Chiusi i seggi ed eseguito lo spoglio, si è avuta la prova (semmai ce ne fosse bisogno) che nessun partito o gruppo ha ottenuto le preferenze necessarie per governare da solo. In attesa che il Presidente Sergio Mattarella trovi una soluzione, almeno temporanea (sono molti a parlare che si terranno di nuove elezioni già nel 2019), resta il dilemma chi affidare l’incarico di formare il governo.
Un esecutivo che, in teoria, dovrebbe rispettare i programmi elettorali presentati. Ma la storia ha insegnato agli italiani che questo non è avvenuto quasi mai. A volte perché si trattava di iniziative irrealizzabili. Altre volte perché mancavano dai bilanci statali le somme necessarie per mantenere gli impegni. Altre volte perché i compromessi legati alle coalizioni formatesi per avere la maggioranza nelle due Camere del Parlamento non lo consentivano. Altre volte, infine, perché questi programmi in realtà mancavano del tutto.
Forse è per questo motivo che di alcuni di questi se ne è parlato poco: impegnati tra beghe e liti preelettorali, pochi si erano presi la briga di leggere cosa promettevano di far i vari partiti. Specie su temi caldi come l’immigrazione.
Ad esempio, tra le promesse del Movimento 5 Stelle, c’è quella di porre fine al “business dell’immigrazione” magari mediante una ripartizione equa delle responsabilità con l’Europa. Una soluzione, in realtà, promessa da tutti i partiti e richiesta da tutti i governi che si sono succeduti nell’ultimo decennio, ma che è stata sempre disattesa dagli altri paesi dell’Ue e dalla stessa Commissione Europea.
Il programma immigrazione, votato sul web da 80.085 iscritti certificati del M5S, promette di “garantire all’Italia il controllo dei flussi migratori, con soluzioni che guardino al breve, medio e lungo termine. Lo faremo sancendo il rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità tra tutti i Paesi dell’UE e assicurando la gestione trasparente dei fondi destinati all’accoglienza.”
In realtà leggendo bene non è ben chiaro in che modo. Il rapporto comincia con una lunga nota statistica con i dati del Ministero dell’Interno (non del M5S). I migranti sbarcati in Italia nel 2017 sono stati 111.397 (dati aggiornati al 31 ottobre),181.436 nel 2016, 153.842 nel 2015, un problema che secondo il M5S è stato gestito male: “La gestione dell’immigrazione rappresenta il più grande fallimento dei partiti, che hanno continuato a gestire con approccio emergenziale un fenomeno ben definito ormai da anni, strumentalizzando il tema per le campagne elettorali e facendo leva sulla compassione o sulla rabbia dei cittadini, anziché proporre soluzioni praticabili sulla base di dati oggettivi. Il migrante è diventato il nemico sociale da combattere, colui che nell’immaginario collettivo “ruba il lavoro, intasca 35euro al giorno, ozia e delinque”.” Anche il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati secondo il programma presentato dai grillini è stato un fallimento: “14.579 nel 2017 (dati aggiornati al 25 ottobre), 25.846 nel 2016, 12.360 nel 2015. Più di un terzo dei minori scompare senza lasciare traccia” si legge nel documento programmatico del M5S. Numeri un po’ maggiori di quelli dell’ultimo rapporto presentato a gennaio dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (che parlano di 14939 MSNA presenti nei centri di accoglienza e poco meno di 5mila scomparsi) ma che non cambiano la gravità della situazione.
Il programma del M5S si dilunga in dati statistici, citazioni della Costituzione e molto altro, fino alle norme comunitarie e alla Convenzione di Ginevra condite con molte considerazioni (affollamento dei centri di accoglienza, lungaggini delle procedure e TC).
Il problema nasce nel momento in cui si scende dai numeri alle proposte concrete: in realtà quelle presentate come proposte programmatiche (e contenute nel documento preelettorale) molto spesso fanno riferimento a leggi già in vigore o previste dalle norme (e regolamenti o direttive) vigenti.
