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December 2, 2018
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December 2, 2018
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Col “decreto sicurezza” un governo sordo e cieco infligge più sofferenze ai migranti

Migrazioni, rifugiati, profughi, minori stranieri non accompagnati: fenomeni sociali irreversibili che in Italia restano ostaggio della propaganda politica

C.Alessandro MauceribyC.Alessandro Mauceri
Time: 5 mins read

Dopo mesi di propaganda mediatica (con la conseguente scia di malcontento e odio razziale che ne sono scaturite), e la rinuncia del governo a sedere al tavolo internazionale in cui si discuterà di come regolamentare i flussi migratori internazionali, anche in Italia cominciano a vedersi le conseguenze dell’approvazione del Decreto Sicurezza (mai nome fu meno appropriato) voluto a tutti i costi dal governo. Pare che a pochi importi sapere qual è la causa principale delle migrazioni in atto (oltre 258 milioni di persone nel mondo che non scappano via da guerre, che causano “solo” 68 milioni di migrazioni, ma alla ricerca di lavoro, per oltre 150 milioni di persone. Ancora meno hanno parlato della ripartizione territoriale e degli accessi: i tre paesi maggiormente interessati a questi flussi migratori in Europa sono la Spagna, la Grecia e l’Italia, ma nessuno dice che proprio l’Italia è il paese che ha registrato meno accessi nell’ultimo periodo). Così come pare non importi a molti conoscere le mille sfaccettature dei fenomeni migratori che, troppo spesso, restano lontane dalla gente comune (quanti sanno che diversi studi parlano di un miliardo di “profughi ambientali” nel giro di pochi anni, eppure di loro, nelle leggi recenti, è come se non se ne parlasse). A livello europeo gli accordi tentati, come quello di Dublino e sue modifiche, sono stati spesso dei fallimenti. É come se non fossero mai state sottoscritte da tutti i paesi dell’Unione che continuano a costruire muri e barriere – ormai sono più di quelli che c’erano prima della creazione dell’Unione Europea e prima anche del muro di Berlino.

Nessuno si è mai preso la briga di informare i cittadini su qual è realmente la situazione. Quali sono le leggi e gli accordi internazionali per alcune fasce di questi migranti (ad esempio, nessuno ha spiegato che per i minori stranieri non accompagnati, MSNA, ci sono in vigore norme completamente diverse). O cosa prevede realmente l’accordo in discussione in questi giorni a Marrakech, il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration che si basa su 23 “obiettivi”.  Misure come la creazione di una rete internazionale per l’accoglienza “sicura” e “di sostegno” a migranti e rifugiati. O la lotta alla xenofobia e allo sfruttamento, il contrasto del traffico di esseri umani, il potenziamento dei sistemi di integrazione, l’assistenza umanitaria, l’adozione di programmi di sviluppo e procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, partendo dalla Convenzione sui Rifugiati del 1951.

Grazie al perdurare di questo stato di cose, i segni delle scelte del governo italiano, si stanno già facendo notare. In molte città i centri di accoglienza per migranti hanno dovuto chiudere e le persone ospitate sono state riversate in strada. E se ancora non si parla di emergenza, appare chiaro a tutti che non si potrà continuare così a lungo. In diverse città sono arrivate segnalazioni di allontanamenti dai centri di accoglienza: dall’isola di Capo Rizzuto, nel Crotonese, alla Comunità di Sant’Egidio di Catania. “Sono stati mandati via in 50 con la protezione umanitaria. E sono solo i primi. Stanno consegnando i permessi di soggiorno e se ne devono andare. Così la città si sta riempiendo di gente che vive per strada” ha detto Walter Cerreti della Comunità di Sant’Egidio di Catania.  Dalla Sicilia fino ad Aversa, dove decine gli immigrati cacciati dai CAS della Provincia di Caserta (ma a Rieti e Latina la situazione è analoga) si affollano davanti allo sportello dell’Ufficio immigrazione diocesano e poi su fino alle regioni del Nord Italia. Tra le persone finite per strada si verificano casi che hanno dell’incredibile: dalla giovane africana incinta di tre mesi, cacciata dal centro di accoglienza con il marito e la figlia di cinque mesi, a donne vittime di tratta, da giovani con problemi psichiatrici a molti altri. Molti vengono anche da altri CAS della Sicilia. Proprio la Sicilia, nonostante sia una delle regioni maggiormente interessate al fenomeno (basti pensare che oltre il 40% quasi 5mila Minori Stranieri Non Accompagnati MSNA sono nei centri in questa regione), sta dimostrando che è possibile dare una risposta al fenomeno delle migrazioni in modo pacifico e soprattutto con una partecipazione attiva della popolazione.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il vice e ministro dell’Interno Matteo Salvini, lo scorso settembre, presentano il “decreto sicurezza” allora chiamato anche “decreto Salvini” (Immagine youtube Palazzo Chigi)

