un governo che in molti hanno bollato come governicchio, inciucio, o addirittura hanno minacciato dicendo che porterebbe Salvini al di sopra del 50% dei consensi. Queste sono valutazioni che spettano ai capi politici dei due partiti, ma certamente le basi per un accordo non sembrano mancare.