Come il “Ricollocamento”. Il programma dei grillini parla di “superamento del regolamento di Dublino perchè il meccanismo di redistribuzione dei migranti deve essere automatico e obbligatorio”. Ma il ricollocamento automatico era già stato previsto (e in più occasioni) a seguito degli accordi tra i governi europei. I quali, però, all’atto di mettere in pratica quanto promesso, si sono tirati indietro.

Anche il ricorso a “Commissioni territoriali” per “Rendere certe e veloci le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato” non è una novità: come dice lo stesso programma (“Crediamo che le Commissioni territoriali debbano essere potenziate in termini numerici e messe nella condizione di lavorare al meglio”) questo strumento esiste già. Ancora una volta il problema non è il vuoto normativo, ma l’attuazione della legge: i ritardi sono legati alle procedure che devono rispettare anche sulla base delle direttive internazionali (ad esempio per il riconoscimento dei MSNA). E non si capisce in che modo possano velocizzare queste procedure le poche novità proposte dal M5S: “velocizzare le procedure per il riconoscimento e ridurne i costi, riteniamo fondamentale la videoregistrazione dei colloqui con i richiedenti asilo”.
Nel documento si afferma che “L’Italia è ancora lontana dagli impegni presi in sede internazionale in termini di quota di aiuto ufficiale allo sviluppo (0,7% del PIL) e il livello di trasparenza sull’utilizzo dei fondi per lo sviluppo risulta essere ancora molto basso. Il Movimento 5 Stelle chiede quindi di dare una priorità al finanziamento trasparente dei fondi alla cooperazione internazionale e in particolare ai programmi di sostegno allo sviluppo rurale, all’agricoltura sostenibile e alla sicurezza alimentare, all’ istruzione e alla formazione professionale per attività artigianali”. Dove e come però non lo dice. E dato che i paesi da cui provengono i migranti che sbarcano sulle coste italiane sono molti e lontani tra loro (ad esempio, i MSNA che arrivano in Italia provengono principalmente da paesi come Gambia, Albania, Egitto, Nigeria, Guinea e Costa d’Avorio – dati Ministero Lavoro e Politiche Sociali di Gennaio 2018) non definire programmaticamente a chi si daranno questi aiuti non permette di valutare il piano d’azione per i prossimi anni.
Nel documento si propone di fermare la vendita di armi ai Paesi in guerra. Ancora una volta niente di nuovo: il divieto è già previsto dalla legge n. 185 del 9 luglio del 1990 (sul commercio delle armi all’estero).
Se, in barba alle leggi e ai regolamenti internazionali vigenti, l’Italia (e molti altri) paesi non rispettino questa norma e vendano armi a molti paesi è un’altra cosa. E a dirlo deve essere il Parlamento sulla base del rapporto presentato e da approvare. Oggi l’Italia è l’ottavo esportatore di armi al mondo e i rapporti annuali spesso avrebbero potuto fornire gli strumenti per condannare un certo “permissivismo”.
“Il Movimento 5 Stelle si impegna a promuovere, nelle opportune sedi, la piena attuazione dell’ art. 6 paragrafo 3 del Trattato sul commercio delle armi dell’ONU ( Arms Trade Treaty – ATT) , che prevede il divieto di commercio, transito e trasferimento di armi convenzionali, come bombe o missili, verso gli Stati coinvolti in conflitti”. Non servono nuove leggi o citare trattati internazionali per denunciare la vendita di armi a paesi come l’Arabia Saudita, Israele (gli aerei per “addestrare i piloti” ma che armati potrebbero diventare altro), Pakistan e India (in guerra tra loro da molti decenni). Il valore delle esportazioni di sistemi militari autorizzate nel 2016 dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) ai paesi che non fanno parte dell’Ue e della Nato hanno rappresentato il 63,1% di tutte le esportazioni autorizzate (per complessivi 14.637.777.758 euro). Nella “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, riferita all’anno 2016, si trovano paesi in guerra ai quali l’Italia ha venduto armi e armamenti. Anche agli Stati Uniti d’America (subito dopo l’Arabia Suadita tra i clienti più “fedeli”).
