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September 8, 2018
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Se, con il Governo giallo-verde, la Magistratura c’è, o ci fa

Il sequestro dei 49 milioni alla Lega di Matteo Salvini è, in stretto diritto, abbastanza peloso...

Fabio CammalleribyFabio Cammalleri
Se, con il Governo giallo-verde, la Magistratura c’è, o ci fa

Roma, Palazzo di Giustizia (Foto Wikimedia Commons)

Time: 4 mins read

La questione di Lega e Magistratura è stretta fra due noti aforismi. Uno è di Kant (forse lo ha ripreso da altri, ma, insomma, è Kant): “Fiat iustitia et pereat mundus”. Sia fatta giustizia e perisca pure il mondo. L’altro è di Hegel. Sorta di correzione del primo: “Fiat iustitia, ne perat mundus”. Sia fatta giustizia, affinchè non perisca il mondo.

Che significa? O, meglio, che possono significare?

Il punto della divergenza, a riassumere con l’accetta, sono “gli effetti”. Gli effetti extra-giudiziari. Il “fiat”, comune ad entrambi, ovviamente allude al “fare”, all’agire: all’atto che traduce il precetto astratto in comando concreto. Dunque, il provvedimento del giudice.

“Il Mondo” è il piano generale, su cui si riverbera l’atto di giustizia particolare. Se si trattasse di “effetti” interni al giudizio, entrambe le proposizioni, entrambe le preoccupazioni che esprimono, non avrebbero senso. Sarebbero irragionevoli per eccesso. E’ scontato che effetti, limitatamente al piano particolare del singolo giudizio, debbano prodursi. Altrimenti, perchè chiedere un giudizio?

Pertanto, il dissidio fra quelle due “visioni”, postula effetti extragiudiziari. E, soprattutto, postula che la domanda: se sia o non sia “giusto” disinteressarsi di questi più generali effetti, sia legittima. E non sia oziosa.

Confortati da tanto imprimatur, proseguiamo.

Questo si precisa perchè una obiezione ricorrente, è che “il diritto” risponde solo a sè stesso. E perciò, pereat mundus, purchè se ne faccia “applicazione”. Come si vede, la faccenda non è così semplice.

Anche dal punto di chi, come Kant, sarebbe per una radicale autonomia del piano giudiziario da quello generale, cioè, per definizione, la Pòlis. Evidentemente, non pensava in termini di ovvietà: se ha sentito di dover assumere una proposizione così solenne (Ne Per la Pace Perpetua). Figurarsi Hegel: che in questa augusta materia solennizza il più proverbiale: “calma, e gesso”.

 

Il ministro degli Interni, vicepremir e leader della Lega Matteo Salvini giura davanti al Presidente Sergio Mattarella

Il sequestro dei 49 milioni è, in stretto diritto, abbastanza peloso.

La condanna di Bossi e Belsito, per truffa e violazione della legge sui rimborsi elettorali, è ancora di primo grado, e pende l’appello, che dovrebbe giungere ad una decisione nelle prossime settimane. Il sequestro era stato immediatamente concesso, su somme esistenti fino alla data di esso provvedimento. Ma la Procura di Genova aveva chiesto, al (I) Tribunale del Riesame, di estendere la misura anche alle somme pervenute dopo la sua notificazione. Il Tribunale aveva negato l’estensione. Su questa negazione è intervenuto il ricorso per Cassazione, quindi l’annullamento con rinvio, e, infine (fino ad oggi), l’ordinanza, questa volta, di conferma, del sequestro esteso.

Come si vede, un andamento da Procura “assediante” (il I Tribunale aveva rigettato la richiesta di estensione: questo per dire che, anche con criterio “endoprocessule”, la materia non è “liscia come l’olio”): ormai un “classico” del nostro dis-ordinamento; e che sempre accende una qualche inquietudine, in chi, come chi scrive, non ritiene che il Pubblico Ministero, sotto l’usbergo della cd obbligatorietà dell’azione penale, debba poter “inseguire” la persona accusata, fino a suo sfinimento: e, qui, ad essere precisi, nemmeno accusato ma, per quanto attiene alle somme post-sequestro, più articolatamente, “Beneficiario” Ma andiamo avanti.

Infatti, non dobbiamo perdere di vista gli “effetti” extra.

