Il balletto delle consultazioni è qualcosa che dopo le vacanze pasquali probabilmente potrà risultare indigesto a molti. Anche perché per capirci qualcosa non basta conoscere i passi base per muoversi avanti, indietro e di lato. La pista è tanto larga quanto affollata e si presta a giravolte, casqué e balli di gruppo dalle formazioni tanto improvvisate quanto improbabili. La parola in sé trae già in inganno, in effetti: perché (per giorni, settimane o mesi) quel “consulto” unito ad “azione” resta quasi sempre sulla carta, che nel frattempo subisce strappi, abrasioni e appallottolamenti. Eppure, quella salita al Colle è un rito irrinunciabile per ogni aspirante governante della storia della Repubblica italiana. Che si professino forza di rottura o esponenti della vecchia guardia, tutti (tramite le loro delegazioni), almeno formalmente, devono passare per il colloquio con il capo dello Stato e per il suo Studio alla Vetrata.

Sebbene al riguardo nulla prescriva la Costituzione, prassi ormai consolidate scandiscono il fitto e rigido calendario di appuntamenti che vede protagonista Sergio Mattarella e i suoi collaboratori più stretti. Cosa aspettarsi dagli incontri appena iniziati? Difficile dirlo. Al termine di questa due giorni, un’intesa tra le due forze politiche più votate il 4 marzo non si è trovata, ha detto il presidente della Repubblica: “Serve un periodo di riflessione”, ha dichiarato, dando appuntamento a un secondo giro di consultazioni per la settimana prossima. Ma quanto sarà necessario attendere prima di arrivare a un punto, in molti si chiedono, mentre alla tv Enrico Mentana continua imperterrito e infaticabile con le sue ormai leggendarie maratone? Il fattore tempo è uno dei più oscillanti. Intanto, val la pena dare uno sguardo alle consultazioni del passato, ricordando le più brevi e le più lunghe.

Per la nascita del governo Prodi II, il 16 maggio 2006, bastò appena un giorno di colloqui al Quirinale. Idem per il governo “tecnico” di Mario Monti, seguito all’apertura di una delle più brevi crisi di governo della storia: dopo appena tre giorni e uno di consultazioni con l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano, il 13 novembre 2011 si arrivò all’esecutivo passato alle cronache anche come “governo lacrime e sangue”. Accusato dalla destra di vero e proprio golpe, Napolitano avrebbe già voluto da tempo il Professore alla guida del Paese.

Tra le consultazioni più lunghe vanno ricordate invece quelle che nel 2013 portarono alla formazione del governo di Enrico Letta, dopo il voto che per la prima volta ha portato in Parlamento il Movimento Cinque Stelle: fu ancora Napolitano a ricevere le delegazioni delle forze politiche fra il 20 e il 30 marzo e, dopo il fallimento dell’incarico esplorativo di Pierluigi Bersani, venne istituita la cosiddetta commissione dei Saggi. Le consultazioni ripresero solo il 23 aprile e il nuovo governo si ebbe il giorno dopo.
Le crisi di governo più lunghe sono invece seguite al Prodi II (2008, 104 giorni), all’Andreotti I (1972, 121), all’Andreotti V (1979, 126), fino al record registrato dopo il governo Dini (1996, 127 giorni). In tutti e quattro i casi le crisi hanno portato allo scioglimento anticipato delle Camere e alla fine della legislatura.