Il senatore Matteo Renzi è stato invitato dalla prestigiosa Stanford University di Palo Alto in California per parlare di Populismo e Innovazione. La Stanford University ha anche aperto un suo programma a Firenze, presso il Breyer Center for Overseas Studies. Davanti ad una sala gremita di professori e studenti americani venuti ad ascoltarlo al Freeman Spogli Institute of International Studies, l’ex premier italiano parte dal suo primo amore: Firenze, la capitale del Rinascimento, con le sue botteghe, il primo esempio di incubatori di bellezza ed arte.
Le botteghe sono state i laboratori da dove è nato un nuovo futuro, un po’ come le università di oggi sono degli incubatori di cultura e conoscenza, di progresso e innovazione. Il Rinascimento è avvenuto aprendo i propri confini, non chiudendoli, sottolinea Renzi.

L’ex segretario del PD cerca poi di definire il camaleontico fenomeno del populismo, che non ha colori, non ha schieramenti, non segue ideologie particolari, ma ha, secondo Renzi, una caratteristica: nega il futuro, odia il progresso, teme i cambiamenti. Ci sono infatti tante diverse sfumature di populismo, dai gilet gialli alla Brexit per arrivare all’attuale governo italiano, che basa le sue politiche sulla protezione dei confini e sull’assistenzialismo. Per Renzi il populismo guarda al passato come un’era felice, quando tutto era migliore, ma in realtà in passato non era tutto migliore né più equo.
C’erano meno diritti civili, meno parità di genere, sulla quale ancora bisogna lavorare molto.
“Il mio governo è stato il solo ad avere al suo interno il 50% di donne”, dice Renzi. Non bisogna temere la globalizzazione, bisogna governarla, altrimenti l’Europa si ferma. Anche quando sono nate le prime macchine molti lavoratori si sono ribellati per paura di perdere il lavoro, le transazioni tecnologiche non sono state sempre indolori, anzi, ma non per questo il progresso si è fermato. Renzi poi passa a parlare dell’Europa, in vista delle prossime elezioni europee di Maggio.
L’Europa è sì scossa dalla minaccia del terrorismo islamico, ma per Renzi non si deve scordare che molti di questi attentatori erano cittadini europei, nati magari in Francia o in Belgio. C’è bisogno di rendere l’Europa un posto più sicuro, ma proprio per questo Renzi indica la necessità di investire in cultura.
E ancora, per l’ex presidente del Consiglio, bisogna spendere un euro in sicurezza e un euro in cultura, per scommettere davvero sul futuro. Bisogna certamente proteggere il nostro passato, ma contemporaneamente costruire il futuro. L’Africa cresce mentre l’Europa si spopola e le grandi migrazioni sono solo iniziate, basta studiare il fenomeno. Renzi propone un nuovo “piano Marshall” per l’Africa, proprio come quello che ci fu alla fine della Seconda Guerra mondiale, per evitare che solo la Cina tragga vantaggio da questa situazione investendo in Africa. Ricorda anche che è fondamentale che gli Stati Uniti non si chiudano, perché rimangono necessari per l’Europa, per il suo ruolo politico e per l’economia europea. Poi dal pubblico sono arrivate alcune domande.
Senatore Renzi, come vede le prossime elezioni europee di maggio, i partiti populisti potrebbero vincere? Si formerà un Fronte democratico per arginare populismi e sovranismi?
“No, non vinceranno. Un fronte unico potrebbe essere un modo, comunque ritengo che il partito popolare, i Verdi, i macronisti, formeranno una coalizione forte, anti populista. Forse anche Salvini potrebbe decidere di non allearsi con Le Pen e le frange più estreme ma di avvicinarsi al partito Popolare europeo”.
Che ne pensa della direzione che stanno prendendo Ungheria e Polonia?
“Orban nel 1989 era molto diverso da ora. (Orban nel 1989 studiò ad Oxford con una borsa di studio della Fondazione Soros). Adesso è diventato il simbolo della democrazia illiberale e aderisce al cosiddetto sovranismo. Questi paesi dell’est dovrebbero semplicemente essere puniti economicamente, perché parlano di sovranismo ma prendono molti soldi dell’Europa. Quando ero premier Orban si rifiutò di accogliere anche un solo migrante. Bene, allora gli risposi che per l’anno seguente i soldi degli italiani non sarebbero andati all’Ungheria”.
Quale sarà il futuro dell’Inghilterra dopo la Brexit?
“La Brexit sarà un enorme problema per tutti, soprattutto per la Gran Bretagna. Purtroppo non c’é più Cameron, un vero leader. Quando incontrai Boris Johnson, ex sindaco di Londra, mi disse “Benvenuto nella quarta città più grande d’Italia”, dato l’alto numero di nostri connazionali che vive a Londra. Sarà a mio avviso un disastro e anche se tutti ormai sapete quanto detesto i referendum (ride). Mi auguro che ce ne possa essere un secondo che cancelli i risultati del primo. Anche Corbyn mi sembra ondivago, non spinge per un altro referendum, ne avrebbe la possibilità ma non lo fa, non mi sembra un buon leader. Questo è il problema attuale, la mancanza di grandi leader europei”.
Renzi conclude la sua conferenza con una frase dello storico campione di basket Michael Jordan che, evidentemente, parla molto di lui e del suo carattere:
“Ho sbagliato 9000 tiri nella mia carriera, ho perso 300 partite, per 26 volte avevo il tiro della vittoria nelle mie mani e l’ho sbagliato. Ho fallito più e più volte nella mia vita. Ed è per questo che ho avuto successo”.