Non c’è da temere. Il Governo è aiuto insostituibile, per valutare il piano generale: “il Mondo”.

Che fa il Governo? Aggiunge una variante, alle prime due: “Perisca la giustizia e si faccia il Mondo: il mio”. Tratta una nave della Guardia Costiera come una nave pirata; mostra muscoli e selfie, e sdottoreggia di “leggi violate”, mentre ignora, semplicemente, il sentimento dei signori, l’onere dei prodi: che è la longanimità. Fa lo sbruffone. Insegue sedici “fuggiaschi”, per poi concludere che “seranno comunque rilasciati”; e, allora, perchè mandargli quattro blindati, un bus e sette macchine della Digos? Per fare “lo sborone”, come dicono dalle sue parti.

Però, però, però… così, agisce politicamente. Una politica vile e incivile, ma è quella con cui ci si deve misurare. Nel senso che gli uomini “liberi e forti”, gli avversari, non li scelgono, mettendosi a frignare se non sono di loro gradimento: li combattono. Così come e dove sono: sul piano storico e reale.

Ora, combinando la recente, e pendente, vicenda dei reati ministeriali di cui all’avviato procedimento per sequestro di persona e altro, al sequestro dei beni “esteso”, gli “effetti” sul piano del “Mondo”, sono stati che il Sen. Matteo Salvini, Ministro e Vicepresidente del Consiglio, ad un tempo leguleio e illegalista (i legulei, sono sempre illegalisti), guadagna consensi. Guadagna potere. In atto, e, soprattutto, in potenza. La Magistratura, dice: “Pereat Mundus”, perchè sul piano formale, i provvedimenti sono tutti legittimi; anzi “doverosi”.

Non credo, invece, che del piano politico, del piano generale, del “Mondo”, ci si dovrebbe disinteressare: che lo si debba far perire, come nulla fosse. O, nel caso migliore, che si debba comunque offrire un aiuto.

Anche per un’altra ragione più profonda: la Magistratura (diciamo, per intenderci: più istituzionalmente egotistica e moralmente irresponsabile) è la massima artefice di questa china autoritaria. Avendo demolito i pilastri di ogni società bene ordinata: l’autostima collettiva, e la fiducia nel prossimo. Lo abbiamo detto ma, repetita iuvant. Perciò, le fa difetto un requisito indispensabile, per invocare la sua alterità (e, di qui, superiorità) alle ragioni del “Mondo”.

Requisito che Kant possedeva, e lei no. Non è cre-di-bi-le: avendo fatto della “giustizia politica” la sua ragion d’essere per quasi trent’anni e, in più di un’occasione, persino rivendicandone il merito.

Perciò, quello che sta accadendo, è che il “Perisca la giustizia, e si faccia il (mio) Mondo”, continua ad essere, l’unico, reale principio (anche) di queste azioni. Insieme al Governo. Accanto al Governo.

Il consenso al Governo più illiberale e autoritario della storia (ex?) repubblicana, non è uno degli “effetti” di queste ultime vicende giudiziarie. E’ “L’Effetto”. Disinteressarsene è una colpa. Che, un giorno, avrà il suo redde rationem in sede storica.

A meno che, considerate (anche) le micidiali innovazioni legislative, già approvate in Consiglio dei Ministri (Ddl Bonafede, su cd Daspo perpetuo, “Agente infiltrato”, e altre turpitudini), il consenso al Governo non sia ciò che si persegue.

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Fabio Cammalleri

Fabio Cammalleri

Il potere di giudicare e condannare una persona è, semplicemente, il potere. Niente può eguagliare la forza ambigua di un uomo che chiude in galera un altro uomo. E niente come questa forza tende ad esorbitare. Così, il potere sulla pena, nata parte di un tutto, si fa tutto. Per tutti. Da avvocato, negli anni, temo di aver capito che, per fronteggiare un simile disordine, in Italia non basti più la buona volontà: i penalisti, i garantisti, cioè, una parte. Forse bisognerebbe spogliarsi di ogni parzialità, rendendosi semplicemente uomini. Memore del fatto che Gesù e Socrate, imputati e giudicati rei, si compirono senza scrivere una riga, mi rivolgo alla pagina con cautela. Con me c’è Silvia e, con noi, Francesco e Armida, i nostri gemelli.

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