La principessa delle favole è bionda e ha gli occhi azzurri. Come la Merkel. E Angela finora si è sentita tale, essendo erede pure di un regno potente. Però i regni di oggi sono formalmente delle democrazie. Anzi, più i loro governanti esercitano il potere assoluto, più parlare di democrazia è come parlare di moda. Anche la democrazia cambia. E sempre in peggio. E’ opulenta ma vestita di stracci. Infatti, dacché il capitale ha sconfitto il comunismo, chi vince prende tutto e chi perde viene annullato. La democrazia è divenuta demagogia, dove chi ha vinto è sempre il nemico di chi ha perso e non propone qualcosa per il bene comune. La democrazia non è confronto dialettico continuo, ma lotta per la sopraffazione attraverso l’offesa, il turpiloquio, la diffamazione, la concorrenza sleale, la truffa – e chi più ne ha, più ne mette – sino all’annientamento dell’avversario.
Fratellanza, uguaglianza, libertà dovrebbero essere i pilastri della democrazia. Ma ci accorgiamo che lo sono solo quando la democrazia collassa. L’uomo fa sempre lo stesso errore: acquisito il potere, si sente un essere superiore, tiranneggia i suoi simili fino a privarli della libertà. Quando poi è un popolo intero a sentirsi tale, il pericolo incombe. La Germania ha pensato di avere in pugno l’Europa e si sta ritrovando con un pugno di mosche. E Angela si sta stracciando le vesti. Va be’ che non ha mai speso molto per quei suoi tailleur confezionati da qualche sartina tedesca, ma la principessa rischia di rimanere nuda prima di diventare regina. E non sarà un bel vedere. Perché il peso fisico e quello politico non vanno di pari passo. E quando si pesa più fisicamente che politicamente è la débâcle.
Il fatto è che la moda è cambiata e la Merkel non riesce più a vestirsi d’Europa. Theresa May non ha intenzione di contribuire al guardaroba teutonico e si sta tagliando addosso una Brexit alla bisogna. Benché noi si abbia il sospetto che pure lei sia una principessa con un guardaroba colmo di stracci, che lei spera di riassortire con sete cinesi e orpelli arabi sino a trasformarlo in una cospicua dote. Per poi presentarsi al cospetto del biondo sovrano americano, al quale però non basterà parlare la stessa lingua per intendersi con gli inglesi. Considerato che non si intende nemmeno con mezza America. Per i motivi di cui tutti sanno.
Dunque abbiamo due brutte zitelle: una in Europa, che sta facendo scappare tutti, una fuori dall’Europa che rincorre tutti.
Se Silvio aveva offerto il suo lettone a Putin senza fargli trovare Angela, il biondo Donald gli ha offerto di distendersi sull’intera Europa ma sono in trattativa chi butterà fuori la biondona. E la walkiria tedesca, che credeva di mettere tutti sotto senza sposarsi con nessuno, sta scendendo a minori pretese e pensando di raffazzonare qualche pretendente europeo. Anche il conte Gentiloni ora le va bene. Ma deve portarle in dote l’Italia, perché i pantaloni li porta lei. Si è guardata allo specchio? Le stanno malissimo e Gentiloni è gentile ma non orbo. Lui dice: “L’austerità e finita, fatti un guardaroba nuovo scegliendo uno dei nostri stilisti italiani”. Lei è disposta a farsi un tailleur tricolore e per rabbonirlo gli dice: “Siamo tutti italiani”, ma non vuole spendere. E allora niente anello di fidanzamento. Gentiloni è rivolato a Roma. Ma, non appena entra nel suo studio, sobbalza: ha davanti Valeria, la rossa scarmigliata ministra dell’Istruzione che si sta facendo un’istruzione fuori tempo massimo e a spese nostre. E’ appena tornata da una visita ad Auschwitz e gli spiega trionfante che i trasferimenti degli insegnanti non sono deportazioni. Ma come può fare simili paragoni? Almeno Angela è istruita – pensa avvilito. Dopo poco irrompe Rosy, l’inquisitrice laica dello Stato italiano che vuole cacciare gli stregoni del Grande Oriente dal Paese, tra i quali ci sono professionisti integerrimi. E cacciare queste streghe? In confronto la Merkel è una fata.