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July 23, 2019
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Il futuro della Certosa di Trisulti ancora in bilico tra think tank e centro spirituale

L'ex monastero cistercense è ancora al centro delle polemiche tra i valori sovranisti e liberal-democratici che stanno infiammando l'Occidente

Luca BufanobyLuca Bufano
Il futuro della Certosa di Trisulti ancora in bilico tra think tank e centro spirituale

La Certosa di Trisulti in provincia di Frosinone

Time: 8 mins read

Vista dal versante opposto della valle, sulla strada provinciale che collega Collepardo alla frazione di Civita, in alta Ciociaria, la Certosa di Trisulti sembra un’astronave adagiata ai margini della maestosa Selva d’Ecio, in bilico su una terrazza di roccia carbonatica digradante dai Monti Ernici.

Il luogo ha un’importanza e un incanto particolari: il nome deriva dalla presenza di tre valichi (tres saltibus) che immettevano rispettivamente verso l’Abruzzo, verso Roma e verso l’area meridionale dello Stato della Chiesa; il bosco è sempre stato così ricco di specie vegetali e di piante officinali che lo storico tedesco Johann Nikolaus von Hontheim, meglio noto con lo pseudonimo latino di Febronius, verso la metà del XVIII secolo vi riconobbe il leggendario Orto del Centauro Chirone, maestro di Esculapio, precursore della scienza erboristica e medica.

Anche se non effettivamente calcate dagli zoccoli dal mitologico tutore, le pendici boscose di Trisulti sono state legate all’esistenza stessa della Certosa fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1204 per volontà di Papa Innocenzo III. E i monaci che l’hanno abitata per oltre otto secoli – prima i certosini, poi, dal 1947, i cistercensi dell’Abbazia di Casamari – si sono dedicati all’erboristeria tutelando la biodiversità della foresta, creando la forte tradizione testimoniata dalla sua antica Farmacia. Nei suoi laboratori sono stati prodotti balsami e liquori medicinali, alcuni dei quali, come il distillato di fiori di sambuco, divenuti poi celebri in tutto il mondo grazie alla distilleria fondata nella vicina Collepardo dal frate cappuccino Paolo Sarandrea e dal fratello Marco. Secoli di laboriosa pace, di spiritualità attiva, di preghiera e di riflessione in comunione con la natura: una storia che si è conclusa nel 2017, quando la congregazione cistercense di Casamari ha restituito l’intera struttura della Certosa al Demanio, e il Ministero per i Beni Culturali, applicando la prima volta una legge del 2004, ha provveduto a mettere l’immobile all’incanto insieme ad altri dodici Monumenti Nazionali (la Certosa lo è dal 1879) ritenuti “improduttivi”.

Nella foto di Luca Bufano, un’immagine del chiostro della certosa

Ma quello che doveva essere una sorta di financial project per il restauro e la gestione di opere d’arte di proprietà dello stato, si è rivelato in buona parte un flop: solamente cinque dei tredici bandi sono stati assegnati, mentre la volontà di tenere lontani i privati, anziché prevenire l’insorgere di polemiche, ha finito con aprire la porta a organizzazioni dalle controverse finalità, sostenute da finanziamenti non sempre trasparenti. È il caso, appunto, del Dignitatis Humanae Institute, che si è visto assegnare nel febbraio del 2018, per un periodo di 19 anni ad un canone annuo di 100.000 euro, la Certosa di Trisulti.

Fondato e diretto da Benjamin Harnwell, funzionario del British Conservative Party prima del suo trasferimento a Roma nel 2008, oggi discepolo preferito di Steve Bannon, stratega elettorale di Donald Trump e principale teorico del sovranismo, il Dignitatis Humanae Institute (da ora in poi DHI) è un think tank con il dichiarato progetto di “difendere le fondamenta giudaico-cristiane del mondo occidentale”. Fra i suoi dirigenti figurano politici e alti prelati che si sono distinti per un’ostilità aperta al pontificato di Francesco, l’ex parlamentare UDC Luca Volonté (attualmente sotto processo a Milano per una tangente da oltre due milioni di euro ricevuta da un mediatore al servizio del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev) e come il cardinale americano Raymond Leo Burke, firmatario dei Dubia sull’esortazione papale Amoris laetitia e coautore del libro Chiesa cattolica dove vai? O per una critica indiretta, ma non meno incisiva, come quella del cardinale protodiacono Renato Raffele Martino. Quest’ultimo, per oltre trent’anni figura di spicco della diplomazia vaticana, Gran Priore del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, è indicato come uno dei “padri fondatori” del DHI, di cui ha mantenuto fino al gennaio scorso la presidenza onoraria. E sarebbe stato proprio lui, dopo aver incontrato Bannon in Vaticano, ad adoprarsi per convincere il ministro Franceschini a concedere la Certosa alla sua organizzazione, come si desume da una lettera del 25 giugno 2015 a Papa Francesco, resa pubblica dallo stesso DHI:

«Da parte di alcuni – scriveva il cardinale Martino – si auspica che a subentrare alla comunità monastica fosse un’altra comunità religiosa, invece di una comunità laica come quella che noi proponiamo. (…) Deo volente vorremmo che da tale gruppo sorgesse una comunità religiosa secondo il carisma francescano».

