Missione governo: dove ci eravamo lasciati. Appena una settimana fa 5 Stelle e centrodestra festeggiavano l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, con un Matteo Salvini gongolante per il “punto messo a segno” dopo una nottata burrascosa in casa Lega-Forza Italia. L’accordo tra pentastellati e Carroccio, infatti, aveva rischiato di naufragare ancor prima di prendere il largo. Ma tutto quanto, insperatamente, si era risolto per il meglio (si fa per dire) e prima del previsto, con il cedimento (a denti stretti) di Silvio Berlusconi sulla candidatura a Palazzo Madama del condannato Paolo Romani: un nome inaccettabile per il M5s, che invece ha detto sì alla forzista Elisabetta Casellati, fedelissima dell’ex cavaliere, pur di piazzare sullo scranno più alto di Montecitorio il grillino della prima ora Roberto Fico. In settimana, si è così arrivati ad eleggere anche gli uffici di presidenza di Camera e Senato.
Per il governo, s’intenda bene, è tutta un’altra storia, “nessun accordo preventivo” aveva sottolineato il centrodestra ricompattato. Altro giro, altra corsa, insomma: ma quella alla presidenza del Consiglio, lo si sa, di poltrona ne riserva una sola. A volerla agguantare a tutti i costi è il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio che rivendica il 32 percento ottenuto alle elezioni del 4 marzo quale diretta legittimazione a guidare il Paese. Non schiodandosi di un millimetro dalla dichiarazione (a 32 denti) fatta all’indomani del voto: “Abbiamo vinto noi, andremo a Palazzo Chigi”. Puntuale è però arrivata la replica di Matteo Salvini, presidente del Consiglio designato dalla coalizione di centrodestra, votata dal 37 percento degli elettori. “Di Maio premier per forza? Così salta tutto”, ha detto il leader della Lega ospite di Porta a Porta: “Non puoi andare al governo dicendo ‘O io, o niente’, altrimenti che discussione è?”. A Telelombardia ha poi dichiarato: “A me interessa che l’Italia cambi, e siccome voglio il cambiamento, non è Salvini o la morte”.
E allora, negli ultimi giorni, ecco circolare l’ipotesi di un fantomatico mister X, un terzo nome proposto dal centrodestra da interporre come premier alternativo fra Salvini e Di Maio, potenzialmente in grado di pacificare le due parti. Insieme alle voci di una possibile apertura al dialogo tra pezzi del Pd (in disaccordo con la linea dettata da Matteo Renzi) e Cinquestelle, sebbene al momento la decisione ufficiale dei Dem sia quella di rimanere all’opposizione, “così come gli italiani ci hanno chiesto”.
Quel che è certo è che, dall’una e dall’altra parte, per governare mancano i numeri. E se si vuol davvero dare un esecutivo all’Italia un accordo bisogna trovarlo. Ma su cosa le forze politiche più votate sarebbero disposte a cedere?

Non sull’inquilino di Palazzo Chigi, ribadisce il M5S che, a scanso di equivoci, oggi pubblica un nuovo post sul Blog delle Stelle: “Luigi Di Maio è l’unico candidato premier con cui intendiamo andare al governo e cambiare il Paese dando finalmente agli italiani le risposte che attendono da trent’anni – scrivono – Il metodo che contraddistingue il Movimento è chiaro e trasparente: ciò che promette agli italiani fa. In campagna elettorale il Movimento si è presentato con un programma e un candidato premier e quel candidato è stato votato da 11 milioni di italiani. E questa volontà popolare non siamo disposti a ignorarla, per noi è sacra. Proporre un altro candidato premier significherebbe tradire questa volontà. Dopo Letta, Renzi e Gentiloni – concludono i pentastellati – i cittadini hanno detto chiaramente che non vogliono più presidenti non eletti o addirittura presidenti che vanno a Palazzo Chigi dopo aver perso le elezioni”. Apertura su una flat tax, dicono, ma “solo se costituzionale e aiuta i poveri”.
Matteo Salvini, invece, sceglie la diretta Facebook per lanciare il suo messaggio pre-pasquale in visita ai terremotati di Ischia: ok al dialogo, ma “partendo dal nostro programma” e “senza essere subalterni a nessuno” è in sintesi il Salvini-pensiero, che si dice persino pronto ad aprire al reddito di cittadinanza, punto fra i più discussi del programma a 5 stelle, se inteso come “temporaneo”, per chi ha perso il lavoro ed è in attesa di trovarne un altro. “La settimana prossima ci saranno i primi incontri con il presidente della Repubblica al Quirinale, io ci andrò accompagnato dai capigruppo della Lega di Camera e Senato. Gli dirò che siamo pronti, c’è un programma, c’è una squadra, c’è una coalizione, c’è la voglia di prendere per mano e cambiare questo Paese – dice su Facebook il leader del Carroccio, che sottolinea come la Lega abbia fatto “non uno bensì più passi indietro”. Ma, precisa ancora Salvini, “lo facciamo se ci sono i numeri. Lo facciamo se anche altri ci dicono ‘giusto ridurre le tasse, giusto cancellare la legge Fornero, giusto riportare a nuova vita la scuola, giusto riconoscere il diritto alla legittima difesa, giusto mettere mano alla riforma della giustizia”.

Analizzando e confrontando i discorsi, gli scenari, i tatticismi, le dichiarazioni della settimana appena trascorsa – compresa l’intervista rilasciata oggi da Davide Casaleggio al Corriere della Sera – da ambedue le parti c’è una frase che ricorre: l’intenzione di “rispettare la volontà degli italiani”. Come, quando e con quali schieramenti non è ancora dato saperlo. E bisognerà mangiare la colomba pasquale per attendere sviluppi verosimilmente concreti: chiamato al delicato e quanto mai gravoso compito di dare una risposta al Paese è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, dal Colle, dicono non abbia intenzione di dare nessun incarico a perdere.
Per ingannare l’attesa, ci restano i sondaggi. “Cosa vogliono dunque gli italiani, a quasi un mese dal voto?”, si chiedono i principali istituti demoscopici. Un governo formato dalle forze politiche “vincitrici” è ancora considerato l’opzione migliore, stando alle ultime rilevazioni. Se già prima dell’elezione dei presidenti delle due Camere, l’istituto Lorien rilevava come il 26 percento dei cittadini auspicasse un’alleanza Lega-M5s, alla vigilia di Pasqua un accordo Salvini-Di Maio è quanto si augura ben il 37 percento dagli interpellati dall’istituto Piepoli. Anche secondo Demopolis lo scenario preferito dagli italiani (in questo caso il 33 percento) sarebbe quello dell’accordo fra Lega e Movimento 5 Stelle. Un altro dato che emerge dall’indagine condotta Demopolis è l’ottimismo (espresso dal 70 percento degli italiani) rispetto alla possibilità di formare un esecutivo. Sul secondo scenario più gradito ai cittadini, i dati di Demopolis e Piepoli convergono: un governo di transizione per riscrivere la legge elettorale e andare alle urne con un nuovo sistema che consenta, stavolta, di avere un vero vincitore al termine dello spoglio.