Habemus nomen. Anzi nomina. La notte ha portato consiglio tra le mura di palazzo Grazioli, dove Berlusconi e Salvini si sono ritrovati faccia a faccia, con la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni nel mezzo, per provare a ricompattare il centrodestra dopo lo strappo che ieri sembrava insanabile, e un prevertice di Fi al quale ha preso parte anche il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani. Un giro fitto di telefonate, fino alle tre del mattino, dal quale alla fine è uscito un terzo nome candidato per la poltrona più alta di Palazzo Madama, quello di Maria Elisabetta Alberti Casellati, senatrice di Forza Italia, gradito anche ai 5stelle che a Montecitorio hanno ottenuto in cambio l’elezione di Roberto Fico: un nome, quest’ultimo, sul quale si è avuta convergenza dopo una prima indicazione di voto per Riccardo Fraccaro, fedelissimo di Di Maio.
L’accordo tra il leader M5s e il leader della Lega ha dunque tenuto e così, senza ulteriori indugi, il pranzo degli italiani ha avuto per contorno l’elezione, a pochi minuti di distanza, dei due presidenti di Camera e Senato, ai quali sono andati rispettivamente 422 e 240 voti. Ma quali sono i due profili dei neoeletti, espressione, da un lato, della prima forza politica uscita dalle elezioni del 4 marzo, dall’altro di uno dei tre partiti della coalizione più votata?
Quarantaquattro anni e una laurea in Scienze della Comunicazione, il napoletano Roberto Fico è un “grillino” della prima ora, considerato espressione di punta dell’ala più ortodossa dei 5stelle: ancor prima della nascita ufficiale del movimento, nel 2005 fonda uno dei meet up “Amici di Beppe Grillo”, fase embrionale del Movimento. Prima della sua scesa in politica si arrabbata fra mille lavori, fra cui impiegato in un call center e importatore di tessuti dal Marocco. Sconfitto sia come candidato alla presidenza della Regione Campania, sia come candidato a sindaco di Napoli, viene eletto deputato con gli M5s nel 2013. Nel giugno dello stesso anno arriva anche la nomina a presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Eletto per un secondo mandato come deputato lo scorso 4 marzo, Fico è il secondo presidente della Camera più giovane della storia della Repubblica (dopo Irene Pivetti) e già nel 2013 era stato candidato dai 5stelle alla carica più alta di Montecitorio, battuto poi da Laura Boldrini.
Non sempre idilliaci i rapporti con Luigi Di Maio, da cui aveva preso le distanze all’indomani dalla sua designazione come candidato premier, affermando che la sua nomina non equivaleva a un riconoscimento anche come capo del movimento: “Questa è una grande distinzione”, lo aveva gelato Fico. Dure le sue posizioni anche nei confronti del partito guidato da Matteo Salvini: “Vi garantisco che mai noi saremo alleati con la Lega anche dopo il voto: siamo geneticamente diversi”, aveva detto soltanto lo scorso gennaio. Questa mattina però l’intesa con il candidato premier dei 5s è parsa rinnovata: “E’ un sogno meraviglioso. Poi manca il tassello del governo. E Luigi Di Maio sarà il nostro candidato premier e realizzerà il programma del Movimento 5 stelle. Io cercherò di rispettare il ruolo che mi è stato dato”, ha detto Fico abbracciando Di Maio non appena ricevuta la notizia della sua elezione a terza carica dello Stato. Un abbraccio immortalato nella foto postata da Fico su Facebook ancor prima del completamento dello spoglio a Montecitorio e ricondivisa da Di Maio che ha espresso parole di stima nei confronti del neopresidente della Camera.

Decisamente altra storia e profilo quelli della sua controparte al Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati: classe 1946, la prima donna a occupare la poltrona più alta di Palazzo Madama è un avvocato e docente universitario, berlusconiana di ferro della primissima ora. Nata a Rovigo, ha fatto per la prima volta il suo ingresso in Senato nel 1994 con Forza Italia. Tranne nel 1996, è sempre stata rieletta in ogni tornata, fino alle dimissioni per incompatibilità con il ruolo assunto come membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Nella sua lunga carriera parlamentare, sempre nei ranghi di Fi, ha ricoperto tantissimi incarichi istituzionali.
Di diverso tono e contenuto anche i due discorsi di insediamento pronunciati quasi in contemporanea dai due neopresidenti di Camera e Senato.
Roberto Fico, visibilmente emozionato, ha subito messo sul tavolo quelle che saranno le priorità della sua presidenza, prima su tutte il taglio dei costi della politica, definito “uno dei principali obiettivi di questa legislatura, sottolineando: “E’ ora prioritario andare verso il superamento definitivo dei privilegi”. Ha poi parlato della necessità di “porre fine a un modo di legiferare confuso, fatto di aggiustamenti continui, deroghe, estensioni, perché questo modo crea incertezza e diventa un danno per i cittadini e la crescita del Paese”.

