Dopo mesi di esitazioni, di periodi di riflessioni seguiti da “rumors” sempre più insistenti, finalmente Joe Biden, vicepresidente sotto Obama e punta di diamante del Partito Democratico, ha annunciato la sua candidatura alle primarie democratiche . Le elezioni del 2020 si arricchiscono, quindi, di uno dei personaggi più chiacchierati nella scena politica americana. Infatti, “Uncle Joe” era già sotto l’occhio vigile dei sondaggisti statunitensi da mesi, nonostante non fosse ufficialmente in corsa per la nomination (oltre a lui anche Ocasio-Cortez).
Ma anche se le buone statistiche sul suo elettorato hanno sicuramente giocato a favore della sua discesa in campo, Joe Biden ha dovuto affrontare una serie di accuse di molestie poco prima del suo ufficiale annuncio. Alcune donne, infatti, avrebbero riportato contatti fisici non richiesti, malgrado la genuinità dei gesti. La storia, che potrebbe aver frenato l’entusiasmo dei suoi supporters, ha colpito al cuore un politico da sempre considerato rispettabile e “pulito”, andando ad attaccare il suo atteggiamento spesso empatico e fisico.
Biden, messo all’angolo da arditi accostamenti con i casi celebri del movimento Metoo, ha espresso il suo rammarico, promettendo di fare più attenzione, in futuro, alle sue manifestazioni di affetto. Ma le accuse nei suoi confronti non sono state l’unico motivo di imbarazzo per l’ex Vice Presidente. Infatti, già da tempo, vari commentatori si chiedono quale impatto potrà avere il “caso Anita Hill” sul leader democratico.
L’ex Vice di Obama, che nel 1991 ricopriva la carica di Chairman della Senate Judiciary Committee durante la nomina di Clarence Thomas alla Corte Suprema, è stato più volte accusato di aver gestito malamente le accuse di molestie che Anita Hill rivolse al candidato giudice. Erano tempi diversi, direbbe qualcuno, ma il polverone sulla nomina di Brett Kavanaugh lo scorso ottobre ha rinfrescato la memoria di molti americani.
Per voltare pagina sull’accaduto e difendersi da future critiche da parte dei suoi avversari, Biden ha telefonato ad Anita Hill per calmare i suoi detrattori. Le scuse, però, alla luce di alcune interviste, non sono sembrate del tutto genuine. “Uncle Joe”, in effetti, si sarebbe giustificato dicendo di aver giocato secondo le regole senza averla “trattata male” come molti ritengono. Le sue dichiarazioni hanno suscitato reazioni contrastanti e saranno sicuramente un tallone di Achille per il candidato 76enne durante i futuri dibattiti.
Ma i malumori sul caso Hill non sono gli unici punti critici della sua candidatura. L’età giocherà certamente un ruolo importante durante la corsa alla nomination. Biden, infatti, è stato più volte criticato per la sua anzianità e su come potrebbe impedirgli di essere un buon Presidente. Per sua fortuna, però, i suoi maggiori avversari sono Bernie Sanders e Donald Trump, di rispettivamente 77 e 73 anni. L’età, se incasellata in questo quadro non proprio giovanile, potrebbe rappresentare un problema secondario, molto più preoccupante in caso di un confronto con le nuove leve democratiche, invece.
Biden infatti, nonostante in testa nei sondaggi sulla nomination democratica, guidando la lunga lista di candidati con almeno 6-7 punti percentuali sopra Bernie Sanders, dovrà fare attenzione alle nuove leve. Se con Sanders, infatti, Biden condivide l’età ma non la piattaforma elettorale, con altri candidati come Pete Buttgieg gli elettori potrebbero far fatica a marcare una distinzione netta sul piano ideologico. È proprio dal sindaco di South Bend, Indiana, che i 70enni democratici dovranno stare attenti, posizionandosi lui a metà fra il polo moderato e quello più rivoluzionario nel partito. Buttigieg, cresciuto tantissimo negli ultimi sondaggi, si attesta terzo pur non raggiungendo la doppia cifra ma, con meno della metà degli anni di Biden, ha già messo in chiaro che il suo slogan guarderà al futuro e non al passato (come invece gli slogan dei maggiori candidati).
Joe Biden per il momento può tirare un sospiro di sollievo. Essere in testa nei sondaggi lo aiuterà a raccogliere i consensi di coloro che preferiscono puntare sul cavallo vincente. Inoltre, l’ex Vice Presidente può già contare su un vasto supporto economico, avendo raccolto $6.3 milioni nelle 24 ore successive alla sua candidatura. Più di 97,000 persone hanno deciso di supportarlo con una media di $200 a testa.
Per quanto riguarda il supporto popolare, Biden rappresenta il partito Democratico meglio di chiunque altro. Tralasciando la nuova svolta a sinistra, con i più giovani alla guida di movimenti che potrebbero essere definiti estremi, il partito è sempre stato moderato e piuttosto anziano. Per questo motivo, gli elettori tradizionali potrebbero riconoscersi nella figura conciliatrice dello “zio Joe”, premiandolo contro il più rivoluzionario Sanders. Ma per le stesse ragioni, Biden risulta più impacciato nel trovare attivisti per la sua campagna elettorale, preferendo molti di loro candidati più movimentati e “giovanili” come gli stessi Sanders e Buttigieg.
Se Biden dovesse arrivare a fronteggiare Trump, secondo i sondaggisti l’ex Vice Presidente batterebbe il Tycoon con un margine di 6-8 punti. Ma, come ormai è noto, l’elettorato, specialmente in questa fase iniziale, è altamente volatile e nessuno può dirsi certo su cosa accadrà nella corsa alla nomination.
Biden sarà sicuramente protagonista di questa corsa alla nomination democratica e potrebbe avere buone possibilità di giocarsi la Casa Bianca con i Repubblicani. Nonostante questo, l’elettorato dovrà tenere conto che con i suoi 77 compiuti per la data di un eventuale insediamento, Biden non potrà che essere un Presidente di transizione con basse probabilità di un secondo mandato. Molti, quindi, potrebbero chiedersi se valga la pena votare per un candidato con un’aspettativa di vita (politicamente parlando) così ristretta.