“Rappresentiamo tutto lo stivale e tutta la Nazione”. Un risultato “post-ideologico che riguarda i grandi temi della nazione, non ideologie”. E ancora: “Sentiamo la responsabilità di dare un governo all’Italia e a tutta la comunità internazionale, anche agli investitori”. E infine: “Oggi per noi inizia la Terza Repubblica, e la terza sarà finalmente la Repubblica dei cittadini italiani”. In sei minuti, Luigi Di Maio ha snocciolato in una conferenza stampa con un sorriso a 32 denti i risultati che vedono il Movimento 5 Stelle prima forza politica. E con ampio, enorme distacco, rispetto al secondo, sfiorando il 33% dei consensi. Per questo Di Maio ha rivendicato la responsabilità di dover creare un governo che sia capace di intervenire sui problemi irrisolti. Di rifarsi al Presidente Sergio Mattarella, alla sua “sensibilità”. E di prendere in mano le redini del Paese. Il sorriso di Di Maio è sgargiante perché “i cittadini hanno votato il programma del Movimento 5 Stelle e noi vogliamo realizzare questo programma”, soprattutto su “povertà, tagli agli sprechi, lavoro e immigrazione”.
Ed è sgargiante perché il secondo partito è lontano parecchio, di circa 14-15 punti percentuali. E si tratta del Partito Democratico di Matteo Renzi, crollato in maniera verticale e tallonato persino dalla seconda sorpresa di queste le elezioni, la Lega di Matteo Salvini, co-vincitore della tornata del 4 marzo. Salvini è intervenuto anche lui in conferenza stampa, dove prima ha fatto i complimenti ai 5 Stelle “perché i risultati delle elezioni vanno accettati sempre”, ma poi ha subito sottolineato che è la Lega “a essere il partito cresciuto più di tutti gli altri”. E in effetti, dati alla mano e considerando il 4% del 2013, Salvini ha pienamente ragione. Ha sottolineato i risultati di Bergamo (“circa il 40%), di Macerata (il 21%), ma anche di Reggio Calabria (“il 6%, sono felice di aver passato il mio San Valentino lì”). E poi ha detto: “Io sono uno che rispetta la parola data. Ci siamo presentati con una coalizione e abbiamo il diritto e il dovere di governare con quella. Ho letto tante analisi e proiezioni strane di coalizioni strane. Io prima del voto ho detto che da presidente del Consiglio avrei parlato con tutti, ma la squadra con cui lavorare e ragionare è quello del centrodestra. È la coalizione che ha vinto, è la coalizione che può governare”.
Salvini ha poi proseguito, prima con una frecciatina a Renzi: “La sua arroganza è stata punita”. Poi si è rivolto anche lui a Sergio Mattarella dicendo che “sarà lui a decidere chi sarà più vicino ai numeri per governare”, salvo poi dire che “è il centrodestra ad averli”. Infine un monito a Bruxelles: “Non si preoccupino. I popoli europei con il voto italiano hanno fatto un passo in avanti verso la liberazione da vincoli e gabbie che stanno riportando in Europa fame, precarietà e insicurezza. Il voto ci permette di ricostruire l’Europa fondata sulle donne e sugli uomini”.
In attesa della chiusura dei seggi, insomma, primi botta e risposta a distanza tra i due vincitori senza numeri delle elezioni 2018 in Italia. Due leader che si contendono Palazzo Chigi. Luigi e Matteo. Diversissimi tra loro nei modi e nell’atteggiamento, ma forse un giorno compatibili e a braccetto. Perché per quanto neghino ancora, e lo faranno a lungo, alla fine proprio loro potrebbero finire per governare assieme. Salvo ulteriori sorprese…