Durante la settimana dell’Assemblea Generale a settembre, avevamo intervistato il sottosegretario agli Affari Esteri Manlio Di Stefano, con il quale, tra le altre cose, avevamo parlato del Global Compact for Migration e della partecipazione dell’Italia. “Io ci credo”, ci aveva detto, “se, come Unione Europea, si mette al centro l’idea che questi organismi vivono di credibilità. Abbiamo l’esigenza di crederci e di lavorare perché si ottengano dei risultati. Poi”, aveva aggiunto, “la questione migratoria è un argomento da campagna elettorale permanente in tutti i Paesi: purtroppo, ci sono situazioni in cui, e lo si è visto anche nei dibattiti durante il Global Forum, mentre si porta avanti una pratica alle Nazioni Unite, in patria si dice tutt’altro”. Il Sottosegretario aveva però rivendicato coerenza da parte del Governo di cui è membro: “Noi su questo siamo coerenti: nel mio speech ho ribadito la necessità di una maggiore condivisione, e che il Global Compact sulle migrazioni punti a questo. Ora stiamo a vedere cosa succede: noi ci mettiamo il nostro contributo, ma sono 193 Paesi…”.
In effetti, però, il sostegno dell’Italia al patto ONU sui migranti pareva un’anomalia: perché altri Paesi che hanno fatto della lotta all’immigrazione una bandiera – come gli Stati Uniti, l’Australia, l’Ungheria, l’Austria, la Polonia, Israele – si sono sfilati l’uno dietro l’altro e hanno deciso di non firmare l’accordo, che si fonda su principi generali in netta contraddizione con le politiche perseguite da quei Governi. Innanzitutto, quel documento si definisce “people-centered”, con al centro le “persone”, e non i confini. Tra i suoi obiettivi, inoltre, ha quello di “eliminare tutte le forme di discriminazione e promuovere un discorso pubblico per rimodulare la percezione della migrazione”, ma anche, ad esempio, di limitare a casi di extrema ratio la detenzione dei migranti e, tra le sue linee guida, vanta la protezione dei diritti umani.
Su tanti di questi punti, il Decreto Sicurezza di Matteo Salvini sembrava in effetti già contraddire gli impegni che l’Italia si apprestava a prendere ufficialmente in sede internazionale. Ma fino a qualche ora fa, poteva motivare la scelta di rimanere nell’alveo del Global Compact – che pure afferma esplicitamente di riconoscere e rispettare la “sovranità” dei singoli Stati, nonché il ruolo della legge – il fatto che tra gli obiettivi primari di quel documento vi fosse quello di rendere la migrazione un fenomeno da approcciare non singolarmente, ma in sinergia, attraverso una “condivisione delle responsabilità” tra gli Stati: una battaglia, questa, che la Lega non ha disdegnato di combattere in Europa, anche arrivando al punto di chiudere porti ai barconi per forzare altri Paesi a concedere lo sbarco.
Escluso questo punto, però, non c’è dubbio che i principi su cui la Lega ha fatto campagna elettorale, in parte realizzati nel Decreto Sicurezza, restino difficilmente compatibili con l’impianto del Global Compact. Non stupisce dunque, in quest’ottica, la notizia che, anche incoraggiato da altre forze politiche tra cui Fratelli d’Italia, il partito di Salvini abbia deciso di sollevare la questione esplicitamente. Peraltro, a pochi giorni dall’inizio della Conferenza Intergovernativa di Marrakech, dove l’accordo verrà adottato. La mossa è stata ufficiale: il capogruppo in Commissione Esteri, Paolo Formentini, ha infatti presentato una risoluzione per spiegare “perché il nostro Paese, come hanno già fatto anche altri Stati europei, non deve aderire al Global Compact”. Secondo Formentini, “nessuno può imporci un’immigrazione incontrollata”. La parola “sovranità” tra le linee guida del documento non basta: secondo la Lega il Global Compact sarà invece “l’ennesimo tentativo di ingerenza nelle politiche nazionali”. Soprattutto, prosegue, “è anacronistico e socialmente pericoloso limitare la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori. Allo stesso tempo è falso che il fenomeno della migrazione di massa sia positivo e vantaggioso per tutti. Lo abbiamo visto in questi anni di finta accoglienza voluta dai governi di sinistra cosa è successo in Italia. Occorre quindi una netta distinzione tra rifugiati, per quali le nostre porte sono e saranno aperte e migranti economici e clandestini”.
Di questo avviso anche Barbara Saltamartini, che in un post su Facebook ha rilevato come “le politiche migratorie di questo Governo” siano “note a tutti gli italiani”, e, con l’hashtag #NOglobalcompact, ha aggiunto che “non consentiremo di favorire ingressi nel nostro Paese a chiunque, così come recita l’accordo”. Resta da capire come si comporterà la compagine grillina dell’Esecutivo, e lo stesso ministro degli Esteri Moavero, che invece, in merito alla partecipazione dell’Italia, aveva prudentemente parlato di “orientamento favorevole”.