A completamento del mio articolo apparso su La Voce giovedì, riporto un brano del resoconto stenografico ufficiale del discorso di Renzi tenuto durante la seduta del Senato del 20 gennaio di quest’anno. Non si tratta dunque di una frase buttata lì durante un’intervista; si tratta di un discorso pensato e preparato per un’occasione solenne, ossia la votazione con cui il Senato doveva decidere se approvare i cambiamenti alla Costituzione e la propria stessa trasformazione in un organo non eletto dai cittadini — ciò a cui il popolo italiano ha detto no domenica scorsa. Leggete queste poche righe. Chi essendone a conoscenza continua a dare credito a Renzi (inclusi i senatori che glielo ascoltarono declamare), per me è immorale e inaffidabile quanto lui.
Chi ci accusa oggi di plebiscito è lo stesso che ieri ci accusava di autoreferenzialità… Ma ci deve essere una presa di responsabilità totale e globale. Ho personalmente affermato davanti alla stampa, e lo ribadisco qui davanti alle senatrici e ai senatori, che nel caso in cui perdessi il referendum, considererei conclusa la mia esperienza politica.
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L’ho fatto perché credo profondamente in un valore: la dignità del proprio impegno nella cosa pubblica.
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Ma il punto chiave di questa discussione oggi non è la personalizzazione esasperata, non è il tentativo di trasformare un referendum in un plebiscito; è recuperare quel filo di credibilità della persona e dell’impegno pubblico. Com’è possibile immaginare, dopo una cavalcata così emozionante e straordinaria, unica in settant’anni, di poter andare ad un referendum su quella che è la madre di tutte le riforme e di non trarne le eventuali conseguenze, qualora non vi fosse un voto positivo? Com’è possibile non prendere atto che è terminata la stagione dell’impegno politico fatto a prescindere dal consenso dei cittadini?
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Io prendo qui l’impegno esplicito: in caso di sconfitta ne trarremo le conseguenze.
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Ma dico anche che, proprio per questo motivo, sarà affascinante vedere le stesse facce gaudenti di adesso il giorno dopo il referendum, quando i cittadini, con la riforma, avranno dimostrato da che parte sta l’Italia… Questa è l’Italia che sta ripartendo. Nei momenti chiave del mio impegno politico, come questo, mi capita di ripensare alla mia formazione educativa, legata allo scoutismo. Con un’espressione programmatica, che molti conoscono anche in quest’Aula per esperienza personale, il mondo scout dice: “Pongo il mio onore nel meritare fiducia“.