Se il 2 novembre 2017, alle 12.32, si digita su Google “Visa Lottery”, tra i primi risultati compaiono alcuni articoli di giornale, che provano a spiegare come ottenere un permesso legale per vivere (e lavorare) negli Stati Uniti. Stabilmente. Cnn, Washington Post, the Hill. La chiamano “lotteria” e rappresenta una piccola parte del sistema migratorio in America. O un sogno, per tanti. Si tratta di uno dei percorsi più veloci per la residenza legale permanente negli Stati Uniti e, spesso, si ottiene prima di due anni.
Dall’attentato di New York, in Lower Manhattan, sono passate 48 ore. Sayfullo Saipov, al momento ritenuto l’unico responsabile dell’attacco terroristico a Tribeca che, il 31 ottobre, ha travolto e ucciso otto persone su una pista ciclabile della West Street, viveva in America legalmente. Dal 2010. Ha 29 anni e viene da Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan e la città più popolosa del Paese. Secondo le prime informazioni, Saipov aveva ottenuto la green card proprio attraverso la “lotteria” ed era arrivato negli Stati Uniti con un volo diretto al JFK, l’aeroporto internazionale di New York. In America avrebbe anche lavorato come autista di Uber e come camionista.

Proprio come Saipov, ad alcuni milioni di persone, la carta verde, è stata assegnata attraverso questo programma. E, a differenza di altri immigrati che ottengono l’ammissione per l’ingresso negli Stati Uniti, i vincitori della “lotteria” non devono avere necessariamente un parente stretto che viva in America. Tecnicamente si chiama Diversity Immigrant Visa, ma più persone conoscono il programma con il nome di “Green card Lottery”. A stabilirla fu la legge sull’immigrazione del 1990 (The Immigration Act) ed è tuttora amministrata dal Dipartimento di Stato.
Mette a disposizione 50.000 visti. Il suo scopo è, da sempre, quello di diversificare, il più possibile, la popolazione immigrata negli Stati Uniti, selezionando i Paesi con bassi tassi di immigrazione nei cinque anni precedenti.
Ogni anno, circa 20 milioni di persone provano a iscriversi al programma. Che non prevede alcun costo di registrazione. Attualmente, l’unico modo sicuro per ottenere il permesso, infatti, è quello di inserire i propri dati sul sito del Dipartimento di Stato americano. E avere, ovviamente, una connessione internet.

I Diversity Visas sono distribuiti tra sei aree geografiche del mondo: Africa, Asia, Europa, Nord America, Oceania, Sud America, America Centrale e Caraibi. Il Dipartimento di Stato determina i selezionati attraverso un’estrazione casuale generata tramite computer. Nessuno Stato, singolarmente, può ricevere più del 7% dei Visti DV disponibili in un anno. E ogni anno, il Dipartimento di Stato pubblica, sul proprio sito, la lista dei Paesi idonei al programma. Per potersi registrare, però, il periodo di tempo è limitato ad alcuni mesi e le iscrizioni avvengono, quasi sempre, in autunno.
Aprendo il sito del Dipartimento di Stato, una serie di passaggi mostra ogni dettaglio. E un video di 25 minuti prova a chiarire i punti più complicati. Screenshot esemplificativi descrivono, con minuzia, tutti i particolari della richiesta. Il programma, per il 2019 (DV-2019 Program), ha aperto le sue registrazioni nel mezzogiorno del 18 ottobre 2017 e le chiuderà, alla stessa ora, il 22 novembre 2017. Tutto ciò che verrà fatto prima o dopo le due date non potrà rientrare nei sorteggi. A disposizione, nel sito, anche le traduzioni in diverse lingue.

Due i requisiti principali. Primo: per partecipare alla “lotteria” è necessario essere nati in uno dei Paesi che rientrano nel programma. Alcune eccezioni, però, possono essere valutate, come il luogo di nascita del coniuge o dei genitori.
Secondo: chi procede con questa richiesta deve possedere requisiti professionali o di formazione, dimostrando di avere un diploma di scuola superiore (o equivalente) oppure di aver portato a compimento 12 anni di scuola. O, in alternativa, due anni di esperienza professionale. Secondo quanto indicato dal Dipartimento di Stato, verranno accettati soltanto i moduli di domanda compilati e presentati elettronicamente dal proprio sito entro le scadenze stabilite. E non saranno ammesse altre domande cartacee presentate oltre le date indicate.

Parte fondamentale del procedimento è la scelta della foto giusta, che deve rispettare gli standard e corrispondere ai criteri richieste dal Governo. Un po’ come accade con il passaporto. Sul sito viene consigliato, inoltre, di non accettare l’aiuto di altre persone durante l’iscrizione. E si legge, infatti: “Si incoraggia la compilazione personale del modulo, senza avvalersi dell’ausilio di un consulente in materia di visti, di un assistente o di un facilitatore che offra il proprio servizio. Se si usufruisce dell’aiuto di un terzo, si raccomanda di essere presente alla compilazione in maniera da poter suggerire le risposte corrette alle domande e da custodire la pagina di conferma e il codice di conferma unico”. Nessuna notifica per i “vincitori” sarà inviata via mail, ma ogni comunicazione ufficiale sarà fatta tramite la sezione di controllo dello status di domanda (Entrant Status Check), disponibile sul sito web di E-DV , dal 1° Maggio 2018 al 30 Settembre 2019.

Il programma ebbe origine con l’Immigration Act del 1965, che eliminò le quote dei Paesi che avevano favorito gli Europei occidentali e li aveva sostituiti con un sistema di immigrazione basato, principalmente, sulla riunificazione familiare. Dopo l’entrata in vigore della legge, in quell’anno, l’immigrazione dall’Asia e dall’America Latina si alzò ma gli arrivi dall’Irlanda, dall’Italia e da altri Paesi europei diminuirono. Negli anni ’80, i congressisti irlandesi guidati da Brian Donnelly, un Democratico di Boston, elaborarono una misura temporanea che passò nel 1986. Questa fornì un percorso alternativo alla carta verde per tutti quei Paesi “colpiti” negativamente dalle riforme del 1965. Inclusa l’Irlanda.
E, nel 1990, Chuck Schumer (attualmente Senatore per lo Stato di New York) fu il principale sostenitore di un disegno di legge che, tra le tante disposizioni sull’immigrazione, avrebbe trasformato il programma temporaneo in qualcosa di permanente. La proposta venne inclusa in un disegno di legge che passò. Esattamente come la “lotteria”.