Nella foto, un momento del confronto sul futuro della certosa

Ma subito dopo l’insediamento di Benjamin Harnwell a Trisulti è emerso un progetto tutt’altro che francescano: quello di trasformare l’antica Certosa in un centro di formazione politica denominato «Accademia dell’Occidente giudaico-cristiano», capace di ospitare 250-300 studenti alla volta. «Una nuova generazione di leader trascorrerà un periodo formativo qui», spiegava Harnwell all’inviato del Washington Post che lo ha intervistato nel dicembre scorso, «per poi discendere dalla montagna e tornare a Roma, alle altre capitali europee o a Washington, facendo sì che la rivolta promossa da Bannon si sviluppi nei decenni a venire». Mentre lo stesso Bannon, intervistato a Washington dal Corriere della Sera, descriveva in termini ancor più vividi il progetto per Trisulti: «La chiamiamo la scuola dei gladiatori». E tra i suoi modelli, in omaggio al pubblico italiano, citava la Scuola di Formazione Politica ideata dal senatore Armando Siri, stretto collaboratore del Ministro degli Interni e Sottosegretario ai trasporti fino all’8 maggio scorso, quando, dopo essere stato indagato per corruzione dalla Procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta nata a Palermo, è stato sfiduciato dal premier Giuseppe Conte (al termine di un lungo braccio di ferro tra i suoi due vice ministri).

Bannon esprimeva inoltre un giudizio molto positivo sul governo italiano, esaltando la «maturità di statista» dimostrata da Matteo Salvini e indicando nell’inedita alleanza realizzatasi in Italia dopo le elezioni del 4 marzo 2018 «il fattore scatenante» dei partiti sovranisti in Europa: la rivelazione che un’alternativa a Merkel e Macron era possibile. Il pontificato di Bergoglio, invece, rappresenterebbe per lui un esempio negativo: «Il Papa è un radicale sulla questione dei migranti, ha scarso appoggio pubblico e non fa che rafforzare il movimento populista» sosteneva. Forse proprio per questo, per un puro calcolo politico, Bannon e il DHI hanno preso le distanze dalla richiesta di dimissioni del pontefice avanzata dall’ex nunzio apostolico a Washington Carlo Maria Viganò. Ma anche in occasione del suo ultimo viaggio a Roma, nel marzo scorso, alla vigilia della visita in Italia del premier cinese Xi Jinping, dopo aver definito la “Via della Seta” uno strumento per consegnare a Pechino «il dominio del mondo», Bannon non ha mancato di attaccare il Papa per aver firmato «un accordo segreto con il governo più odioso del mondo», ovvero con la Cina. «Il diavolo», com’è stato scherzosamente presentato, parlava nella Biblioteca Angelica, ospite dell’associazione “Lettera 22” presieduta dal giornalista Rai Paolo Corsini, cavaliere del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio: una conferenza di due ore in cui il teorico del sovranismo esaltava l’importanza delle imminenti elezioni europee, che, secondo lui, avrebbero determinato il futuro dei prossimi trent’anni del vecchio continente. Il consumato stratega puntava a ripetere in Europa il successo ottenuto in America con l’elezione di Trump, e l’avanzata nei sondaggi dei suoi principali estimatori europei lo faceva ben sperare. Anche il futuro di Trisulti sarebbe stato condizionato da quell’esito elettorale: una roccaforte sovranista, anti euro e anti Bergoglio, sull’antico valico che conduce a Roma, doveva sembrare a Bannon una possibilità concreta. La partita era aperta.

«È possibile che un luogo dove una volta i monaci facevano voto di silenzio, ora sia destinato a formare la prossima generazione di Salvini e Viktor Orban?». L’inviato del Washington Post poneva questa domanda dopo aver illustrato i piani di Harnwell per Trisulti. La stessa domanda se la sono posta i membri di alcune associazioni del frusinate, e per protestare contro quel progetto che avrebbe snaturato l’antica istituzione, violandone la vocazione spirituale, limitandone l’accesso ai pellegrini che proprio negli ultimi anni hanno riscoperto il piacere di raggiungerla a piedi (la Certosa di Trisulti è anche una tappa importante del Cammino di San Benedetto che va da Norcia a Montecassino), hanno organizzato due marce silenziose lungo i 6 km di strada che separano Collepardo dalla Certosa: la prima il 29 dicembre, la seconda il 16 marzo scorsi. Uno striscione apriva entrambi i cortei: «TRISULTI TERRA D’EUROPA / BENE DELLA COMUNITÀ». Nel frattempo era emerso che, al momento della concessione, il DHI non possedeva i requisiti previsti dal bando: non aveva il riconoscimento della personalità giuridica, non aveva tra i suoi scopi statutari lo svolgimento di attività di tutela, di promozione, di valorizzazione o di conoscenza dei beni culturali e paesaggistici, non aveva, infine, una documentata esperienza nella gestione, nel quinquennio antecedente la pubblicazione del bando, di almeno un immobile culturale, pubblico o privato, con attestazione della soprintendenza territorialmente competente di adeguata manutenzione e apertura alla pubblica fruizione. Per questo motivo, lo scorso 25 gennaio, il deputato di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni si era fatto promotore di un’interrogazione urgente al governo. Gli aveva risposto il sottosegretario ai Beni Culturali Gianluca Vacca, in quota 5 Stelle, riconoscendo che il progetto dell’Istituto diretto da Bejamin Harnwell non trovava «disciplina alcuna nell’ambito del contratto stipulato». Eppure quattro giorni dopo, secondo quanto annunciato dallo stesso DHI, si concludeva a Roma l’iter legale della concessione: il DHI diveniva a tutti gli effetti usufruttuario dell’antica Certosa fino al 2037. Più di una volta Bannon aveva indicato in Luigi Di Maio e in Matteo Salvini i suoi referenti in Italia, e nessuno dei due, in quel momento, aveva interesse ad aggiungere un ulteriore elemento di conflitto all’interno del governo. Per lo meno non prima delle elezioni europee.