Anche per quanto riguarda i “rimpatri volontari e gli accordi di riammissione” bilaterali, in realtà questi non sarebbero una novità: i primi sono previsti dalla legge e dei secondi, l’Italia ne ha sottoscritti decine e da oltre un decennio. Anche con paesi dai quali provengono molti migranti.
“Il rimpatrio dei migranti irregolari provenienti da Paesi con cui non sono siglati accordi di riammissione, spesso non avviene. Il Movimento 5 Stelle si impegnerà, in tutte le sedi preposte, a favorire la stipulazione di accordi bilaterali, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’ Unione europea, con i Paesi terzi, in modo da rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio, in condizioni di sicurezza e dignità e nel rispetto dei diritti fondamentali. Sarà promossa anche la misura del Ritorno Volontario Assistito (RVA)”. Anche questa è una misura che esiste già. L’Europa prevede questo strumento, nella direttiva 2008/115, contenente “norme e procedure comuni per il rimpatrio”.
Per il resto il programma parla di misure per le quali è difficile comprendere bene cosa si vuole fare. Ad esempi, si parla di “tutela dei soggetti vulnerabili , al fine di offrire loro adeguato sostegno e orientamento. Il Movimento 5 Stelle sosterrà ogni intervento diretto a salvaguardare i diritti inviolabili dei soggetti vulnerabili (minori, in particolar modo quelli non accompagnati, gli anziani, le donne, vittime di tortura, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale)…”. Ma molti dei soggetti beneficiari di questi interventi rientrano in categorie completamente diverse. E per alcuni di questi le norme esistono già: ad esempio lo scorso anno con la legge 47/2017 è stata approvata una legge che prevede misure destinate ai MSNA. Se le iniziative previste dal programma volevano essere una modifica di queste leggi, sarebbe stato più utile. Per consentire all’elettore di capire cosa si vuole fare, definire meglio cosa dovrebbe prevedere un eventuale cambiamento alla legge esistente.
Anche le misure presentate da uno dei candidati del M5S in una intervista rilasciata pochi giorni prima del voto non dicono molto di più: “Non può essere l’asilo l’unico modo per arrivare in Italia, proprio perché questo va a complicare la gestione dell’accoglienza. Se oggi spendiamo cinque miliardi per l’accoglienza è proprio perché la gestiamo male. Una delle ragioni è questa: non c’è nessun canale per regolarizzare la propria posizione. Questo rappresenta anche un costo per il sistema di accoglienza” ha detto Giuseppe Brescia, del Movimento 5 Stelle in un’intervista a l’Internazionale.
Secondo Brescia il programma del M5S prevederebbe “ l’apertura di canali umanitari per i richiedenti asilo, come ha fatto Sant’Egidio che è stata una delle poche realtà che ha funzionato rispetto invece alle azioni dei governi. Rispetto agli accordi con la Libia e con la Turchia noi ci siamo espressi in maniera negativa, abbiamo anche presentato in aula delle interrogazioni, perché sapevamo che (questi accordi) non avrebbero portato a nulla, se non a una situazione più complicata e meno dignitosa per il nostro paese”.
Come appare evidente la campagna elettorale appena conclusa si è basata più che su programmi e idee nuove e programmi precisi su attacchi contro gli altri partiti o le azioni del governo: “Minniti firmando questo Memorandum of understanding con la Libia ci ha fatto fare una figuraccia al livello internazionale, però il Partito democratico si vanta di aver bloccato i flussi, perché arrivano meno migranti. Nessuno si preoccupa che invece siano tenuti in questi campi di concentramento”.
Anche per l’Ue non mancano le critiche: “In questo anche l’Europa ha delle responsabilità. Secondo me non ci vuole più Europa, ci vuole un’Europa diversa, che abbia un approccio diverso, soprattutto su questi temi. Questo è emblematico del fallimento dell’Unione europea. L’Europa nasce su dei valori di solidarietà e condivisione delle responsabilità e poi su questo tradisce quei valori. Ci vuole un’Europa diversa, oppure bisognerebbe uscire dall’Unione europea”.
Ma come dovrebbe essere questa Europa diversa i Cinquestelle non l’hanno specificato bene. E del resto, a dire il vero, durante la campagna elettorale appena conclusa, nessun partito o coalizione l’ha detto.