Tra poche ore speriamo di non sentir più ripetere il nome di Donald Trump, che ormai ci fa venire il volta stomaco solo a sentirlo pronunciare accostato alla possibilità di essere il nuovo inquilino della Casa Bianca.
Tra poche ore, speriamo che Hillary Clinton sia eletta la prima donna presidente degli Stati Uniti d’America e il pericolo di Trump che “Make America Great (leggi Bad) Again” sia scampato per sempre. Se ciò non dovesse accadere, cari lettori ovunque voi siate nel mondo, allora tenetevi forte, perché la nazione più potente, capace di disintegrare la vita nel pianeta Terra in pochi minuti, dipenderà dagli umori di un neo-fascista. Nel senso di un uomo caratterialmente autoritario e illiberale, che per esempio ha già detto di voler limitare (leggi annullare) le salvaguardie del Primo Emendamento, il più grande pilastro della Costituzione americana, quel Bill of Rights che ci protegge mentre scriviamo queste righe proprio dai fascisti come Trump.
Ma non disperate: prevediamo che Hillary Clinton sarà la nuova presidente, e con ben più dei 270 “electoral votes” nella conta espressa dagli Stati che servono per essere eletti alla Presidenza degli Stati Uniti.
Trump aveva del resto già perso da alcune settimane e se è riapparso nello sprint finale, lo si deve a un clamorosa entrata a gamba tesa nella corsa elettorale del direttore dell’FBI James Comey. Proprio domenica l’FBI ha fatto sapere che le nuove email “trovate” sul computer di Anthony Weiner, ex congressman e ormai ex marito della più fidata assistente di Hillary, Huma Abedin, non porterà alcuna novità sostanziale all’indagine quindi richiusa. Ma il danno era già fatto, la campagna elettorale combattuta con altri mezzi – in Italia ne sanno qualcosa – aveva ormai raggiunto il suo scopo. Per fortuna, l’aiuto del repubblicano direttore dell’FBI non basterà a Trump, ormai destinato a perdere anche grazie alla sua stupidità in politica. Pensava di vincere la Casa Bianca chiamando “violentatori” i messicani? Non si può più vincere la presidenza degli Stati Uniti avendo il quasi totale voto latino contro. Bye bye Trump, ti sei affossato da solo.
Chi ci segue sa che non siamo mai stati entusiasti di Hillary Clinton. La democrazia dinastica non ci piace. Non ci piaceva ai tempi di George W. Bush, non ci piaceva ai tempi della prima candidatura di Hillary nel 2008, non ci piace adesso. Ma rispetto al pericolo Trump, Clinton ci appare Santa Hillary che ci salva dal satana Donald.
La prima donna candidata a guidare il ticket di uno dei due grandi partiti americani per la presidenza, è stata molto fortunata ad aver difronte il misogino Trump. Con qualunque altro repubblicano (tranne forse il governatore del New Jersey Chris Christie) Hillary avrebbe probabilmente perso. Come a sua volta è stato molto fortunato Trump a ritrovarsi di fronte per lo sprint finale Hillary. Senza di lei, non sarebbe mai arrivato al 7 novembre ad avere il 15% di possibilità di vincere martedì sera la Casa Bianca. Probabilità, che per lui ci sembrano veramente enormi.
Michigan, New Hampshire, Pennsylvania, Ohio, North Carolina, Florida…. Guardate questi stati martedì sera. Se tutti andranno a Trump, avremmo un fascista per presidente? Non accadrà, il tycoon sarà schiacciato.
Nessun mezzo di comunicazione trasmette alle grandi masse le storture della società moderna meglio del cinema. Uno dei migliori film della storia del cinema, “Citizen Kane” di Orson Wells, parlava già 75 anni fa dei rischi del tycoon che vuole conquistare il potere politico.
In una bella intervista di qualche anno fa con il regista Paolo Sorrentino, che allora presentava “Il Divo” a New York, discussi del potere. Il futuro premio Oscar, mi disse che il suo film, più che Giulio Andreotti, esplorava l’uomo alle prese col potere e di come il potere corrompa chi gli si avvicini. Insomma anche Andreotti non era nato belzebù, ma con la frequentazione e la responsabilità del potere ecco che gli spuntarono le corna malefiche…
Allora Obama era stato appena eletto alla Casa Bianca e mi venne spontaneo chiedere a Sorrentino se anche a Barack sarebbero spuntate le corna… Il regista napoletano sorrise sornione e ci fece capire che per lui il potere corrompe tutto e tutti. Con una differenza: che almeno alcuni leader “fanno il male per cercar di far il bene…”
Ricordo questo episodio perché il vero vantaggio che Trump ha avuto nei confronti di Hillary Clinton in questa dannata campagna elettorale, è che la ex First Lady nelle stanze del potere con posti di grande responsabilità (Senatore dello Stato di New York prima e Segretario di Stato poi) vi è entrata e uscita da quasi venti anni. Se poi si contano anche quelli da First lady, come “consigliera in chief” del presidente… Hillary Clinton alla Casa Bianca sarà come tanti leader prima di lei, un po’ come “il Divo” di Sorrentino, “sporcata” dal potere e che tenterà di “fare il bene facendo anche il male…” proprio come ripeteva il magnifico Toni Servillo nella parte di Andreotti nel film.
Ma ora, cari lettori, chiudete gli occhi e immaginate Donald Trump alla Casa Bianca. Immaginatelo quando deve prendere decisioni dove “si deve far il male per fare il bene…”. Ecco, dalle esperienze di costruttore senza scrupoli, di quello che riesce bene a non pagare le tasse e non pagare i debiti vantandosene, e che lui le donne le acchiappa sempre da lì perché lui può… Ecco immaginatelo al potere come ne parlava Sorrentino…
Almeno Hillary la conosciamo già e chissà quanto ha digerito per restare vicina al potere. Ma come direbbero nella mia isola, mai in questa scelta elettorale americana fu “megghiu u’ tintu canusciutu ca u bonu a’ canusciri” (meglio il cattivo che conosciamo che il buono ancora da conoscere). In questo caso, poi, il buono da conoscere non esisterebbe proprio, Trump arriva “tintu” prima di entrare nelle stanze del potere.
Allora cari lettori, chi scrive queste righe da New York, l’8 novembre vota per Hillary Clinton senza entusiasmo ma anche senza alcun dubbio. Quando vedrà poi alle nove di sera, i risultati che finalmente scacceranno l’incubo per lo scampato pericolo, si rimetterà a tifare per il senatore del Vermont Bernie Sanders. E speriamo infatti che il Congresso porti buone notizie, sarebbe un lietissimo fine per questa orrenda campagna elettorale.
Già, il Congresso, che dovrebbe essere il vero guardiano di chi fa il male per far il bene…