Si è quindi soffermato sul tema della legalità, uno dei momenti più apprezzati del suo intervento: “Una comunità unita non può tollerare nessuna forma di illegalità e non si rassegna di fronte alle ingiustizie, anzi, è capace di rispondere con determinazione, perché ha la forza che gli deriva dal sentirsi pienamente rappresentata e rispettata dalle istituzioni” – ha detto il nuovo presidente della Camera dei deputati – Così ogni richiesta di pizzo a un imprenditore non sarà più un attacco al singolo, ma a tutta la collettività. Ogni ragazzo che abbandona la scuola e sceglie la via dello spaccio e della violenza, sarà una sconfitta per tutti noi. Ogni individuo che non riesce a vivere un’esistenza dignitosa, sarà una vergogna e una responsabilità per tutti. E’ solo ritrovando lo spirito di essere comunità di cittadini – ha precisato – che possiamo recuperare il senso di Stato che vogliamo incarnare: portare equilibrio laddove ci sono squilibri, in modo che nessuno debba più sentirsi ai margini e tutti riescano a esprimere le proprie potenzialità. E’ dall’individuo che bisogna ripartire”.
E’ invece iniziato proprio con un riferimento alle donne, il discorso dai toni più solenni e istituzionali della neo-presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, prima donna a ricoprire la seconda carica dello Stato: “E’ un onore e una responsabilità che sento doveroso condividere proprio con tutte le donne che con le loro storie, azioni, esempio, impegno e coraggio hanno costruito l’ Italia di oggi; un grande Paese democratico e liberale in cui nessun obiettivo, nessun traguardo è più precluso” ha esordito. Ha poi ricordato le eroine del risorgimento e le “tante ragazze di ogni estrazione sociale e credo religioso” che “hanno rappresentato l’anima della lotta di liberazione”, citando in loro rappresentanza Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento e da poco nominata senatrice a vita.

Ha affrontato due temi caldi quali l’Europa e l’emergenza migratoria: un’Europa al fianco dei cittadini, ha detto, “significa attenzione alla vita reale delle persone, non solo ai mercati”. E quella attenzione “va rafforzata, con l’aiuto e la disponibilità degli Stati membri, a partire dall’emergenza rappresentata dai fenomeni migratori“. Nella gestione dell’emergenza, l’Italia “ha saputo ritagliarsi negli anni un ruolo di primo piano che ci viene unanimemente riconosciuto” grazie “alla nostra presenza, alle politiche di cooperazione, alle missioni internazionali in cui i nostri uomini e le nostre donne in divisa hanno saputo, in ogni continente, portare umanità, professionalità, aiuto”.
“Non deludiamo le speranze degli elettori”, ha aggiunto, parlando anche della “grave crisi finanziaria che ha cambiato il mondo. Imprese, famiglie e lavoratori hanno sopportato il peso delle ripercussioni economiche, hanno sostenuto sacrifici, hanno dovuto cambiare il proprio stile di vita. Un cambiamento che ha inevitabilmente coinvolto le stesse istituzioni. La politica, oggi più di ieri, è chiamata a dare risposte concrete”.
La prima sfida può dunque dirsi vinta. Contro ogni pronostico, facendo un mezzo passo indietro, Salvini ha portato a casa il risultato, riuscendo a non rompere con Berlusconi con il quale si è fatto pure riprendere brevemente all’uscita di Palazzo Grazioli a elezioni avvenute. I Cinquestelle, dal canto loro, hanno ottenuto quanto concordato, senza sottostare alle condizioni imposte dagli azzurri, mantenendosi saldi a quei principi di trasparenza e legalità che definiscono imprescindibili. Uno a uno, palla al centro. Adesso, però, la partita più importante si gioca nella corsa a Palazzo Chigi: e né Salvini, né Di Maio sembrano disposti ad arretrare di un solo millimetro. Mentre in un comunicato il centrodestra, con il maggior numero dei voti parlamentari, chiarisce bene che le intese di oggi non sono “prodromiche a nessuno schema di governo”. Il prossimo decisivo appuntamento, intanto, potrebbe arrivare prima del previsto: l’accelerazione di oggi, infatti, porterebbe ad anticipare le consultazioni per formare il nuovo esecutivo già a prima di Pasqua. La palla adesso passa in mano a Sergio Mattarella.