La marcia organizzata dall’associazione “Comunità Solidali dell’Alto Lazio” per protestare l’utilizzo della Certosa

Ed ecco il 26 maggio: i risultati elettorali tradiscono le aspettative dell’alleanza anti-euro, l’ondata sovranista non si materializza, Salvini vince in Italia, ma perde in Europa. Appena quattro giorni dopo, il 30 maggio, il Ministero dei Beni Culturali annuncia di aver avviato l’iter amministrativo per la revoca della concessione al DHI. Esultano le associazioni del frusinate. “È una vittoria della legalità, del buonsenso e delle popolazioni di quel territorio che si erano viste scippate un bene comune di cosi inestimabile importanza e bellezza” dichiara l’on. Fratoianni. Mentre anche il vescovo di Anagni-Alatri, nella cui diocesi si trova la Certosa, si dice lieto della notizia, augurandosi il ritorno a Trisulti di una comunità religiosa “che possa riprenderne l’antico percorso di fede, preghiera e spiritualità”.

Ma il combattivo britannico, che per ora abita nella Certosa con la sola compagnia di una colonia di gatti, dell’ultimo monaco ottantatreenne e di un cuoco-giardiniere, è pronto ad impugnare la procedura di revoca. “La DHI vorrebbe smentire che la concessione della Certosa di Trisulti sia stata revocata unilateralmente oggi dal Ministero dei Beni Culturali” si è affrettato a dichiarare. “Il Ministero ha annunciato che sta avviando l’iter per la revoca della concessione, ma la DHI contrasterà questa manovra con ogni risorsa a sua disposizione. E vinceremo!”. Dunque, secondo Harnwell, il programma dell’Accademia per l’Occidente giudaico-cristiano procederà come previsto quest’autunno, in attesa di trasferire lo scontro con chi vorrebbe impedirlo nelle aule giudiziarie. E nel frattempo, tanto per chiarire agli avversari chi hanno di fronte, la home page del DHI pubblicizza le parole di elogio che Steve Bannon ha dedicato al suo giovane discepolo: “He comes across as a monk, but he’s actually a very tough guy”.

Dieci anni fa, a Collepardo, un gruppo di appassionati botanici fondò l’associazione di ricerca e divulgazione naturalistica denominata “Sylvatica”, la quale, ricollegandosi alle ricerche sul campo di Febronius, si è fatta promotrice del progetto Ecomuseo “Orto del Centauro”. Nella mitologia greca il centauro Chirone, figura di riferimento per la storia della medicina, si curò una grave ferita con le erbe spontanee raccolte nel suo orto, e per questo motivo, oggi, sulla facciata del Comune di Collepardo si trova una scultura in ferro rappresentante il centauro ferito da una freccia. Forse si sentiva a suo modo ferito anche il presidente di “Sylvatica”, Riccardo Capiz, quando, verso la conclusione dell’assemblea cittadina tenutasi a Collepardo il 29 dicembre scorso, si è rivolto così al presidente del DHI: «State facendo uscire la Certosa dal territorio. Volete trasformare in politica un bene monumentale. Dite di avere tanti soldi: perché non comprate un palazzo e ci fate la sede del vostro progetto politico contro l’Europa, contro il pluralismo e contro Papa Francesco?». «Abbiamo vinto il bando» gli ha risposto Harnwell. «Se non vi piacciamo non è colpa nostra». Quindi, sfruttando al meglio la presenza alla marcia dell’onorevole Fratoianni: «L’unica cosa di politica che c’è in tutta questa questione è la strumentalizzazione che ne vuole fare la sinistra». Dopo tutto il centauro Chirone, come ci insegna Machiavelli nel celebre capitolo XVIII del Principe, non è solo figura di riferimento per la storia della medicina: lo è anche per la politica.

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