Dopo le informazioni sulle varie tipologie di visti illustrate in un precedente articolo sulla conferenza tenuta alla Casa Italiana della NYU, continuiamo l’approfondimento sulle modalità per regolamentare la propria permanenza negli Stati Uniti intervistando l’avvocato Nicola Tegoni, specializzato in immigration law, riguardo ai requisiti specifici di alcune categorie, ai rischi in caso di violazione delle condizioni del visto, e ai possibili percorsi per ottenere la tanto ambita carta verde.
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L’avvocato Nicola Tegoni durante il suo intervento alla Casa Italiana della NYU
“Un visto dual intent molto diffuso e particolarmente indicato per professionisti qualificati come architetti, ricercatori, medici o altri, è sicuramente l’H1B. – Dice Nicola Tegoni a La Voce di NY – Requisito fondamentale per ottenere un visto di questa tipologia, oltre ad avere un’azienda americana sponsor, è quello di essere in possesso di un titolo di studio di tipo Bachelor’s, o più elevato”.
Con questi requisiti, l’H1B è quindi un visto particolarmente indicato per tutte quelle professioni che richiedono un determinato tipo di studi, mentre non è accessibile a quei professionisti che, pur eccellendo nel loro campo, non sono in possesso di un titolo di studio universitario. “E’ ad esempio il caso di molti esperti di marketing e di social media, che magari riscuotono dei notevoli successi professionali, ma non hanno un titolo di studio idoneo per richiedere questo tipo di visto” dice l’avvocato Tegoni, che consiglia a queste categorie di lavoratori di fare richiesta per un tipo di visto artistico O, dove è sempre necessario uno sponsor, ma i requisiti richiesti si basano sulla dimostrazione delle abilità professionali, e non vi è l’obbligo di avere conseguito un titolo di studio universitario.
Secondo Nicola Tegoni poi, se si è tra i fortunati possessori di un dual intent visa, e l’azienda è disponibile alla sponsorizzazione, si può procedere con l’application per la green card restando negli Stati Uniti, percorso solitamente abbastanza naturale, specie se si è già al secondo visto.
E nel caso uno sponsor non ci sia?
“Senza un’azienda sponsor, è possibile fare una self petition per la green card in caso di straordinari meriti artistici, scientifici o di business. – dice l’avvocato Tegoni – Ma in questo caso si deve trattare veramente di capacità eccelse, over the top”.
Ma se non si è una superstar di Hollywood, un mago del business, o un genio della medicina moderna? Niente paura, la green card ve la potete sempre comprare.
“Se si ha una notevole disponibilità economica, è possibile ottenere la carta verde investendo negli Stati Uniti un milione di dollari, o cinquecentomila dollari in caso di zona depressa, con l’obbligo di creare almeno dieci posti di lavoro entro i primi due anni.” Spiega l’avvocato.
Se invece non vi avanza neanche un milioncino di dollari da investire, vi resta sempre l’opzione matrimonio con un cittadino americano. Attenzione però che sia un’unione d’amore, perché se vi beccano a sposarvi per finta, rischiate di venire rispediti al mittente direttamente e senza passare dal via.
Infine, se non avete uno sponsor, doti straordinarie, milioni di dollari, o un partner americano da sposare, e non siete neanche un particolare caso umanitario, c’è sempre la green card lottery, dove la bramata carta verde che cambia la vita ve la regalano se siete tra i fortunati estratti.
Ma se neanche vincete la lotteria? Allora la green card dovrà ancora attendere, e dovete accontentarvi del tipo di visto che riuscite ad aggiudicarvi, stando ben attenti a non violarne le limitazioni, o rischiate di ritrovarvi impelagati in uno spiacevole processo di espulsione.
“Se un immigrato era stato inizialmente ammesso negli Stati Uniti con un determinato visto, e viene colto in violazione delle limitazioni del visto, oppure commette un qualche crimine di altra natura, allora viene avviato un processo di espulsione. – Dice Nicola Tegoni – I casi più comuni sono quelli di giovani professionisti o studenti che vengono sorpresi a lavorare violando le condizioni del visto, perché non potrebbero lavorare, oppure perché non rispettano l’ambito lavorativo a cui è ristretto il visto, a volte per disinformazione, a volte per necessità.” E a quanto pare c’è una speciale agenzia, che si chiama ICE, incaricata proprio di controllare eventuali violazioni di status. “Se invece una persona non era stata legalmente ammessa negli Stati Uniti, e c’è il sospetto che voglia entrare nel paese con intento diverso da quello consentito dallo status del visto, è possibile che venga rispedita direttamente indietro dall’aeroporto.” Spiega Nicola Tegoni, e sottolinea che questo succede spesso con l’Esta, autorizzazione di ingresso prettamente turistica.
“L’immigration law è un campo molto vasto e complesso che non va temuto, ma conosciuto.” Dice Nicola Tegoni, che si dichiara affascinato dalla possibilità che questo ambito offre di aiutare le persone, aprendo loro la strada verso l’occasione di realizzare i propri sogni.