Sono centinaia le persone che, dopo aver seguito un corso organizzato sotto il controllo del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, hanno dato la propria disponibilità per seguire dei MSNA (la legge prevede un massimo di tre MSNA per tutore volontario) e sono stati stati inseriti negli elenchi dei Tribunali dei Minorenni. Gli ultimi corsi sono stati completati proprio pochi giorni fa, nel mese di novembre. A Catania, ad esempio, ma anche a Trapani e a Nicosia (EN) dove decine e decine di persone hanno preso parte ai corsi organizzati dal Garante dell’infanzia e dell’adolescenza con la collaborazione del Kiwanis International e di altri enti come l’UNHCR. L’azione del Kiwanis International non si è limitata a questo. A Catania sono stati organizzati eventi in collaborazione con la Guardia Costiera per gli interventi di prima accoglienza proprio dei MSNA. E sempre il Kiwanis International sta partecipando a diversi corsi di formazione a Palermo ma anche in provincia di Enna (in collaborazione con scuole e associazioni di categoria artigiane) per dare la agli studenti e ai ragazzi migranti di conoscere meglio le mille sfaccettature di questo fenomeno ma, soprattutto, per dare ai MSNA presenti sul territorio una possibilità di completare il proprio percorso formativo e di inserirsi socialmente.

La decisione del governo di cambiare la propria politica sui migranti e di non partecipare agli incontri di Marrakech che iniziano il 3 Dicembre, non risolverà il problema delle migrazioni. Così come non lo risolveranno misure restrittive inutili e che dimostrano la scarsa conoscenza del settore (ad esempio, nessuno si è preso la briga di dire che la percentuale di migranti in Italia è decisamente inferiore a quella della media dei paesi dell’Europa occidentale). Serviranno solo a causare malumore e danni sociali di cui lo stato spesso fa finta di non sapere. Come per gli “irreperibili”:  minori stranieri ospiti dei centri di accoglienza che  hanno fatto perdere le tracce. Il governo si limita a riportare il loro numero (nel rapporto mensile del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) senza cercare di spiegare a se stesso e ai cittadini come mai il loro numero ha ripreso a crescere esponenzialmente negli ultimi mesi sia in termini assoluti che in percentuali. Minori di cui le autorità pubbliche erano e sono responsabili ma di cui nessuno sembra volersi occupare. Un comportamento che rischia di avere gravi conseguenze nel breve e medio periodo, non solo a causa della riduzione delle nascite in Italia, ma soprattutto a causa dell’aumento esponenziale dei flussi migratori previsti nei prossimi decenni.  

É questa l’Italia di oggi. Un paese spaccato in due: da una parte c’è chi (come il governo) pensa di poter far fronte al fenomeno delle migrazioni in modo violento o chiudendo le frontiere e fingendo di non vedere cosa accade sotto i propri occhi; dall’altro, però, c’è un’altra Italia, come quella degli 2500 soci italiani del Kiwanis International, che sta facendo enormi sforzi per aiutare i MSNA e favorire il loro inserimento nella società.

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C.Alessandro Mauceri

C.Alessandro Mauceri

Sono nato a Palermo, città al centro del Mediterraneo, e la cultura mediterranea è da sempre parte di me. Amo viaggiare, esplorare la natura e capire il punto di vista della gente e il loro modus vivendi (anche quando è diverso dal mio). Quello che vedo, mi piace raccontarlo con la macchina fotografica o con la penna. Per questo scrivo, da sempre: lo facevo da ragazzino (i miei primi “articoli” risalgono a quando ero ancora scolaro e dei giornalisti de L’Ora mi chiesero di raccontare qualcosa). Che si tratti di un libro, uno studio di settore o un articolo, raramente mi limito a riportare una notizia: preferisco scavare a fondo e cercare, supportato da numeri e fatti, quello che c’è dietro. Poi, raccontarlo.

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